
Lo spettacolo che il carro del Risveglio ‘Ridateci il
pirata’ sta dando al carnevale di Cento - portando in trionfo Marco Pantani denunciandone
però anche quanto gli è successo - sta facendo il giro del globo, rimbalzando
sui social e facendo da richiamo ai tanti tifosi che anche per questa domenica
si sono dati appuntamento a Cento (Fe) facendo ricordare i bei tempi di quando
lo si aspettava a bordo strada.
In questo viaggio che durerà altre due domeniche, con il Risveglio, sul carro a fianco della maschera di Pantani ci sono voluti essere mamma Tonina, papà Paolo, Vittorio Savini del Club Magico Pantani, la moglie Maria Sberlati, i tifosi con le inconfondibili bandiere nere, la professionista Deborah Sangalli e anche Roberto Conti, il gregario di una vita che ha voluto essere al fianco del suo capitano ancora una volta per ricordarlo e accompagnarlo in tripudio. Tanti applausi, commozione e un brivido quando improvvisamente, la voce di Marco si è sentita nella piazza. “Ciao, sono Marco, sono stato un po’ lontano dal mondo della bici chiaramente perché, come tutti sapete, hanno fatto in modo che fosse così. Saluto tuti i tifosi. Ciao”. Il silenzio irreale e poi un nuovo grande applauso. E questa domenica ad accompagnare il suo capitano ci sarà Enrico Zaina che col pirata ha passato davvero gioie e dolori, vivendo ora un omaggio diverso a Pantani festeggiando anche la doppietta Giro-Tour che Zaina ha vissuto da vicino.
“Quando si parla di Marco si parla di una vicenda che ha toccato non solo gli italiani ma il mondo intero. Di solito ci si intristisce e ho scelto di essere anche io su quel carro di carnevale per ricordarlo diversamente, sempre però senza mai perdere di vista la sua storia – ha spiegato Zaina – mi incuriosisce vedere il contatto che Pantani ha ancora con la gente, a distanza di anni, se è cambiato, se è ancora vivo”.
“Ho smesso di correre a 32 anni, ancora abbastanza giovane, perché non mi sentivo più utile a Marco. La mia era diventata una vocazione. Mi sentivo partecipe delle sue grandi vittorie. Lui era un mito non solo perché vinceva ma perché era un personaggio e riusciva a trasmettere qualcosa. Le mie vittorie senza di lui avrebbero avuto un sapore diverso – è il suo ricordo - Ho vissuto Pantani nel momento clou ma anche nel suo declino morale e fisico. Capivo che la sua bella storia stava finendo e io non riuscivo più a dare quello che avrei potuto, portandomi così a decidere di appendere la bici al chiodo. Non me la sentivo più. E non mi riconoscevo più nella politica di quello sport: quando ho iniziato sognavo di diventare un simbolo sportivo e invece alla fine, mi sentivo considerato come un disonesto, rompendosi il giocattolo e non mi trovavo nella loro lotta al doping spettacolarizzandola. E c’era mafia nel voler annientare Marco. Con lui ho condiviso gare ma anche giornate a caccia, da amici e sono ricordi bellissimi”.
Ricordi che si aggiungeranno alle emozioni che proverà in piazza a Cento domenica 5 marzo dalle ore 14. L’ultima sfilata il 12 marzo.
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