Glasgow 2023, un Mondiale che profuma di Olimpiade

di Paolo Broggi

Non era mai accaduto, ma si ripeterà ogni quattro anni. Il ciclismo radunerà tutta la sua famiglia, escluso il solo ciclocross per evidenti questioni climatiche, per celebrare quella che è a tutti gli effetti una vera e propria Olimpiade delle due ruo­te.
Dal 3 al 13 agosto, Glasgow e l’intera Scozia accoglieranno migliaia di atleti che si contenderanno gli oltre 200 titoli mondiali in palio.
Come detto, non mancherà nessuno: accanto ai professioniti più noti delle corse su strada, ci saranno infatti i campioni della pista, quelli della mountain bike, i funamboli del BMX e del Downhill, gli specialisti del ciclismo artistico e del ciclopalla, i regolaristi del Trials, i campioni delle specialità del ciclismo paralimpico su strada e in pista e anche gli amatori che si misureranno nelle granfondo iridate.
Undici giorni di sfide appassionanti, di gare da seguire col fiato sospeso, di imprese da raccontare e di emozioni da vivere e da condividere. Undici giorni con un calendario fitto di eventi, con medaglie che pioveranno a grappoli, nuovi record che verranno stabiliti, grida di gioia e lacrime di delusioni e ancora inni che risuoneranno nel cielo, speriamo clemente, di Scozia. Un evento nuovo, un campionato mondiale speciale: come tutte le novità, sarà da testare, da valutare, anche da criticare se necessario e da correggere in vista della seconda edizione che si svolgerà in Francia, e precisamente in Alta Sa­voia, dall’11 al 26 settembre 2027.
Un evento nuovo, questa Olimpiade delle due ruote, che ha costretto federazioni e atleti a modificare programmi e abitudini. L’esempio più facile da fa­re per noi, riguarda la strada: negli ultimi anni ci siamo abituati a celebrare il mondiale dei professionisti l’ultima do­menica di settembre, preceduto da una settimana nella quale si assegnavano i titoli giovanili e femminili.
Bene, l’anticipo di 50 giorni sulla data tradizionale è davvero notevole e offre ai corridori usciti dal Tour de France un’occasione d’oro per sfruttare la condizione maturata sulle strade di Fran­cia. Non solo, sempre restando alla strada, è stato ribaltato completamente anche il tradizionale schema che prevedeva prima la disputa delle crono e poi le corse in linea per finire come detto con la gara dei professionisti.
Invece a Glasgow si partirà il 5 agosto con le crono di ragazze e ragazzi juniores, poi il 6 ci sarà subito la gara più attesa, quella in linea dei prof. Gli stessi prof si misureranno l’11 agosto nella prova a cronometro mentre la grande conclusione sarà domenica 13 con la prova in linea femminile.
Lo spostamento del mondiale ha co­stretto qualche gara a correggere la propria collocazione in calendario, il Giro di Polonia su tutte, mentre alcuni corridori hanno dovuto fare scelte importanti a comiciare da quella di essere presenti o meno: molti hanno rivisto il loro calendario e c’è chi, come Van der Poel e Sagan, farà addirittura il bis, prima la strada e poi la mountain bike.
Il percorso della prova in linea maschile non è durissimo ma esigente: misura 277,3 km e proporrà 3.167 metri di di­slivello.
«Si partirà da Edimburgo per affrontare un tratto in linea di 130 chilometri  - spiega il ct della nazionale azzurra Da­niele Bennati - che prevede la salita al vulcano inattivo Arthur’s Seat. Ma il nervosismo inizierà quando arriveremo a Glasgow per affrontare dieci volte un circuito di 14 chilometri pieni di curve e di piccoli strappi che costringono a rilanciare continuamente la bicicletta. Per questo sarà importante correre sempre davanti, soprattutto in caso di maltempo: serviranno nervi saldi e grandissima concentrazione per una prova che alla fine porterà allo sfinimento i corridori».
Le donne invece partiranno da Loch Lomond, a 62 chilometri da Glasgow, prima di entrare anche loro sul circuito che affronteranno sei volte per un totale di 157,4 km e 1.930 metri di dislivello. Stesso percorso per gli uomini Un­der 23 che però affronteranno 7 volte il percorso cittadino arrivando a compiere 171,8 km con 2.123 metri di dislivello. Gli juniores infine si sfideranno soltanto sul circuito di Glasgow nove giri per i maschi (129,6 km) e cinque per le ragazze (72 km). Le cronometro si disputeranno invece con partenza e arrivo a Stirling e i prof si sfideranno sulla distanza di 47,8 km di un percorso che presenta quattro brevi sa­lite eun finale all’insù.
SEDI. Le prove di BMX Freestyle Flatland e Freestyle Park si svolgernanno al Kelvingrove Park di Glasgow che accoglierà anche le gare di Trials, mentre quelle di BMX Racing andranno in scena al Glasgow BMC Center. Sarà l’Emirates Arena di Glasgow ad ospitare le prove di Indoor Cycling mentre le pro­ve su pista si correranno al Sir Chris Hoy Velodrome. Dumfries, Gal­loway e Glasgow saranno il teatro delle prove su strada di paraciclismo, la Glentress Forest nella Tweed Valley ospiterà il cross country e la marathon oltre che le prove di E-Mtb, mentre gli assi del downhill saranno in scena sulla Nevis Range di Fort Williams. Perth­shi­re, Dundee e Angus accoglieranno le prove di granfondo.

SPERANZE. Le frecce più importanti all’arco della Nazionale Italiana per andare a caccia di titoli e di medaglie sono quelle ben conosciute: Filippo Ganna per la crono su strada, il blocco al completo della nazionale dell’endurance in pista e quello del ciclismo pa­ralimpico.
Grande attesa c’è proprio per la pista perché, oltre ai titoli, in palio a Gla­sgow ci saranno anche punti importantissimi per conquistare il diritto di partecipare ai Giochi Olimpici di Parigi 2024: i regolamenti sono complessi e articolati, diverse specialità concorrono a garantire punti ed è quindi importante che tutta la squadra riesca a fornire un risultato eccellente.
Certo, come dicevamo prima, la collocazione nel calendario non è ideale per i nostri specialisti uomini e donne, tutti impegnati con le loro formazioni di ap­partenenza anche nella stagione su strada.
Questo si traduce in tempi estremanente ridotti a disposizione del ct Marco Villa per effettuare lavori di squadra, in scarse occasioni di allenarsi con continuità in velodromo, con l’obbligo di concludere una gara dura come il Tour de France - è il caso delle don­ne - e volare direttamente a Glasgow per salire sulla bicicletta da pista, cambiando ritmo e velocità.
«Questo nuovo appuntamento ha un indubbio fascino ma dal punto di vista tecnico non mi piace - confessa il ct az­zurro Daniele Bennati - perché va a pe­nalizzare i corridori che hanno scelto la multidisciplinarietà. Invece che esaltarne gli sforzi, li si costringe a fare delle scelte inevitabili, che finiscono con il compromettere i risultati in una specialità quando non addirittura a rinunciare all’appuntamento».

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