Dura replica di Di Rocco al presidente Pat Mc Quaid
| 16/01/2007 | 00:00 Caro Presidente,
non ho risposto subito alla Tua affermazione, perché ero certo della smentita a stretto giro di posta. Prendo atto delle Tue scuse, ma speravo che l’infortunio Ti avrebbe indotto a smentire anche le altre dichiarazioni rilasciate a ruota libera negli ultimi mesi. Senza questo cambio di rotta, è impossibile archiviare il Tuo ultimo exploit come un semplice incidente di percorso. E’, invece, lo sbocco conseguente della politica di divisione che stai perseguendo da tempo.
Altro che toni e misure! Pur di evitare il dialogo e il confronto democratico, sono mesi che getti ombre e discredito su alcune Federazioni nazionali con argomenti non meno infondati e lusinghi altre con elogi e carezze, nel tentativo di creare fronti opposti.
Sulla lotta al doping, invece di evidenziare gli sforzi che molte Federazioni ciclistiche, compresa la nostra, stanno facendo “insieme” all’Uci (fa piacere leggerlo ora nella Tua lettera), non hai esitato a lanciare accuse del tutto gratuite contro i Tuoi soci, a interferire su procedimenti in corso, incurante delle regole, della divisione dei poteri e dei principi che tutti siamo chiamati a rispettare. Col bel risultato che il ciclismo è da mesi sulla gogna e criminalizzato di fronte all’opinione pubblica.
Per far prevalere le Tue tesi sul ProTour hai alzato il livello di scontro con gli organizzatori, incoraggiato la conflittualità con i Gruppi sportivi e all’interno degli stessi. Ora, evochi persino la “guerra di civiltà”, salvo renderTi conto un minuto dopo di aver traboccato.
Ti ricordo che l’Italia è tra le nazioni madri dell’Unione Europea. Questa è la mia cultura e ho l’orgoglio di essere italiano. Immagina se posso essere contrario all’Unione Ciclistica Internazionale! E stai pur certo che mi opporrò sempre con tutte le forze alla “divisione ciclistica internazionale” e allo sfascio.
Ti esorto ancora una volta a riflettere, a svolgere il Tuo ruolo di Presidente “super partes”, ad avviare finalmente il dialogo che la mia e altre federazioni nazionali ritengono fondamentale per il rinnovamento e lo sviluppo del ciclismo nel mondo.
Con i più cordiali saluti,
Renato Di Rocco
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