Sagan, mito ciclamino

di Francesca Monzone

Sempre pronto alla battuta e con lo sguardo furbo di chi sa come sorprendere gli avversari, Peter Sagan a Mi­lano ha sfilato con la ma­glia ciclamino, quella destinata al dominatore della classifica a punti. Il tre volte campione del mondo, ha mantenuto la promessa fatta alla vigilia del Giro d’Italia, quando ai giornalisti disse: «A me piace l’Italia, si corre bene qui. Lo scorso anno ho vinto una tappa, ma quest’anno voglio migliorarmi».
A cosa fossero riferite quelle parole lo abbiamo scoperto solo a Foligno, quan­do il campione slovacco ha vinto la sua tappa superando il colombiano Gaviria e il nostro Davide Cimolai. In quella decima frazione, partita da L’Aquila e destinata ai velocisti di resistenza, Peter Sagan ha indossato proprio la maglia ciclamino, con il desiderio di conservarla fino a Milano. Il campione della Bora Hansgrohe quest’anno è arrivato al via deterimato e, nonostante il Covid-19 contratto in Spagna a gennaio insieme al fratello Juraj, si sentiva fiducioso e convinto di poter centrare l’obiettivo.
«Questo Giro d’Italia per me sarà il secondo consecutivo e non possiamo fare paragoni con lo scorso anno. Ci siamo preparati in un modo più normale perché questa è una stagione più normale, ma non vuol dire che sarò più rilassato».
Sagan è un campione vero, non solo perché in carriera ha vinto tantissimo, ma perché le corse le onora e le rispetta tutte.
Quando conquistò la tappa a Foligno, era felice e alla domanda sullo strano ritiro di Caleb Ewan avvenuto due giorni prima in corsa, ridendo disse: «Non chiedete a me perché Ewan si è ritirato. Ho saputo che ha sbattuto un gi­noc­chio in hotel. Mi viene da ridere per­ché è un modo molto strano di farsi male, ma chiedete a lui...».
Sagan è il corridore che sa dare spettacolo in corsa, va veloce nei finali e scherza con il pubblico impennando con la bici come Valentino Rossi, di cui è un grande ammiratore. Scherza si diverte e cerca di sdrammatizzare po­stando sui social anche immagini divertenti di se stesso. Come accadde durante una Tirreno-Adria­tico, quando mise in rete una sua foto mentre era intento a de­pilarsi le gambe nella doccia. An­che nei momenti im­portanti della sua vita, Sagan ha cercato il momento di­vertente. Il giorno del suo matrimonio con Katarina Smolkova nel 2015 si di­vertì a intrattenere gli ospiti con un bal­letto tratto dal celebre musical Grea­se, dove lui interpretava John Tra­volta e lei Oli­via Newton John. Due anni più tardi da quell’unione è nato Marlon e Sagan disse che la paternità lo aveva cambiato in meglio, considerando quell’evento il più bello della sua vita. Il campione slovacco, che nel frattempo si è separato, ha mantenuto un ottimo rapporto con l’ex moglie Ka­tarina, perché insieme vogliono essere due bravi genitori per il figlio.
Sagan, come abbiamo detto, ha vinto tanto nella sua carriera, nel suo palmares ci sono 117 vittorie, conquistate sia nelle corse di un giorno che nelle tappe dei grandi giri. Ma anche se è un super campione, come tutti gli umani lo slovacco ha attraversato momenti in cui le vittorie non arrivavano e proprio alla corsa rosa deve il suo ritorno al successo. Lo scorso anno, infatti, fu Tor­to­reto a interrompere un digiuno lungo 461 giorni, ovvero dalla tappa conquistata al Tour de France nel 2019. Poi nuovamente uno stop e dopo altri 165 giorni dal suo successo alla corsa rosa è arrivata la vittoria in Spagna, nella sesta tappa alla Volta a Catalunya. Il 2021 gli porta ancora un successo al Romandia e a quel punto Sagan sa di essere pronto per affrontare il suo se­condo Giro d’Italia da protagonista.
