PROFESSIONISTI | 12/12/2015 | 07:19 Tra i corridori "appiedati" di cui vi stiamo raccontando la storia in questi giorni, c'è chi come Simone Stortoni ha già intrapreso una nuova professione. Il marchigiano classe '85, professionista dal 2009, dopo tre anni tra CSF e Colnago, due anni in Lampre, una stagione in Amore&Vita e un'altra in Androni, da una decina di giorni ha iniziato a lavorare in un negozio di bici vicino casa.
Come stai? «Bene, ho iniziato una nuova professione presso il Copparo Bike Store di Ancona. Sto imparando un mestiere, mi occupo sia della vendita dei prodotti che di qualche riparazione meccanica, un conto è pedalare un altro rapportarsi con la clientela quindi ho tanto da imparare ma ho voluto subito mettermi alla prova».
La bici quindi è appesa al chiodo? «Sai avrei potuto aspettare ancora qualche mese ma non sono il tipo capace di stare a casa con le mani in mano. La situazione in cui si trova il ciclismo oramai è sotto gli occhi di tutti, io ho una famiglia da portare avanti e non posso permettermi di correre per poco o a gratis. Non posso scendere a compromessi, ho 2 bimbi Filippo che ha 2 anni e Sofia di 2 mesi da mantenere e rendere fieri di me».
Come giudichi questo ciclismo? «Un casino, si può dire? (sorride, ndr). Quando vedi corridori forti come Ballan, Finetto e tanti altri che non trovano un contratto vuol dire che la situazione è critica. Soprattutto in Italia non siamo messi bene. Non spetta a me esprimere giudizi ma è lampante che c'è qualcosa che non va».
Cosa ti resta degli anni passati in sella? «La consapevolezza di avere sempre fatto quello che sentivo e ritenevo giusto. Ogni tanto ci penso a quello che potevo fare, ma coi se e coi ma non si va avanti. Mi sarebbe piaciuto continuare visto che ho solo 30 anni ma è andata così. La vita "normale" è decisamente diversa da quella del corridore professionista che è una realtà fuori dal comune e che mi ritengo fortunato di aver vissuto fino a ora. Mi ci sto abituando».
a SIMONE STORTONI che ha avuto l'umiltà di "pensare" alla propria famiglia ed al futuro dei suoi figli, naturalmente. Questo mio pensiero è sincero e serio.
Precisato ciò, gli faccio un "appunto", ma bonario, sia a Lui che a TUTTI quei ragazzi che sono rimasti appiedati: ABBIATE UN POCO PIU' DI CORAGGIO per RACCONTARE non il gossip CICLISTICO, ma ciò che rappresenta, altresì, l'AMBIENTE che avete FREQUENTATO, lo so che è difficile, ma secondo me lo DOVETE, in parte, pure a tutti quei ragazzi che aspirano, come avete fatto voi in passato, al miraggio del PROFESSIONISMO, siate sinceri, che non significa gettare ADDOSSO negatività all'AMBIENTE, ma RACCONTARLO per quello che MOLTO SPESSO NON RAPPRESENTA.
Francesco Conti-Jesi (AN).
bravo simone
13 dicembre 2015 14:06blardone
Complimenti per la tua carriera sei un ragazzo fantastico un in bocca al lupo per il tuo futuro .rispondo a Francesco \" le squadre devono essere delle grandi famiglie e quello che succede deve rimanere in famiglia . Questo e essere uomini \" non fa piacere a nessuno sapere i problemi della propria famiglia . Ciao Simone spero di rivederti un giorno .ciao grande
Blardone,
14 dicembre 2015 16:31Fra74
senza voler polemizzare, per carità, non è nel mio stile, ma certamente nella mia famiglia, Conti, i panni sporchi ce li laviamo da soli e senza pubblicità, ma come in qualsiasi famiglia italiana, ciò di cui tu scrivi, a mio avviso, invece, ne sa più di OMERTA'. Scusami, ma è il mio pensiero. Le squadre non sono, umilmente, GRANDI FAMIGLIE, scusa di nuovo. Siate degli esempi per i giovani. Sempre. Non illudeteli.
FRANCESCO CONTI-JESI (an).
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