STORIA | 13/06/2016 | 17:35 “Sabato pomeriggio ero a casa, quando mi è arrivata la telefonata che annunciava che Rudi, il mio amico Rudi, aveva fatto l’ultimo scatto. Rudi Altig era di qualche anno più grande di me – 1937 lui, 1942 io. Anche per questo, a lui si legano ricordi soprattutto della prima parte della mia carriera. Fu lui a vincere il mio primo mondiale da professionista, al Nurburgring, nel 1966, prendendosi quel titolo che l’anno prima gli era stato negato da Tommy Simpson. Erano coetanei, Simpson e lui, ma con Tommy non abbiamo avuto la fortuna di crescere ed invecchiare insieme. Quel giorno sul Ventoux non lo abbiamo mai dimenticato, né Rudi né io.”
"Era un bel po’ che non ci vedevamo di persona. Ma ci sentivamo abbastanza spesso, anche qualche settimana or sono, mi aveva invitato ad un evento a Baden Baden a settembre dove ci saranno una ventina di campioni del mondo. Ma purtroppo non ci sarà Rudi, e non sarà la stessa cosa. Appresa la notizia della scomparsa io e mia moglie abbiamo chiamato la moglie di Rudi. Così ho saputo che Rudi era stato colpito da una malattia fulminante e negli ultimi giorni ha molto sofferto. Lui non mi aveva detto di essere malato".
“Di recente, frugando fra gli episodi nella memoria per raccontarli nel mio libro “Da Me in Poi”, ho ritrovato Rudi al mio fianco, nel 1968, il primo dei due anni in cui fu mio compagno di squadra alla Salvarani, e l’anno in cui vinse la Milano-Sanremo. Altig era con me in una delle giornate più difficili della mia carriera, quel giorno in cui Merckx diede a tutti una sonora lezione verso le Tre Cime di Lavaredo, sulla strada verso il suo primo Giro d’Italia. Quel giorno arrivai con oltre sei minuti, con gli occhi pieni di lacrime: Rudi era con me, e gli leggevo nel viso che condivideva nel profondo la mia sofferenza.”
“Anche quando i cambi di maglia ci divisero, il legame con Altig rimase forte, più che con molti altri, italiani e non. Rudi era una persona piacevole e simpatica, ma soprattutto un uomo leale e generoso. Per questo, in cuor mio, ho sempre gioito per i suoi successi. Lo porto nel cuore, come tutti i compagni di squadra che hanno contribuito a fare di me l’atleta e la persona che sono. Per me e la mia famiglia è stato un grande dolore e vogliamo esprimere la nostra vicinanza alla famiglia di Rudi, una splendida persona e un caro amico. Ciao Rudi, mi mancherai.”
Onore a Gimondi, che ancora una volta rimarca il suo spessore umano e soprattutto condoglianze alla famiglia di Altig, il cui essere atleta e uomo perbene emerge chiaramente dalle parole del grande Felice.
Altig/Gimondi
14 giugno 2016 12:02Massimoge
Altri uomini, altro spessore, altri valori e altri principi.
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