SICILIA, ALLARME STRADE PER IL GIRO D'ITALIA

PROFESSIONISTI | 13/04/2017 | 11:04
Strade pericolose, qualche volta abbandonate, buche e viabilità non proprio sicura. Quello che hanno “notato” gli organizzatori del Giro d’Italia, che sbarcherà in Sicilia per due tappe il prossimo 9 e 10 maggio, è una realtà che chi tra quelle strade ci viaggia ogni giorno, conosce bene. Anche troppo. Ovviamente questo caso fa più rumore, visto che si tratta del percorso che coinvolge il giro del Centenario, ma le polemiche sono all’ordine del giorno.

Sotto la lente d’ingrandimento sono finite le strade delle tappe Cefalù-Etna e Pedara-Messina. Percorsi che non sono stati ritenuti sicuri come verificato dagli organizzatori nel corso dei sopralluoghi lungo i tragitti. Non solo: i comuni di Santa Maria di Licodia e Nicolosi che dovrebbero effettuare le opere non hanno le risorse per farlo. Per scongiurare l'annullamento delle due tappe, il governo Crocetta, in assenza del bilancio, ha deciso di intervenire recuperando i fondi necessari, pari a 500mila euro, dal Patto per la Sicilia.


I problemi sono tanti. A partire da quello, ad esempio, che le cosiddette “provinciali” sono gestite, in linea teorica, dalle Province. Che in Sicilia non ci sono più. Ci sono i Liberi consorzi, ma le competenze, diciamo così, sono un po’ confuse.

IL "PROBLEMA PROVINCE" - La Cgil Palermo, qualche mese fa, ha messo nero su bianco dei numeri che fanno riflettere: solo nel Palermitano sono 19 le provinciali “interrotte”, ventuno strade in tutto, strade statali abbandonate a loro stesse dalla Provincia. O ex Provincia. Un “equivoco”, quello della competenza, su cui si è soffermato più volte Angelo Pizzuto, presidente Aci Palermo, che aveva parlato nelle settimane scorse al Giornale di Sicilia della situazione, non certo tranquillizzante, delle strade nelle Madonie, segnalando i pochi fondi a disposizione. “Non c’è mai stata una programmazione di interventi nelle strade provinciale. Per capire: sono stati messi in bilancio 600.000 euro dall’ex Provincia di Palermo per interventi in 2200 chilometri di strade. Praticamente nulla. In più, l’equivoco ex provincia – Liberi consorzi ha sicuramente portato ulteriore confusione”.

LE STRADE ABBANDONATE
- Sono tante e tutte storiche. Tra quelle più famose, sulla statale 113 c'è il tratto fra Gioiosa Marea e Gliaca. Nel Palermitano la statale 120 da Cerda a Caltavuturo,  la 117 bis, la Centrale sicula, sette chilometri fra Enna e Mulinello. La 119, la Trapanese, interrotta per due chilometri vicino Gibellina. La  statale 191, fra Barrafranca e Mazzarino, e la 290, con un tratto fantasma di 27 chilometri tra Alimena sino a Calascibetta.

LE CAUSE DEL CEDIMENTO DELLE STRADE - Il nemico numero uno delle strade non è il traffico, il flusso della auto, ma la regimentazione delle acque. Quando le acque ristagnano sulla strada, e non hanno possibilità di uno sfogo laterale, l’acqua crea fratture nel manto stradale, frane e smottamenti. In Sicilia, nella stragrande maggioranza dei casi, i canali laterali delle strade e le caditoie non hanno manutenzione da anni. Prima c’erano i cantonieri della provincia, ora non ci sono più, perché hanno tagliato i fondi, il personale e così via. L’acqua dunque rimane sulla strada, non avendo sfogo, e “frattura” il cemento. Quindi i problemi che si vedono in molte strade, soprattutto lateralmente, sono dovuti a questo.

GLI INVESTIMENTI SULLE STRADE SECONDARIE - Eppure gli investimenti ci sono, e non sono nemmeno pochi. Nel 2017 arriveranno 235 milioni di euro per la viabilità “secondaria”, per quelle provinciali che sono in realtà il cuore pulsante della viabilità dell’Isola e non solo. Novantotto milioni arriveranno dall’accordo di programma per le province con l’Anas, un accordo che sarà firmato a breve.

A parte i 98 milioni sempre entro quest’anno, arriveranno altri 137 milioni per le strade provinciale provenienti dal Patto per il Sud. La Regione ha già scritto alle ex Province siciliane per adeguare i loro progetti, perché per accedere ai fondi tutte le opere devono essere, secondo le “regole” stabilite da Roma, tutte cantierabili, cosa non del tutto scontata, visto che a quanto pare lo scorso anno solo la metà dei progetti.


TRA TRAPANI E MODICA: I LAVORI NELLE STRADE - Nelle settimane scorse sono state sbloccate le somme per un valore complessivo tra lavori e progettazioni di 470 milioni di euro per la sulla ss115 Trapani-Mazara del Vallo, per la ss284 Adrano-Bronte e per ss117bis Licodia Eubea-A19. Interventi sulle strade statali117, cosiddetta «Centrale Sicula», la 117/bis, che comprende il tratto tra Enna bassa e Caltanissetta, la 121 «Catanese», che comprende la Leonforte-Enna e che collega Enna a Catania tramite varie cittadine della zona sud-orientale della provincia. Opere in corso sulla Rosolini-Modica, nonostante il fermo dei lavori di qualche tempo fa, il crono programma dovrebbe essere rispettato.

IL PROGRAMMA #BASTABUCHE - Da segnalare che nell’ambito del programma Anas #bastabuche. Nell’Isola la prima fase ha comportato l’espletamento di 8 gare da cinque milioni di euro ciascuna, i cui lavori sono già in corso. La seconda fase ha reso possibile bandire una ulteriore gara da 40 milioni. In totale, quindi, l’impegno di Anas in Sicilia per l’operazione #bastabuche ammonta a 110 milioni di euro. Il progetto #bastabuche, che riguarda l’intero territorio nazionale, comprende una prima fase, che è stata avviata da Anas a fine dicembre 2015 per un valore di circa 300 milioni di euro.

La seconda fase del progetto, invece, è stata avviata a fine luglio 2016 con un valore di 295 milioni di euro. Con la terza fase da 295 milioni gli investimenti complessivi salgono a 890 milioni di euro. A metà marzo, nell'ambito di questo programma, sono iniziati lavori lungo le strade statali 115 “Sud Occidentale Sicula”, dal km 268 al km 407, tra Gela e Siracusa, 124 “Siracusana”, dal km 34 al km 106, tra Grammichele e Solarino, e 287 “Di Noto”, dal km 0 al km 24, tra Palazzolo Acreide e Noto.

da Il Giornale di Sicilia a firma di Luigi Ansaloni

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COMMENTI
sicilia
13 aprile 2017 18:52 siluro1946
Grosso errore portare il ciclismo in posti dove non è ben accetto, si può solo creare una repulsione verso i pochi ciclisti sul territorio. In quanto alle strade è tutta Italia messa male.

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