UAE ABU DHABI. Dalla Brianza agli Emirati (via Cina)

PROFESSIONISTI | 04/01/2017 | 09:53
Chissà se Diego Ulissi avrà già imparato il chadic, lo shuwa o lo hijazi. Dialetti arabi utili per muoversi a proprio agio anche negli Emirati. Lui che poco prima di Natale, alla Notte degli Oscar tuttoBICI, aveva svelato che in vista della nascitura Tj Sport s’era portato avanti “con il ce-cinese”. Nonostante l’ironica, il campione toscano in quei giorni non immaginava che i suoi colpi di pedale non l’avrebbero portato nella Cina di Li Zhiqiang, ma ad Abu Dhabi e a Matar Suhail Al Yabhouni Al Dhaheri.

In una manciata di giorni tutto è cambiato e la fu Lampre è arrivata al Tropico del Cancro, là dove il mercurio si spinge sino ai 50 gradi durante i mesi estivi, con le temperature che anche nei mesi invernali non scendo mai – di giorno – al di sotto dei 26 gradi.

Lontano, lontanissimo, da quella Monza che nel 1990, 1994 e nel 2014 aveva incorniciato la presentazione della squadra. Vicinissima a un altro grande circuito di Formula 1, quello che dal 2009 Abu Dhabi ospita un Gp unico nel suo genere, con partenza di giorno e arrivo in notturna, con differenza di luce e temperature. L’unico, ad esempio, con tanto di albergo a sette stelle sette all’interno del circuito, e la pit lane è collegata alla pista con un tunnel.

Del resto, gli ex blufucsia un rapporto privilegiato con i motori l’avevano vissuto anche con Brent Copeland, team manager in Lampre Merida e un passato in Superbike accanto a Ben Spies, oltre che un gran rifiuto a Valentino Rossi per il ruolo di direttore generale nel 2013 e una grande amicizia con Maio Meregalli, team director Yamaha in MotoGp.

Storie di velocità, comunque. In pista e fuori. Proprio come quella del più grande dei sette emirati. La memoria di queste terre sopravvissute al deserto è sussurrata dal vento caldo che soffia lungo tutta la Costa dei pirati e racconta di un passato beduino che per secoli e secoli si è trascinato lungo le coste del Golfo Persico. I piccoli villaggi di pescatori di perle che hanno visto succedersi centinaia di lune hanno sono stati relegati nel passato nel 1961, quando ad Abu Dhabi arriva la prima strada asfaltata. L’anno in cui in Italia nacquero le Frecce Tricolori e Rai2, il futuro nobel Bob Dylan esordì a New York e il russo Yuri Gagarin fu il primo uomo ad andare nello spazio. Oggi Abu Dhabi anticipa il futuro, con architetture d’avanguardia e hotel da mille e una notte. Questo grazie al 9% di tutte le riserve petrolifere del mondo e il 5% dei gas naturali del pianeta. Così, qui negli Emirati, se Dubai è considerata la New York del Golfo Persico, le immense risorse naturali hanno fatto di Abu Dhabi la città più ricca al mondo.

da Abu Dhabi, Stefano Arosio

Potete seguire sulle nostre pagine la diretta della presentazione a partire dalle ore 12
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