L'ORA DEL PASTO. Lo stupore di Lombardi

PROFESSIONISTI | 26/07/2016 | 07:57
Primo nella classifica a punti, primo nella classifica della combattività, tre vittorie di tappa e tre giorni in maglia gialla. Il più acclamato, il più applaudito, il più ammirato. Il più amato. Peter Sagan è stato il vero vincitore, umano, del Tour de France 2016.

E Giovanni Lombardi, olimpionico 1992, amico consigliere procuratore di Sagan fin da quando il ragazzo slovacco è passato professionista, lo conosce meglio di chiunque altro.

Lombardi, stavolta Sagan è riuscito a stupire anche lei?
“Stavolta sì. Non per le maglie né per le vittorie, ma per il giorno della Andorra-Revel, 12 luglio, decima tappa, quando è arrivato secondo. Circondato da tre uomini della Orica, non si è risparmiato, non si è nascosto, non si è tirato indietro, ma se l’è giocata fino in fondo, facendo tutto da sé. In volata ha perso da Michael Matthews, ma ha vinto la simpatia di tutti”.

Gianni Mura, sulla “Repubblica”, ha scritto che Sagan, da solo, regge un terzo di tutto il ciclismo. Che ne pensa?
“Che forse Mura è stato addirittura stretto. Io direi che Sagan regge metà del ciclismo. Da quanti anni non si vedeva un corridore così presente nella corsa, all’attacco, all’avventura, allo sbaraglio, anche a costo di impiantarsi o sacrificarsi?”.

Forse dai tempi di Eddy Merckx?
“Con una differenza sostanziale: Merckx correva per sé, Sagan anche per la squadra. Ci sono stati giorni in cui tirava per Majka, spremendosi, senza calcolare quante energie avrebbe speso, e poi gli sarebbero mancate, in una volata. La gente ha apprezzato proprio la sua generosità”.

E poi?
“La sua disponibilità, la sua simpatia, la sua polivalenza. Ha vinto in volata, in fuga, perfino grazie a un ventaglio. E poi ci sono ormai marchi di fabbrica, come le impennate o i capelli”.

E adesso?
“In Utah, Stati Uniti, per riposare e recuperare, e poi a Rio de Janeiro, all’Olimpiade”.

Ecco la bellezza di Sagan: non strada, ma mountain bike.
“Perché ci sa fare anche con le ruote grasse, perché il ciclismo è tutto e non solo una specialità, perché l’Olimpiade è un momento, un appuntamento, un evento dove partecipare è giù un onore, un privilegio. E poi perché lui è curioso e avventuroso”.

La routine non lo ha spento, la ricchezza non lo ha ingrassato, il matrimonio non lo ha impigrito…
“Anzi, sembrano averlo disciplinato”.

Marco Pastonesi
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