TUTTOBICI | 15/11/2015 | 08:03 Un testa a testa appassionante per firmare uno splendido bis: Francesco Della Lunga, giovane atleta del Pedale Toscano Ponticino, ha conquistato il successo nell'Oscar tuttoBICI Gran Premio Lampre Merida con un solo punto di vantaggio su Federico Arioli della Orinese e Davide Dapporto della Cotignolese. Il toscano ha confermato il titolo conquistato un anno fa tra gli atleti del primo anno, quando divise il premio con Mattia Pinazzi, quest'anno giunto quinto.
Come è andata questa stagione? «Non era partita nel migliore dei modi, anche se avevo vinto la prima corsa dell'anno perchè sono stato poco bene e per tornare in forma ci ho messo un mese. Quando mi sono ripreso, sono riuscito a ritagliarmi un po' di spazio e alla fine il bottino recita 10 vittorie quindi posso dirmi soddisfatto. La vittoria più bella è stata ripetermi a Borgo Valsugana, non è mai facile confermarsi soprattutto in una corsa prestigiosa come la Coppa di Sera e che bella festa dopo la gara... Per me vale più dell'Italiano».
Questa volta il premio è tutto tuo. «E della mia squadra. Ho cercato di mettermi sempre in mostra e ho dimostrato un buon rendimento generale visto che ho chiuso l'anno quarto nel ranking nazionale. Sinceramente non mi aspettavo di rivincere l'Oscar, quando ho ricevuto il vostro invito per venire a Milano la sera del 25 novembre a ritirare il premio è stata una bella emozione».
Parlaci della tua famiglia. «Vivo ad Arezzo con mamma Lucia e papà Andrea, sempre presenti alle mie corse perchè miei primi tifosi insieme ai nonni. Mi spingono a dare il meglio e per me sono fondamentali, così come mia sorella Chiara. Io studio e vado in bici, nel tempo libero esco con gli amici per svagarmi o vado in palestra per tenermi in forma».
Chi ti ha trasmesso la passione per le due ruote? «Sei anni fa un amico di papà gli ha detto: "perchè non gli fai provare il ciclismo?" e così ho iniziato. Dalla prima volta che sono salito sulla bici, me ne sono innamorato e non ho più smesso di pedalare. Vado pure benino quindi meglio di così non posso chiedere (sorride, ndr)».
Cosa insegna il ciclismo a un ragazzo della tua età? «Insegna tanto quanto la scuola vera. Frequento il primo anno del Liceo Scientifico ad Arezzo. Il ciclismo è uno sport di squadra particolare, insegna a fare amicizia, a fare gruppo non solo con i compagni ma anche con gli avversari. In gara ce le si può dare di santa ragione ma non si è mai nemici, finita la corsa si è tutti fratelli». L'aspetto più bello di questo sport? «Dicevo che è uno sport di squadra, ma particolare perchè quasi sempre sei da solo e il destino è nelle tue mani, o meglio nelle tue gambe. Ad alzare la coppa alla fine ci sei tu e basta, la soddisfazione è di gruppo ma soprattutto personale. Al contrario, aspetti negativi non me ne vengono in mente».
Cosa sogni per il tuo futuro? «Spero di andare avanti con la bici e con gli studi, di avere la fortuna di svolgere un lavoro che mi piace. Di questi tempi non è semplice. Sogno di arrivare lassù con i grandi, ma sono consapevole di avere ancora tanta strada da percorrere. Mi dovrò confrontare con gli allievi, gli juniores, i dilettanti e anno dopo anno so bene che il cerchio si restringe. Sarà dura essere sempre davanti con i primi ma farò del mio meglio per essere all'altezza dei miei sogni».
Giulia De Maio
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