IL PASTO IN RWANDA. Mirco, il giudice. GALLERY

STORIA | 15/11/2015 | 07:33
KIGALI (RUANDA). E’ la voce della coscienza, il custode della legge, l’occhio di Dio. E’ quello che decide se è sì o no, se è dentro o fuori, se è prima o dopo. Ed è italiano. Mirco Monti è il presidente della giuria dei giudici di gara, designato dall’Uci per il Tour of Rwanda. Il supremo organo giudiziario. Detiene potere, incute timore. Indossa camicia e cravatta anche quando tutti gli altri cedono alla T-shirt e ai pantaloni corti.

“Bici Olimpia, maglia biancoceleste che, per mantenere distanze e rispetto verso quella di Coppi, definisco biancazzurra, tessera del Pedale Appianese, categoria juniores. Ero un modesto corridore. Quando al via si presentavano i fratelli Baronchelli, G.B. e Gaetano, del Veloclub Cinisello, sapevo che per me sarebbe stato un disastro, un martirio, un calvario: giù la bandierina, la corsa era già lunga, da vivere tutta in apnea”. Però la passione non si cancella con gli ordini di arrivo. “Commissario regionale, commissario nazionale, commissione giudici della Lombardia, presidente della commissione giudici della Lombardia… Quattro Giri d’Italia, quattro Tour de France, tre campionati del mondo su strada e due di cross, tutte le classiche…”. A quattro ruote e a quattro occhi. “Ma accettando tutte le designazioni, non solo le più prestigiose ma anche tutte le altre, per capire le difficoltà, per alleviare i disagi, per appianare gli ostacoli”.

Quella volta al Giro della Martinica: “Mi sentivo un esploratore”. Quella volta alla Challenge La Marche Vert: “Nel sud del Marocco, dove non avevano mai visto una corsa di ciclismo”. Quella volta al Giro del Camerun: “Avevo il compito di controllare irregolarità finanziarie, senza farmi capire, senza farlo sapere”. Quella volta in Ruanda: “Nella zona dei gorilla giganti”. Quella volta al Giro dell’Argentina: “Annullato all’ultimo momento per la crisi economica”. Quella volta in Grecia: “Corsa a tappe riservata agli juniores, c’era anche un allievo, mi opposi alla sua partenza, ma senza di lui mancava il numero minimo di partenti, e chiusi un occhio”. Quell’altra volta in Grecia: “L’anno successivo, quando nonostante il contrasto, come commissario volevano proprio me. Perché un giudice non giudica soltanto, ma collabora, soccorre, aiuta a trovare soluzioni. Non esistono solo riunioni, comunicati e sanzioni, ma anche consigli, suggerimenti, proposte”.

Così Monti, 62 anni da Cadorago, un comasco trapiantato a Varese, umanizza i codici, interpreta i regolamenti, addolcisce gli articoli. Forse perché, per 35 anni, ha lavorato come cesellatore. “L’arte di entrare, incidere, esportare, ricavare sbalzi e ornati, creare figure e composizioni. Esistono 5-600 tipi diversi di ceselli: zigrini e unghiette, lunghe e corte, semigrasse e semimagre, per peltro e rame, per argento e oro. Ci vogliono precisione e passione”. Quelle che ha applicato alle due ruote. “La bici è fatica e salute, è filosofia, è spirito libero. E il ciclismo è la mia vita, in lungo e in largo. Grazie al ciclismo, ho conosciuto anche mia moglie”. Neanche a dirlo: giudice di gara anche lei.

Marco Pastonesi

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COMMENTI
a Antonio Michele ed a Renato
15 novembre 2015 11:12 angelofrancini
Non so se leggerete questo articolo: mi auguro di si.
Nelle poche righe di questo articolo é ben riassunta la filosofia della “Alta Funzione”” propria del Giudice di Gara e della Giuria nelle gare sportive: dovrebbero rappresentare per tutti l’autorità di garanzia indipendente dal potere politico.
La loro funzione ed opera è equiparabile a quella delle Forze dell’Ordine (Carabinieri o Polizia) nella società civile: devono garantire il rispetto da parte di tutti e nell'interesse di tutti delle regole (discendenti dai regolamenti) per consentire lo svolgimento regolare dell’attività sportiva loro affidata.
Questi sono i tipi di Giudice con la “G” maiuscola che ci piacciono, purtroppo sempre meno, perché sono fermi nel rispetto applicativo delle regole e nel farle rispettare a tutti e non ad applicarle perché così vuole il padrone del vapore di turno: d’altronde il Regolamento dello Sport Ciclistico UCI, ripreso nello Statuto FCI, dice che:

“§3 Poteri del collegio dei commissari
1.2.126 Il collegio dei commissari verifica la conformità del regolamento speciale di gara con il presente regolamento. Rettifica o fa rettificare le disposizioni non conformi e ne fa menzione durante la riunione con l’organizzatore e con i direttori sportivi.

1.2.127 Il collegio dei commissari farà correggere tutte le irregolarità che constata in materia di organizzazione della gara.”

Chissà perché leggendo questi due articoli del Regolamento UCI e pensando a quanto si riscontra oggi nelle nostre gare, ove sovente avviene esattamente il contrario, mi torna in mente il comportamento che avevano quei componenti delle forze dell’ordine che giravano sulla Uno bianca…

rettifica
15 novembre 2015 19:01 angelofrancini
Frase corretta:

Questi sono i tipi di Giudice con la “G” maiuscola che ci piacciono, e che purtroppo sono sempre meno, perché sono fermi nel rispetto applicativo delle regole e nel farle rispettare a tutti e non ad applicarle perché così vuole il padrone del vapore di turno: d’altronde il Regolamento dello Sport Ciclistico UCI, ripreso nello Statuto FCI, dice che:

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