Come stai Elia? «Bene. Dopo il Giro mi sono concesso una settimana soft, ho pedalato ma più che altro per piacere senza superare le 2h30-3 in sella. La corsa rosa è stata pesante, avevo bisogno di recuperare un po’ di forze. L’unica giornata post Giro impegnativa è stata quella in cui ho partecipato al Gran Premio Città di Montichiari, corsa internazionale in pista che sarebbe dovuta durare due giorni e invece è stata annullata dopo le prime 24 ore. Ho potuto svolgere le prime prove dell’Omnium e ottenere buoni riscontri. Nell’inseguimento ho addirittura fatto registrare il mio record personale, il che non è niente male se consideriamo che non toccavo la bici da pista da un bel po’. Queste prove mi hanno dato indicazioni preziose anche per il programma dell’anno prossimo, il Giro sarà un’ottima preparazione per le Olimpiadi».
Cosa è successo al velodromo di Montichiari? «Le gare sono state sospese per colpa di alcune infiltrazioni, in giornate talmente calde si forma una sorta di condensa che fa cadere delle gocce d’acqua sulla pista. Ai giudici dell’UCI abbiamo detto che in tante occasioni ci siamo allenati in queste condizioni ma non c’è stato nulla da fare, la responsabilità giustamente era loro e non hanno voluto rischiare. È un peccato aver fatto una figuraccia in una gara internazionale, ma sono cose che capitano e non solo da noi. Anche il mondiale di Parigi è stato sospeso per qualche ora perché pioveva dentro alla pista. Questi velodromi moderni spesso sono pensati più per essere belli che funzionali, queste strutture dovrebbero essere costruite in modo più semplice e pratico».
Torniamo alla strada. «Da un paio di giorni ho ripreso a pedalare con maggiore intensità visto che Baku ci aspetta. C’è ancora abbastanza tempo per valutare ciò che il Giro mi ha dato e sistemare ciò che mi ha tolto. Nelle ultime tappe in volata ero meno potente rispetto ai primi giorni. Non ho nessun rammarico per la maglia rossa persa, era un obiettivo di riflesso conseguente alla vittoria di tappa, Giacomo (Nizzolo, ndr) è molto resistente e soffre meno di me la terza settimana, in più a differenza mia poteva contare su una squadra interamente al suo servizio».
Lo ritroverai in Nazionale proprio ai Giochi Olimpici Europei. «Sì. Il percorso presenta uno strappo negli ultimi 10 giri che movimenterà la gara, più che l’altimetria a questi appuntamenti la vera incognita è gestire la corsa con pochi corridori per squadra. Avere formazioni ridotte complica le cose e rende anomala la gara, che dovrebbe decidersi con una volata ristretta ma non è scontato. Siamo in allerta e pronti a ben figurare su un percorso esigente ma non durissimo, 220 km difficili da controllare. Tra gli avversari soprattutto Belgio e Olanda presentano team da non sottovalutare. Ce la metteremo tutta».
Giulia De Maio
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