GATTI & MISFATTI. Il CICLISMO DIVENTA METEOPATICO

GIRO D'ITALIA | 15/05/2015 | 18:57
di Cristiano Gatti      

Solo poche gocce, finora. Nel complesso, prima settimana di sole. Senza esagerare. Né caldo, né freddo. Al momento è il Giro perfetto, che rispetta con tutti i parametri a posto il nuovo Protocollo Meteo, introdotto nel (colpevolissimo) silenzio generale proprio a partire da qui. Per chi si fosse perso qualche passaggio: l’Uci ha accettato di sperimentare il nuovo strumento sulla spinta delle diverse componenti ciclistiche, allarmate dalle condizioni estreme incontrate per strada in varie corse, caldo atroce e freddo polare.

Certo, in linea di principio la salute e la sicurezza dei corridori vanno certamente tutelate al massimo grado, magari evitando curve a “U” e tunnel assassini negli ultimi metri. Magari alzando le transenne dello sprinbt per ingabbiare i tifosi bestie. Magari segnalando meglio e imbottendo alla grande pali e guard-rail pericolosi.

Questo però è un incredibile passo in avanti, tutta un’altra cosa. Di più, molto di più. Se ho capito bene – capire bene certe normative è peggio che tradurre Tacito – una commissione è sempre in agguato davanti alle mutazioni del meteo. Al primo allarme, riunione e valutazione. Dell’agile organismo – come una comitiva di giapponesi in autogrill – fanno parte “direttore di corsa, responsabili della sicurezza, rappresentanti degli atleti, dei team e dell’UCI”.

Lo dico apertamente: io ormai la mattina scruto l’orizzonte non col timore dei nuvoloni e delle temperature in sé, ma col timore di quanto un peggioramento potrebbe scatenare. Mi pare di vederli: al primo temporale, ma anche alla prima afa, la commissione affitta un palazzetto dello sport, convoca i membri e poi comincia la discussione. Non so se è prevista anche la consulenza di vecchi pescatori ed esperte guide alpine per definire meglio i possibili sviluppi. Resta il fatto che i lavori si preannunciano svelti come un conclave: alla fine, la fumata, con la decisione se correre o se tornare sotto le coperte, oppure dentro la piscina in caso di grande caldo.

Vorrei essere molto chiaro e diretto: c’è poco da scherzare. Purtroppo o per per fortuna, è tutto terribilmente serio. Personalmente, avendo già assistito a certe consultazioni ai raduni di partenza, quando comunque a decidere era uno solo, temo mattinate grottesche. La gestione assembleare della corsa – delle condizioni di corsa – può portare a qualunque risultato: anche al ridicolo. Ora che tutti dicono la loro, ora che tutti consultano Aeronautica ed esperti vari, ora che ciascuna componente difende i propri interessi, si rischia di fare notte. E davvero di far ridere. E siccome alla fine bisognerà pur prendere una decisione, sarà suggestivo assistere alla votazione democratica, per capire se correre sì o non correre no sarà il verdetto finale.

Chiudendola qui: resto fermamente convinto che il vero ciclismo sia quello che solo certi atleti possono sopportare, perché se lo posso sopportare anch’io, in un arco di temperature miti e gradevoli, senza fondo sdrucciolevole, è chiaramente un ciclismo per mammolette e boy-scout. Con questo non voglio dire che i corridori vadano mandati al macello, ma devo anche dire che finora nessuno ha mai mandato al macello nessuno. Gavia e Stelvio compresi. In fondo, il ciclismo è anche sport di resistenza e sopportazione, ci può stare persino che vinca l’ultimo capace di rimanere in piedi. Gli altri che non ce la fanno possono tranquillamente salire in ammiraglia. Se poi capita proprio la giornata spaventosamente disumana, basta un responsabile davvero responsabile per fermare la mattanza.

L’idea che invece al primo colpo di sole o alla prima nuvola si debbano convocare gli stati generali, questa idea di trasformare il ciclismo in uno sport meteopatico, mi mette molta agitazione addosso. Temo seriamente che presto il mio amato ciclismo subisca una mutazione genetica e finisca per somigliare maledettamente al bridge. O a Montecitorio, che è pure peggio.
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COMMENTI
CICLISMO DEMOCRATICO
15 maggio 2015 20:40 tonifrigo
Potremmo anche organizzare qualche sottocommissione. La commissione Neve per esempio potrebbe valutare il manto e la consistenza. Al limite, sostituire la tappa con una ciaspolada.
La commissione pioggia, invece, deve valutare anche la presenza di tombini e la percentuale di spurghi di acque nere, per via dell'assicurazione per la leptospirosi.
La commissione grandine sarà chiamata a stabilire il tempo di scioglimento e i danni ai caschetti, per l'opportuna sostituzione. Ciao Cri.

Ciclimo sensato
15 maggio 2015 21:55 Bartoli64
A me, invece , preoccupa molto di più che testate giornalistiche di riferimento per questo sport si tramutino come quelle squallide trasmissioni "pallonare" trasmesse da emittenti televisive e radiofoniche di quart'ordine che si occupano di calcio (parlato), dove pseudo-giornalisti travestiti da tecnici ed esperti sopraffini si accapigliano di continuo tra di loro e con il pubblico, sempre pronti a polemizzare - a prescindere - su tutto e su tutti.

Mamma mia, che pena...

Bartoli64

provocazione
16 maggio 2015 07:28 SoCarlo
perche' il meteo avverso si' a lo spettaore incosciente no?
sono gare di resistenza, ma anche di velocita', tattica, etc.: perche' ridurle a chi resta in piedi per ultimo?

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