PROFESSIONISTI | 14/01/2016 | 14:46 “Il Rosso di Buja” è un corridore, e non un vino, anche se è sempre doc. Rosso di capelli e di maglia, rosso di cuore, il cuore di un gregario, e rosso di fuoco, il fuoco di un fuggitivo.
Alessandro De Marchi – è lui “il Rosso di Buja” – ha 29 anni e sta per affrontare il suo settimo anno da professionista. Se fosse un australiano, si dovrebbe dire che è il tipico corridore del Duemila, pista e strada, cronometro e improvvisazione, scienza e avventura. Se fosse un inglese, si dovrebbe sostenere che è il rappresentante di un progetto, di una scuola, forse anche di una filosofia non solo sportiva ma sociale. Però Alessandro è italiano, più precisamente friulano, e allora si dovrebbe chiarire che si tratta di un talento che, per esprimersi e valorizzarsi, ha avuto bisogno di trovare una squadra internazionale, nel suo caso la Bmc. Un corridore così semplice, allo stesso tempo così antico e così contemporaneo, da sembrare dell’altro mondo.
Infatti De Marchi ha cominciato il 2016 proprio dall’altra parte del mondo. “Partiamo dalla Nuova Zelanda. Un Paese fantastico. Me ne sono innamorato. Come mai la Nuova Zelanda? Mio fratello Francesco, più giovane di quattro anni di me e con parecchi anni di bicicletta anche lui sulle spalle e nelle gambe, cinque anni fa ha deciso di ‘scappare’ dall’Italia. Prima in Australia, poi, gli ultimi due anni e mezzo, nel Paese dei kiwi e del rugby. Ha fatto mille lavori, ma dall’Australia in poi la sua strada è stata quella delle fattorie. Ora lavora in un fattoria di mucche da latte, 400 circa, nella regione di Waikato, a sud di Auckland. Vive lì con la sua ragazza Lauren, inglese, conosciuta nei suoi mille lavori, e ha il permesso per tre anni, ma già nel 2016 chiederà la cittadinanza per avere il passaporto neozelandese”.
Così stavolta Alessandro ha seguito istinto e natura: “Dopo tutti i problemi fisici e la mezza stagione che ho corso nel 2015, avevo bisogno di iniziare presto con le corse, per recuperare un po’ di ambiente e atmosfera. Ho chiesto di cominciare con il Tour Down Under e ho preso la palla al balzo per raggiungere prima mio fratello e finalmente andare a trovarlo. Il destino, anche se forse non c’entra e non esiste, ha voluto che proprio questo inverno i miei genitori abbiano deciso di andare a trovarlo e passare tre mesi nell’altro emisfero. Risultato: io ho portato con me per le feste natalizie la mia fidanzata Anna, e la bicicletta, e dopo cinque lunghi anni abbiamo passato il Natale tutti insieme di nuovo in un Paese completamente nuovo e vivendo in modo completamente nuovo”.
I corridori – non solo De Marchi – sono viaggiatori, esploratori, navigatori e, a volte, eroi di terra: “Abbiamo vissuto tutti insieme nella grande casa di mio fratello, vicino alla fattoria di cui è dipendente, immersi nei pascoli, e abbiamo conosciuto i colleghi, i vicini di fattoria e gli amici. E questa forse è stata la fortuna più grande: ho vissuto come le persone di lì, con i loro ritmi e le loro usanze. Ho incontrato gente ospitale e amichevole come non mi capitava da tanto tempo. Niente Hilton hotel, niente continental breakfast, ma qualche barbecue, birra locale, frutta particolare, abitudini nuove. E mentre Anna e i miei genitori facevano i turisti, e mio fratello lavorava, io ho trascorso due settimane di allenamenti tranquilli ma intensi. Ho approfittato delle buone temperature e di percorsi impegnativi ma anche isolati da traffico e confusione. Ne sono venute fuori due settimane con tanti chilometri. Ho messo una buona base per la stagione 2016 e portato avanti un buon inverno come non mi capitava da un po’. Era quello che cercavo dopo una stagione fisicamente un po’ dolorosa e mentalmente un po’ difficile”.
L’ideale per guardare al 2016 con fiducia ed entusiasmo, con serenità e voglia: “La stagione alle porte è importante e ricca di appuntamenti e desideri. E’ l’anno olimpico e non mi dilungo in discorsi particolari: i Giochi di Rio de Janeiro sono un evento denso di significati, m’impegnerò per guadagnarmi un posto nella squadra azzurra. Ma ovviamente prima c'è molto altro. Un Giro d’Italia che un po’ mi manca, è tre anni che non lo corro, e poi un Tour de France che ho dovuto dimenticare l’anno scorso per quel problema fisico. Vorrei trovare il filo che colleghi tutti questi tre grandi appuntamenti. La prima parte di stagione dovrebbe aiutarmi a trovarlo, per ora non c’è niente di sicuro. Ma tra Australia, gare in Francia a febbraio e presumibilmente la Tirreno-Adriatico in marzo sono sicuro di riuscirci”. Ora De Marchi è in Australia: “Mi sono unito al resto della squadra arrivata qualche giorno fa. Fa caldo, e lo farà ancora di più quando scatterà la corsa. Il pronti-via, le fughe e gli inseguimenti, gli scatti e le volate”. I brividi caldi del ciclismo. Marco Pastonesi
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