
Thymen ARENSMAN. 10 e lode. Provate a chiedergli cosa si prova a vincere due tapponi nel Tour di Pogacar, uno che è considerato un cannibale, uno che se può vince e non fa regali. Andate a chiederlo a questo ragazzo olandese, che ha stoffa da vendere e forse meriterebbe anche maggiore considerazione. Due vittorie di tappa nell’era di Pogacar sono un bel biglietto da visita e valgono quanto se non di più del quinto posto finale alla Vuelta e dei due sesti al Giro. Oggi ci prova, con buone gambe e grandissima testa. Scatta e riscatta, nonostante Pogacar sia sempre lì ad inseguirlo. Sa che non ha altra scelta e alla fine viene premiato con il massimo dei risultati: una vittoria nell’ultima tappa alpina, davanti a Vingegaard, nel Tour di Pogacar.
Jonas VINGEGAARD. 6. Le parole stanno a zero e risuonano stucchevoli come mai. Il Tour non è finito, a costo di perdere anche il secondo posto darò tutto me stesso per provare a vincere: sì, come no. Nulla di tutto questo. Si accomoda alle spalle dello sloveno e fa quello che lo sloveno spesso gli fa: sprintargli in faccia. Gli porta via il secondo posto, ma Tadej si porta a casa il quarto Tour. Riesce a notare la differenza?
Tadej POGACAR. 6. Sono un po’ stanchino, dice, e già questa è una notizia. Gli piacerebbe vincere la tappa, ma la gamba non è quella dei giorni migliori e Vingegaard non lo molla nemmeno per andare in bagno. Prova ad inseguire tutti da solo, alla fine capisce che c’è poco da fare. Lipowitz, nel finale, per staccare Onley, fa anche il suo gioco, ma è giusto che a vincere sia Arensman. Per lo sloveno c’è quasi la matematica certezza anche della maglia a pois.
Florian LIPOWITZ. 6,5. Aspetta che a staccarsi sia Onley, prima di quel momento, sempre in una posizione di difesa, senza mai mettere il naso all’aria. Da un ragazzo così, forse, ci si aspettava un po’ di spregiudicatezza.
Oscar ONLEY. 7. Non sale sul podio, ma rispetto ad un anno fa il 22enne scozzese della Picnic fa un balzo vertiginoso: dalla 39a posizione a 2 ore e 41’, alla quarta. Non male il ragazzo.
Felix GALL. 6,5. I Decathlon corrono da grande squadra e lo portano lì, per recitare la parte che gli compete. Roglic crolla, lui guadagna una posizione in classifica. Essere 5° al Tour de France non è proprio un risultato da gettare alle ortiche.
Primoz ROGLIC. 5. Ci prova, con grande coraggio, con grande determinazione, ma alle sue spalle gli Uae non concedono spazio. Alla fine si deve arrendere all’evidenza e poco prima dell’inizio dell’erta finale che conduce a La Plagne, lo sloveno si fa riassorbire dal gruppo maglia gialla. Dopo poco si stacca e precipita. Scivola indietro, perde tre posizioni, senza compromette la top ten. È 8°, più che onorevole per un diversamente giovane.
Tim WELLENS. 8. Tira come un ossesso nel tratto di piano, lungo la valle che conduce il gruppo dei migliori verso La Plagne. Roglic che ci ha provato si trova un cliente troppo scomodo, troppo motivato e troppo bravo: anche oggi, come in tutto il Tour. Quello che ha fatto oggi il belga l’avrebbe dovuto fare ieri Matteo Jorgenson. Prendere nota, please.
Jonathan MILAN. 7. Vince lo sprint intermedio di Villard-sur-Doron, per lui altri 20 punti preziosissimi. Biniam Girmay e Anthony Turgis alle sue spalle. Il terzo posto di Pogacar è l’ideale per il velocista friulano, che ora comanda la classifica con 80 punti di vantaggio. Ci siamo, quasi.