TUTTOBICI | 20/12/2015 | 07:14 Noi abbiamo fatto, noi abbiamo detto, noi faremo… Non è mai bello e soprattutto non è elegante cantarsela e suonarsela da soli, ma in materia di internet e di digitale noi di tuttoBICI siamo stati i primi a crederci e ad investire e possiamo dire con orgoglio di essere oggi leader del mercato italiano e tra i primi tre siti del mondo in materia di ciclismo. Conosciamo gli strumenti e pensiamo anche di saperci fare piuttosto bene. Chi frequenta e pratica il mondo della rete sa che si parla di numeri, che “google analytics” non è un’entità astratta ma uno strumento che ti dice in tempo reale i gusti dei tuoi internauti: cosa leggono più volentieri e cosa meno. In tempo reale, secondo dopo secondo, ti dà il polso della situazione. Sui giornali si continua a parlare dei casi legati a Marco Pantani: della sua morte o della vicenda legata all’esclusione dal Giro nel ’99. Ora sui fatti di Madonna di Campiglio indaga anche la Direzione distrettuale antimafia di Bologna, come riportato da La Gazzetta dello Sport qualche settimana fa. Sul fatto che indaghi, nulla da dire. Sul fatto che se ne parli, neanche. Sull’opportunità di dedicarci pagine intere qualcosa ci sarebbe da dire e dirò. Sia ben chiaro, sono per la verità, ma se siamo ancora in una fase di indagine non è il caso di eccedere. Sarebbe però anche cosa buona e giusta capire cosa interessa davvero ai nostri lettori, cosa piace e cosa meno.
Di Pantani piace ricordare le imprese, rivedere le sue vittorie, ripercorrere il suo cammino agonistico, di tutto il corollario extrasportivo se ne può fare tranquillamente a meno: non è una mia opinione, è quella degli sportivi che ogni qualvolta si trovano una notizia scandalistica su uno dei campioni più amati della storia, rifuggono dal leggerla. Mi sembra già di sentirli i miei colleghi: non possiamo rincorrere i gusti dei lettori, le notizie sono notizie. Bene, dico io, le notizie sono notizie e vanno date senza esitazione, ma c’è modo e modo. E, in ogni caso, i giornali dovrebbero andare anche incontro ai gusti di chi il giornale è abituato a comprarlo, sempre che si voglia fare impresa e non qualcosa d’altro. Da anni si dice: non si legge più, i giornali non li compra più nessuno: e chiedersi come mai? Come vi spiegate il successo di uno dei pochissimi editori puri, se non l’unico, come Urbano Cairo, che con i suoi settimanali DiPIÙ, Di PIÙ Tv e Diva e Donna, fa il pieno di copie? Lo sapete perché? Perché pubblica quello che la gente si aspetta. In termini tecnici si dice intercettare l’interesse del pubblico.
Bene, con Pantani non si intercetta nulla, perché l’argomento non solo non interessa, ma ormai dà pure fastidio. Ogni volta che mettiamo una notizia sulle torbide vicende del Pirata, i lettori reagiscono con poca partecipazione, passano ad altro. Insomma, l’argomento non tira. Diversamente se si carica un video con la vittoria di Montecampione o del Galibier, fai il pieno. Vorrà dire qualcosa? I numeri non spiegheranno tutto, ma danno però indicazioni importanti. Chi ama Pantani, chi davvero ne ha una malattia, vuole solo riportare alla luce lo splendore delle sue magiche annate, non la luce tetra del suo epilogo dannato. E lo stesso vale per la vicenda Armstrong. Ancora oggi tutti a scriverne, ma basta lanciare una notizia su internet per vedere in tempo reale la reazione degli sportivi. Se volete una cartina tornasole oltre i numeri di internet, c’è il suo film, uscito in pompa magna e che i legali di Michele Ferrari, il dottor Mito, per ovvie ragioni volevano far ritirare dalle sale. Non ce n’è stato alcun bisogno: sono bastati cinque giorni di sale vuote e il film è stato ritirato. Vorrà dire qualcosa? I numeri ci corrono in aiuto, ma facciamo finta di niente. Non li prendiamo nemmeno in considerazione. Questa è la vera differenza tra l’era della carta e quella del digitale. Ma molti sono rimasti all’età della pietra.
