LA TAPPA. Le insidie di Monte Ologno. SEGUI IL LIVE
GIRO D'ITALIA | 28/05/2015 | 07:18 Volata era prevista e volata di gruppo è stata al traguardo di Lugano, in riva al lago. Sono stati neutralizzati tutti i tentativi per una soluzione diversa come quello inscenato, spettacolare, del veterano Luca Paolini che nella discesa in prossimità dell’arrivo si è “bevuto” anche una moto ripresa ma il treno della Lampre ha ben pilotato Sacha Modolo che raddoppia così, e autorevolmente, il successo di Jesolo. E sono già quattro le vittorie della formazione blu/fucsia, unica bandierina italiana nel panorama mondiale delle formazioni “world tour”. Una vittoria ottenuta in casa poiché a Lugano ha sede un’emanazione del team e alla presenza di un gongolante “patron” Mario Galbusera al quale ridevano – e giustamente - anche i candidi baffi. Si riparte ancora in territorio elvetico per l’odierna frazione di 170 chilometri che, nei primi 125 non presenta difficoltà altimetriche, ma, nel finale, ha, come si suole dire, il “veleno nella coda”, con un’inedita salita, assai impegnativa, decisamente dura per pendenze carogna e caratteristiche stradali.
E’ la località di Melide, molto prossima a Lugano, che ospita la partenza. E’ nota per lo spettacolare ponte-diga, completato a metà del 1800, che collega le due sponde del lago di Lugano e unisce Melide a Bissone e per il parco che comprende la struttura di “Swissminiatur” dove sono riprodotti, in scala 1:25, circa centoventi fra monumenti e edifici simbolo della Svizzera. E’ zona con forte connotazione e passione ciclistica rappresentate dal Velo Club Lugano e dal Velo Club Mendrisio, realtà attivissime con palmarès affermazioni in profusione e organizzazioni d’eventi al “top” e, per Mendrisio, anche il prestigioso Premio Mendrisio d’Oro con un albo d’oro del massimo livello. Si costeggia il lago Ceresio fino a Capolago e a Porto Ceresio si rientra nel territorio italiano, in provincia di Varese. A Induno Olona il ricordo è per Luigi Ganna, il primo vincitore del primo Giro d’Italia, qui nato nel 1883. Si entra nel vasto territorio di Varese, città elegante e ricca d’attività, anche ciclistiche nel nome di Alfredo Binda, un grandissimo delle due ruote, nativo della vicina Cittiglio. Si prosegue per Vergiate, si attraversa il territorio, dove sorge l’aeroporto di Malpensa e si raggiunge quindi Sesto Calende. Si lascia la Lombardia, si passa in Piemonte, provincia di Novara, costeggiando il lago Maggiore, chiamato anche Verbano. Si prospetta Arona, importante centro turistico con la maxi-statua famosa del San Carlone e un’intensa attività ciclistica portata avanti dall’Associazione Ciclistica Arona, molto attiva nel professionismo. E’ vicina, nel prossimo giugno, l’organizzazione del campionato italiano professionisti strada. Dopo Meina e Lesa s’incontra l’incantevole Stresa, in provincia di Verbano-Cusio-Ossola, con i suoi eleganti edifici e con vista sulle isole Borromee, sotto il Mottarone, altro luogo di sviluppato turismo e con notevoli richiami ciclistici. La signora Vitaliana Adorni, moglie di Vittorio Adorni, è della zona. Sempre sul lago Maggiore si prospettano Baveno e Feriolo, piacevoli località e poi la corsa lascia – momentaneamente – le rive del lago Maggiore e s’indirizza verso l’interno. Si passa per Gravellona Toce, all’inizio della Val d’Ossola, si supera Mergozzo e l’omonimo piccolo lago con piacevoli scorci (qui vive Marco Della Vedova, buon professionista dal 1996 al 2002, da una decina d’anni ispettore di percorso nelle gare di RCS Sport), Fondotoce, lo strappetto di Bieno e passare quindi per Verbania, in prossimità del traguardo. Mancano ancora sessanta chilometri all’arrivo e, dopo Ghiffa e Cannero Riviera, pregevoli località sulla costa del lago, un’altra virata verso l’interno per esplorare, e il verbo è attinente dato che è la prima volta che la corsa rosa affronta questa salita, scalare il Monte Ologno. E’ il “veleno nella coda” di cui si parlava in precedenza. Si passa in un ambiente naturale suggestivo, superando il piccolo centro di Trarego che è legato a tristi ricordi della seconda guerra mondiale nel territorio ossolano. La carta d’identità della salita del Monte Ologno propone questi dati: lunghezza km. 10,4 con m. 931 di dislivello, pendenza media 9%, massima 13%, GPM di 1^ categoria. I tratti maggiormente ripidi sono nella prima parte. Segue una “discesa tortuosa e tecnica ma di lieve pendenza” (termini ripresi, pari, dall’ufficialità del Garibaldi) nella fase iniziale che, dopo l’Alpe Segletta, un nome che riporta al Giro 1992, diviene larga e agevole. Si passa per Premeno, località dove si rifugiava nella casa della nonna, per allenarsi in vista degli appuntamenti ciclistici più importanti, Gianni Motta e, lungo una discesa che si propone ora con strada più larga, si supera Bee, località con spettacolari vedute sul lago e tornare in piano, verso Verbania, precisamente nell’abitato di Intra, a cinque chilometri dall’arrivo. La bella cittadina che ha assunto la denominazione di Verbania nel 1939 a seguito dell’unione dei comuni di Intra e Pallanza è, con Suna, il capoluogo del Verbano-Cusio-Ossola, provincia nata nel 1992. Notissima è la villa Taranto, tra Pallanza e Intra, con uno spettacolare giardino botanico, oltre a varie attrattive architettoniche e paesaggistiche. Qui nel 1952 vinse la tappa della corsa rosa lo svizzero Fritz Schaer con Alfredo Martini al posto d’onore mentre nel 1992 la vittoria fu di Franco Chioccioli, davanti a Chiappucci e Lelli. Il terreno e le condizioni per lo spettacolo finale ci sono. La parola, anzi la strada, passa ai protagonisti, ai corridori, i primattori – sempre - dell’atteso spettacolo.
Giuseppe Figini
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