LA TAPPA. Si torna a salire. SEGUI IL LIVE

GIRO D'ITALIA | 16/05/2015 | 07:36
Dopo la maratona, torna la salita, con l'arrivo a Campitello Matese al termine di una tappa impegnativa. La domanda di questa mattina è la stessa che ci siamo posti ieri: come sta Contador? La lunghisisma tappa di ieri, con oltre sette ore di bicicletta, ha sicuramente messo a dura prova l'articolazione della sua splla sinistra, lussata nell'incredibile caduta di Castiglione della Pescaia.
Ieri lo abbiamo visto alzarsi spesso sui pedali, a volte con il volto segnato dolore e altre meno, ma un conto è "fare le prove" con la strada che sale al 3-4% per un breve tratto, un altro rispondere agli attacchi degli altri uomini di classifica su pendenze più dure. Per un uomo come il madrileno, che ama correre sui pedali nella caratteristica andatura che è diventata il suo marchio di fabbrica, non sarà facile difendersi oggi,
Oltre che con questa domanda, il carrozzone del ciclismo riparte da Fiuggi con una certezza: l'aver ritrovato Diego Ulissi. Il toscano ieri è sbucato dal nulla sul viale d'arrivo di Fiuggi e si è messo finalmente alle spalle un anno difficile. Bene così.

E’ sabato, fine settimana e, per intuibili motivi e numeri d’ascolto, di “share” televisivo, è oramai invalsa e lunga abitudine da parte degli organizzatori-disegnatori delle corse a tappe - grandi e meno grandi che siano, in Italia e all’estero - di “piazzare” nelle giornate di sabato e domenica i motivi di maggiore interesse agonistico. E si sa come la salita sia sempre, o quasi, il primo motivo d’appeal ciclistico.
Ecco quindi, nel rispetto di quella che è diventata una regola seguitissima, anche se non scritta, proporsi l’interessante arrivo in quota a Campitello Matese, nell’appennino molisano preceduto da un percorso impegnativo, di media montagna.
La partenza è sempre da Fiuggi, un’occasione di festa per i numerosi appassionati delle due ruote della zona che ha quali attuali alfieri nel professionismo gli “enfant du pays” Stefano Pirazzi e Valerio Agnoli, unitamente a una “dame du pays”, una “first lady” del ciclismo, se così si può definire. la signora Rachele, moglie di Vincenzo Nibali.
La tappa prevede il passaggio nella Ciociaria per Alatri e Veroli e quindi Isola del Liri e Sora, centri di vari interessi e storia. Dopo Sora, poco prima di metà percorso, ha inizio la lunga salita - 26 km. - verso il GPM di 2^ categoria di Forca d’Acero, quota m. 1530, superando un dislivello di 1.294 metri, pendenza media, costante, del  5% con una massima del 9%, un passaggio che segna anche l’entrata in terra abruzzese, in provincia di L’Aquila. Si è nel Parco Nazionale d’Abruzzo e s’incontrano i piacevoli centri di Villetta Barrea, Barrea, Alfedena. Segue l’entrata nel vicino Molise, segnata dal passaggio a Ponte Zittola, per giungere al capoluogo di provincia, Isernia, città con molteplici motivi d’interesse. Si è nei dintorni dell’imponente santuario di Castelpetroso, dedicato a Maria Santissima dell’Addolorata. Dopo un discesina, breve, inizia l’ascesa finale, tutta in provincia di Campobasso, verso Campitello Matese. Sono altri 13 km. di salita con pendenza costante, quasi uniforme, al 6,9% di media e una punta attorno al 12% per superare un dislivello di 900 metri. E’ una tappa che, dopo quella dell’Abetone, è destinata a dare un’ulteriore sgrossata alla classifica generale e fare vedere o, almeno, intravedere, lo stato dell’arte di forma dei pretendenti alla rosa. E’ solo la prima settimana di corsa ma, come si dice, il buongiorno si vede dal mattino.
I precedenti della corsa rosa a Campitello Matese, sovrastata dal Monte Miletto, la cima più elevata del gruppo del Matese con i suoi m. 2050, rimandano i nomi dei vincitori su questo traguardo. Il primo, nel 1969, fu Carlo Chiappano, onesto e forte gregario che ottenne qui uno dei sui momenti di gloria dopo la Tirreno-Adriatico vinta nello stesso anno. Fu poi il d.s. e il confidente di Giuseppe Saronni. Morì in un incidente stradale nel luglio del 1982, quasi sulle strade di casa e non ebbe la soddisfazione di vedere il suo pupillo in maglia iridata dopo la “fucilata di Goodwood”. Un successo che Giuseppe Saronni gli dedicò. Un salto nel tempo, il 1982, quando qui trionfò Bernard Hinault che conquistò pure la maglia rosa per il suo secondo successo finale nel Giro d’Italia. Seguono quindi lo spagnolo Alberto Fernandez nel 1983, Franco Chioccioli nel 1988, Eugenio Berzin nel 1994, anno della sua vittoria alla corsa rosa che qui conquistò l’insegna del primato alla quarta tappa, subentrando al suo compagno di squadra Moreno Argentin. Termina la serie Gilberto Simoni nel 2002.

Giuseppe Figini


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