Sin da Novara, prima tappa in linea della corsa rosa, ha iniziato a cercare la vittoria, facendosi trovare sempre da­vanti e pronto a sprintare. Nella seconda tappa arriva quinto quando Merlier si impone su Nizzolo e Viviani. Nella terza tap­pa fa ancora meglio e a Canale, do­po 190 chilometri, finisce terzo alle spalle di Taco Van der Hoorn e Davide Cimo­lai. Ci riprova ancora a Cattolica, una tappa perfetta per lui, ma deve accontentarsi del quarto po­sto: questa volta la vittoria va all’australiano Ewan che si impone su Niz­zolo e Vi­viani. Il successo arriva alla decima tappa: è il 17 maggio e a Fo­li­gno Sagan torna sul gradino più alto del podio nella corsa rosa.
«Mi piace vincere in Italia e in tappe come questa. È bello arrivare primi nelle frazioni in cui i velocisti devono faticare un po’. Quelle con i percorsi un po’ misti si adattano di più alle mie caratteristiche».
Lo slovacco sa perfettamente che le vittorie non arrivano facilmente come prima, quando era talmente esplosivo che nessuno riusciva a stare alla sua ruota. Non pensa alle vittorie o alle sconfitte degli altri e si limita a fare delle riflessioni su stesso.
«Non può vincere sempre lo stesso corridore, sarebbe monotono. Ma bi­sogna anche considerare che ogni cor­sa ha il proprio vincitore, quello che sta meglio ed è più forte in quel mo­mento».
Il corridore della Bora-Hansgrohe prende anche le difese di Elia Viviani, che nella corsa rosa non è riuscito ad ottenere quello che voleva.
«Lo vedete, Elia è sempre lì davanti a cercare la vittoria e ha ottenuto dei buoni risultati. Per vincere non bastano solo gambe, ci vuole anche un pizzico di fortuna. Anche io sono rimasto bloccato, sono rimasto indietro perché c’era qualcuno più forte di me».
Dopo il successo in Umbria, Sagan non si è arreso e ha continuato a cercare un’altra vittoria e un altro podio arriva così il 21 maggio a Verona, dove Gia­como Nizzolo ha tagliato per primo il traguardo.
«Sono soddisfatto di quello che ho fat­to. Ma il Giro non è finito, sono più tranquillo, ma starei meglio se avessi un vantaggio di 100 punti sui miei avversari e questa maglia si vince solo a Milano».
Peter Sagan va avanti, onora la corsa perché ha una maglia importante da difendere, quella ciclamino della classifica a punti. Lui che ha portato a Parigi per sette volte la maglia verde, ci tiene a non commettere errori in Italia, perché quella classifica per lui è importante e ama il nostro Paese. Quando stanno per iniziare le salite dell’ultima settimana arriva anche il ritiro di Nizzolo, ma Sagan va dritto per la sua strada e af­fronta a testa alta tutte le difficili salite delle Alpi. Un inferno per lui, che per natura sa andare veloce quando la strada non è così dura. Sagan non solo resiste in salita, ma riesce anche a mantenere un ritardo contenuto. Sui traguardi arriva sempre sorridente, sa­luta il suo pubblico e regala borracce ai bambini, con la convinzione che il ciclismo si inizia ad amare proprio da piccoli, quando sul ciglio della strada vedi passare i corridori.
La sua missione si è compiuta a Mi­lano con la conquista di quella maglia ciclamino che uno dei simboli della corsa italiana. Lo slovacco a fine anno chiuderà la sua avventura con la Bora Hansgrohe, squadra dove ha iniziato a correre nel 2017. Come tanti corridori importanti lo slovacco si è formato in Italia, quando nel 2010 entrò a far par­te della Liquigas Doi­mo, dove incontrò tra gli altri Daniel Oss, uno dei suoi più grandi amici e che lo ha raggiunto nella Bora nel 2018. C’era una proposta per portare il campione slovacco alla corte di Lefe­vere nella Deceu­ninck-Quick Step ma qualcosa tra i due non ha funzionato e proprio il numero uno del team belga ha fatto sapere che per Sagan non ci sarà un futuro nella sua squadra. A questo punto sembra che una trattativa sia stata aperta con la Total Direct Energie, ma anche altre squadre, come la Israel Strat Up Na­tion, stanno corteggiando il campione. Ogni dubbio sarà sciolto in agosto quando si aprirà la campagna acquisti ma una cosa è certa: quale che sia la sua maglia, Peter Sagan continuerà a divertirci.

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