di Carlo Malvestio
Archiviati i Giochi Olimpici senza troppi sorrisi per quanto riguarda le prove su strada, l’Italia ciclistica torna protagonista e si appresta a vivere un mese di fuoco che potrebbe farle dimenticare la delusione a cinque cerchi. Prima gli Europei in Trentino (8-12 settembre), poi il Mondiale di Leuven (18-26 settembre), con protagonisti diversi visto ch, se a Tokyo sono stati chiamati perlopiù gli scalatori, stavolta toccherà agli uomini veloci e ai cacciatori di classiche farsi valere. Tra questi c’è Giacomo Nizzolo, che a Trento metterà in palio la sua maglia di campione europeo conquistata a Plouay l’anno passato. Il brianzolo è reduce da una stagione molto solida, con vittorie alla Clasica de Almeria, al Circuit de Getxo e soprattutto a Verona, nella 13esima tappa del Giro d’Italia, alle quali si sommano numerosi piazzamenti, anche in gare di primissimo piano. Ora però arrivano degli appuntamenti che potrebbero trasformare la stagione da ottima a memorabile. L’atleta della Qhubeka NextHash ha già dimostrato in passato di potersi esaltare quando veste d’azzurro e, salvo imprevisti, sembra essere uno dei pochi ad avere già la certezza della doppia convocazione.
Giacomo, sono cominciati gli ultimi sforzi stagionali: le energie ci sono ancora?
«Io trovo più semplice prepararsi per gli appuntamenti di stagione inoltrata piuttosto che quelli di inizio anno, quando si arriva dal carico di lavoro invernale e ci sono molte più incognite. Ora invece parto da una base già molto solida, visto che ho 60 giorni di corsa sulle gambe, ed è più una questione di gestione delle energie e di rifinitura».
Il primo cerchio rosso è sui Campionati Europei in Trentino, che gara ti aspetti?
«Ho già fatto la ricognizione sul tracciato, sarà una corsa molto esplosiva, che facilmente potrebbe sfuggire al controllo delle squadre. E la chiave sarà proprio lì, interpretarla tatticamente. Inoltre, è un percorso tecnico e anche per questo mi aspetto agguati da lontano. Temo possa essere una gara pazza».
E quel Monte Bondone in apertura…
«Il punto di domanda è proprio quello. Perché se dovesse essere affrontato forte, l’intero scenario della gara potrebbe cambiare. Essendo il tracciato non troppo lungo, poi, mi aspetto che qualcuno abbia voglia di provare a fare selezione già da lì».
Anche quest’anno l’Italia dovrebbe avere uomini veloci in abbondanza: come vi gestirete?
«Non si può nascondere che ognuno ha le sue ambizioni, però poi bisogna essere onesti fra di noi e capire chi sta realmente meglio. L’anno scorso a Plouay lo abbiamo fatto perfettamente e sono sicuro che anche a Trento sapremo farlo. Per quanto riguarda l’Europeo ci sono più incognite riguardo i convocati, ma sono abbastanza sicuro che ci saranno tanti corridori in grado di dire la loro e interpretare al meglio tutti i possibili scenari tattici».
Una buona prestazione a Trento potrebbe garantirti la convocazione diretta per il Mondiale di Leuven?
«Non lo so sinceramente, spero che la mia presenza al Mondiale non dipenda dal risultato dell’Europeo, perché credo che in Trentino possa venire fuori una gara molto particolare e a Leuven gli scenari saranno estremamente diversi. Io sto preparando entrambi gli appuntamenti, con un occhio di riguardo al Mondiale, ma credo che alla fine vivremo due gare tatticamente differenti, e non è detto che se si va forte in una si riesca ad essere performanti anche nell’altra».
In Belgio ci sarà più spazio per i tatticismi?
«Esatto, credo che al Mondiale ci sarà molto più controllo, perché diverse formazioni vorranno provare a tenere la gara chiusa. Lo spazio per attaccare da lontano c’è, perché ci sono due circuiti con diversi strappi anche in pavé, ma sarà soprattutto il finale a risultare decisivo».
E Nizzolo con quali ambizioni arriverà?
«Voglio far bene, mi sto preparando per essere al top. Come d’abitudine queste corse sono molto tecniche e la squadra conterà molto, in quanto bisognerà tenere la testa del gruppo senza mai distrarsi e mantenersi il più possibile compatti. Quest’anno in terra fiamminga non sono andato male, ho chiuso secondo la Gand-Wevelgem, quarto la Brugge-DePanne e ottavo la Scheldeprijs. Conosco queste gare e mi piacerebbe provare a raccogliere qualcosa di importante».
Europeo e Mondiale rappresentano anche gli ultimi impegni da CT di Davide Cassani. Cosa ti ha lasciato in questi 8 anni?
«I primi ricordi con lui sono il quinto posto ai Giochi Europei di Baku e il quinto al mondiale di Doha. Le soddisfazioni sono state molte, ho vinto il Campionato Italiano sotto la sua supervisione, poi in maglia azzurra anche la Coppa Bernocchi e il Gran Piemonte e naturalmente, dopo un biennio difficile in cui mi ha comunque aspettato, il Campionato Europeo a Plouay. Ha fatto sicuramente un buon lavoro e son sicuro che saprà farsi valere anche nel suo nuovo ruolo».
Tre vittorie stagionali fino ad ora in questo 2021. Il bottino ti soddisfa?
«Mi soddisfa, perché oltre alle vittorie ci sono state alcune prestazioni importanti in Belgio, con tanti piazzamenti prestigiosi come alla Gand. Sono quasi sempre stato nel vivo della corsa e questa è una cosa molto importante, anche se poi vincere ha chiaramente un altro sapore».
A distanza di mesi, il successo al Giro d’Italia ti ha dato maggiore tranquillità?
«Ho sempre detto che la mia speranza era non essere valutato per una vittoria o meno al Giro d’Italia. Lo penso ancora e infatti come corridore non mi sento cambiato. Certo, ha fatto piacere, perché ho sfatato un tabù che cominciava a non essere molto simpatico, ma in termini di convinzione mentale posso assicurare che non è cambiato assolutamente nulla».
Fabio Aru, tuo compagno di squadra, ha annunciato il ritiro. Lo hai sentito?
«Ho sentito Fabio, gli ho augurato il meglio per il suo nuovo capitolo di vita e mi ha ringraziato. Credo che se questa è la decisione che più lo rende felice ha fatto benissimo».
Ti sorprende vedere un tuo coetaneo appendere la bici al chiodo?
«Non mi sorprende, il ciclismo è anche questo e ci sono tantissimi fattori che determinano la scelta di una persona. Come detto, la cosa importante è che ognuno segua ciò che lo fa stare bene e Fabio lo ha fatto. Gli auguro veramente il meglio».
È periodo di ciclomercato, ti stressa correre con il contratto in scadenza e con tante voci attorno al tuo nome?
«No, fa parte del nostro lavoro e, almeno personalmente, non ho mai sofferto il dover correre col contratto in scadenza. Nel professionismo, in fin dei conti, è una cosa abbastanza usuale».
A proposito, qualche novità?
«Vi chiedo di avere pazienza qualche giorno, poi scoprirete tutto...».