FORMOLO. «PENSO AL TRICOLORE: CHE BELLA QUELLA MAGLIA...»
PROFESSIONISTI | 20/06/2015 | 09:17 Dopo il Giro d’Italia una settimana di scarico, anche se il giovane Davide Formolo la bicicletta non l’ha mai riposta in garage. «Un paio di ore le facevo sempre, a me piace pedalare e per recuperare è sufficiente togliere pressione e intensità», dice il giovane talento azzurro dalla sua residenza di San Rocco, frazione di Marano di Valpolicella. «Sto bene, ho voglia di tornare a correre – dice a tuttobiciweb.it il talento della Garmin Cannondale -. Avrei potuto correre anche la Route du Sud, ma alla fine i miei tecnici hanno preferito farmi riposare bene e quindi il tricolore di Superga di sabato prossimo sarà il mio rientro agonistico ufficiale. Dopo l’italiano partirò per il Giro d’Austria, al mio rientro andrò poi in altura sullo Stelvio per preparare al meglio il Giro di Polonia, dove spero di poter fare bene. Mi piacerebbe davvero vincere una tappa ma tenere d’occhio anche la classifica generale».
Prima però c’è una maglia tricolore da inseguire: un anno fa ci sei arrivato vicinissimo… «È stata in ogni caso una bellissima esperienza, anche se a me arrivare secondo non piace mai. Al momento non l’ho presa benissimo, perché in un campionato italiano quello che conta è portare a casa quella bellissima maglia tricolore, ma è anche vero che Vincenzo (Nibali, ndr) quel giorno era il più forte e l’ha dimostrato subito, la settimana seguente al Tour, quando è andato a vincere e a vestire la maglia gialla, battendo tutti, da Contador a Froome. Ecco, quando l’ho visto pedalare così alla Grande Boucle mi sono rincuorato. Mi sono detto: “Davide, hai perso dal corridore più forte del mondo che c’è in giro in questo momento, non puoi farne un dramma”».
Sabato te lo ritroverai ancora lì, in mezzo alle ruote… «E io ce la metterò tutta per contrastare la sua onda d’urto. Certo, Vincenzo, Domenico (Pozzovivo), Diego (Ulissi), saranno sicuramente i punti di riferimento di una corsa che non sarà facile vincere, ma io so che posso fare bene e, soprattutto, so che sarò supportato da un gruppo di amici e compagni eccezionali, come Alan Marangoni, Alberto Bettiol, Moreno Moser e Davide Villella».
Parli già da capitano… «Parlo come chi ha grandi ambizioni, ma noi siamo una squadra e anche i miei compagni di squadra si giocheranno le loro chances. L’importante è essere lì, al momento giusto, per cogliere il momento».
Soddisfatto del tuo Giro d’Italia? «Sì, anche se ho chiuso in calando. Lo spartiacque è stata la crono di Valdobbiadene, da lì in poi non sono stato più io. Per carattere io non prendo nulla a cuor leggero, però a ben pensarci sono davvero ancora molto giovane e certe corse, difficili e logoranti come il Giro d’Italia, vanno preparate in un certo modo. Ci vuole pazienza e io mi sto attrezzando».
A proposito di preparazione, chi è il tuo allenatore? «Sebastian Weber, quello che avevamo alla Cannondale un anno fa. Io mi sono trovato benissimo con lui e sono rimasto al suo fianco. In più, per quanto concerne l’alimentazione, mi avvalgo della competenza di Iader Fabbri, anche lui bravissimo».
Se sabato prossimo arrivasse la tanto agognata maglia tricolore, ti vedi con una maglia classica o rivisitata come siamo stati abituati negli ultimi anni… «Prima vediamo di portarla a casa e poi penso a come mi piacerebbe portarla in giro per il mondo per un anno. Io ho sempre amato la sostanza alla forma e la sostanza è una sola: vincere».
Caro Roccia un anno fa facesti un regalo a Nibali,perche'a 800 metri dall'arrivo ti sei messo in testa e non ti sei spostato fino all'arrivo ,un esordiente non fa quell'errore ....se cosi vogliamo chiamarlo,anche se sei forte quelle occasioni capitano 1 volta nella vita
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