LA BELLA ETA’. Vent’anni festeggiati pochi giorni fa, a Milano, nella nostra città, con una cena di gala nella quale abbiamo invitato tutti i premiati degli Oscar e i loro accompagnatori, oltre agli sponsor che da anni sostengono questi riconoscimenti e personalità politiche e sportive di prima grandezza. È stata una bella festa, alla quale avremmo voluto invitare il mondo intero, ma gli spazi sono quelli che sono e la selezione è stata dettata non tanto dalle simpatie, ma solo ed esclusivamente da esigenze di location. Nel numero di dicembre potrete rivivere, pagina dopo pagina, la festa che abbiamo dedicato ai magnifici Oscar e a noi stessi, che abbiamo tagliato il traguardo dei primi 20 anni di tuttoBICI, nobilitato dalla presenza del primo cittadino di Milano il sindaco Giuliano Pisapia, grande appassionato e ciclista metropolitano. Già il mese scorso vi avevo salutato ricordando che vincere è fondamentale, ma altrettanto importante è arrivare. Visto che sono in vena di riflessioni sagge e profonde, vi lascio con un aforisma prenatalizio: beati gli ultimi se i primi andranno piano. Lo so, per dirla con Fantozzi è una boiata pazzesca, ma siamo in clima di festa e concedetemi un po’ di leggerezza: i nostri vent’anni, gli Oscar, ora il Natale e un anno nuovo… Facciamo il pieno di energia e auguriamoci di tutto cuore salute, pace e serenità. Ma visti i tempi, tanta tanta pace.
Pier Augusto Stagi, editoriale da tuttoBICI di dicembre
Caro Direttore Stagi,
se Tuttobiciweb.it è uno dei primi siti di ciclismo al mondo la cosa non può che fare piacere, ma affermare (neppure troppo velatamente) la supremazia del digitale sulla vecchia e cara carta stampata mi pare ancora un tantino azzardato… anche per quel che riguarda la “carta stampata ciclistica”.
Che alla Sua Redazione siano bravi (magari con qualche eccezione di qualche articolo) non ci piove, ma Tuttobiciweb - a parer mio – “intercetta” i gusti del pubblico soprattutto perché funziona come un’agenzia di stampa; in altre parole se vuoi sapere subito una notizia che riguarda il mondo del ciclismo non hai che da collegarti al sito e la leggerai in anteprima (e invero non è cosa da poco).
Su Pantani, invece, c’è dire che l’argomento delle sue “torbide” vicende è divenuto davvero troppo inflazionato (anche perché tante di queste sono soltanto delle clamorose “panzane”), e sarà forse per questo che i lettori le saltano ormai a piè pari mentre agli appassionati fa sempre piacere rivedere le sue imprese… anche se su una vecchia videocassetta che nessuno usa più?
Quanto al film su Armstrong c’è da dire che qualcosa che ha riguardato la produzione di quella pellicola è in nomination per l’Oscar.
Lei si è domandato perché Direttore, o si è soltanto limitato a osservare la “verità” dei (parzialissimi) numeri delle sale italiane?
D’altro canto nessun film sul ciclismo ha mai fatto il pienone ai botteghini dei cine nazionali, ragion per la quale non è che da “The Program” ci si potesse aspettare un’inversione di tendenza nonostante il film sia stato realizzato senza lesinare sui costi e facesse forza non sulle dichiarazioni di chicchessia, bensì sulle 1.000 pagine del rapporto della USADA (e che hanno poi inchiodato il texano mani e piedi alle sue responsabilità).
Concludo poi con una battuta di un Suo celebre ed anziano collega (anch’esso Direttore di un noto giornale del settore) il quale - nonostante abbia anche lui provveduto a digitalizzare la rivista che dirige - dice che nulla è come sfogliare quel giornale appena uscito dalla stampa. E io lo condivido pienamente!
Vede Direttore, chi Le scrive è magari rimasto all’età della pietra, utilizza ancora un vecchio cellulare con il quale telefona ed al massimo invia sms, aborrisce i social media, ama ancora l’odore dell’inchiostro sulla carta e (orgogliosamente) usa la tecnologia solo per lo strettisimo necessario.
Ma se anche nelle famiglie si parla sempre di meno, e più che interloquire con i propri cari si preferisce farlo con un maledetto terminale telematico… beh anche quello vorrà purtroppo dir qualcosa, e sarebbe bene domandarselo invece di far finta di nulla o (peggio ancora) di avvallarlo come una logica conseguenza dei tempi.
Buon Natale!
Bartoli64
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