Diego ULISSI. 10. Un Diego da urlo, difatti Orlando Maini urla, urla come un ossesso. Sa che può vincere e glielo grida come nessun altro sa fare ed è in grado di fare. Diego pensa ai watt da sprigionare sui pedali, l’Orlando ai decibel da riversargli nelle orecchie. Il commento di Diego è semplice ma altrettanto chiaro: «Mi facevano male più le orecchie delle gambe». Vince senza sentire la catena, la fatica e i chilometri. Sente solo l’Orlando: furioso di gioia. In pratica in delirio.
Valerio CONTI. 10. Fa quello che è giusto fare in certi momenti, ma non è scontato che lo faccia. E il laziale lo fa come nessuno, come solo quelli bravi, intelligenti e con due gambe così sanno e possono fare. Ci mette tutto se stesso. Fa una cosa bella, e non sarà l’unica.
Matej MOHORIC. 8. Lo sloveno suona la carica della Lampre-Merida, oggi da applausi come nessun’altra. Si infila nella fuga di giornata, con il veneto Nicola Boem della Bardiani-Csf (vincitore l’anno scorso della tappa di Forlì dopo una fuga a lunga gittata), lo statunitense Joey Rosskopf (Bmc) e l’austriaco ex detentore dell’Ora Mathias Brandle (Iam). Un quartetto ben assortito, che anima una prima parte di corsa come meglio non potrebbe fare.
Vini FANTINI DE ROSA. 8. Restano fuori dalla fuga e Stefano Giuliani non le manda a dire: anzi, lo dice. All’attacco! Sempre e comunque. In pratica, loro, salvano la tappa, perché tengono nel mirino i quattro di testa, che sarebbero anche potuti arrivare tranquillamente al traguardo. Invece, con la loro condotta di gara, fanno un favore ai Lampre, a Dumoulin e a tutti quelli che si aspettavano un finale scoppiettante. Grazie!
Damiano CUNEGO. 6. Il re del Giro 2004 conquista i punti del gpm che gli valgono la maglia azzurra, esattamente 12 anni dopo la sua prima vittoria al Giro nella tappa di Pontremoli, ma ha il torto di non insistere nell'azione.
Tom DUMOULIN. 8. Dice di pensare più alla crono del Chianti e ai Giochi di Rio che alla rosa da portare a Torino. Sarà, ma se io fossi in Nibali, Valverde e Landa non ci crederei neanche un po’. La “farfalla di Maastricht” ama i papaveri, ma anche la rosa.
Alejandro VALVERDE. 6,5. Fa il suo, in una tappa nella quale poteva fare qualcosa di più. Ma il murciano ha chiaramente deciso di non gettare alcuna pedalata al vento. Se avevamo dei dubbi, oggi non ne abbiamo più: fa maledettamente sul serio.
Vincenzo NIBALI. 7. Non era un tappa adatta al campione d’Italia e avrebbe anche potuto pagare qualcosa, invece va via agile e pimpante come pochi, attento come nessuno. Vincenzo c’è!
Mikel LANDA. 5,5. Ha classe da vendere, ma oggi ad un certo punto paga qualcosa, poi rimedia.
Ryder HESJEDAL. 4. Lo conosciamo, tra due settimane ce lo ritroviamo là davanti a lottare con i migliori, ma oggi paga le accelerazioni folli di una tappa vissuta sull’alta velocità e le alte frequenze.
Tim MERLIER. 10 e lode. Fa una volata impeccabile, perfetta, anche se sceglie il centro strada e quindi il vento in faccia. Ma ha lo spunto più rabbioso, più convincente, più cattivo ed efficace. Dà l’impressione di avere un paio...
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