ORICA. Gerrans: «Devo dividere la maglia con tutta la squadra»

GIRO D'ITALIA | 09/05/2015 | 17:05
Parla così la prima maglia rosa del 2015, Simon Gerrans: «Sanremo sta diventando proprio un posto speciale per me e la squadra. Passare per primo sulla linea del traguardo e indossare la maglia rosa per me è un grande onore. Devo dire grazie al mio team. Abbiamo studiato il percorso molto attentamente tra ieri e oggi, abbiamo meritato la vittoria perché tutti ci abbiamo messo il massimo impegno, dagli specialisti per le prove contro il tempo che hanno dettato il ritmo nella prima parte e gli altri che l'hanno mantenuto nella seconda parte più veloce, ma anche ai dirigenti e lo staff. Abbiamo disputato una crono fantastica, ognuno nella Orica GreenEdge merita un pezzo di questa bellissima maglia rosa».

Siamo appena stati alla conferenza stampa della maglia rosa, ecco le sue dichiarazioni.

Oggi sei passato per primo perché presto, il 16 maggio, sarà il tuo compleanno così come l'anno scorso era toccato a Tuft a Belfast?

«In realtà fino a prima della partenza non ne avevamo parlato perché in squadra abbiamo un rapporto molto stretto, siamo tutti amici e, in fondo, non ci importava a chi sarebbe spettato di tagliare il traguardo per primo. Poi il nostro DS Matt White ci ha comunicato che sarei stato io. La nostra strategia era quella di tirare subito con gli uomini più forti sul passo per poi farli sfilare in prossimità del traguardo lasciando solo chi avrebbe avuto più chance per la classifica dei prossimi giorni. Il nostro obiettivo, infatti, è quello di mantenere la maglia più a lungo possibile. Vedo bene Matthews per la tappa di domani, è molto veloce e potrebbe prendere lui la maglia».

Come ti senti dopo i problemi di inizio stagione?

«Ho avuto un inizio di stagione davvero molto difficile, a volte ho avuto come la sensazione di star ripartendo da zero. Il primo obiettivo era il Tour Down Under e il secondo il campionato nazionale australiano, ma li ho mancati e così anche alle Strade Bianche. Ho dovuto saltato le Ardenne - il mio secondo obiettivo stagionale - e quindi ho lavorato per la squadra, ma finalmente ora raccolgo qualcosa io e spero che la malasorte possa mutare in buona sorte da questo momento».

E se provassi a mantenere la maglia per due settimane invece che fare il gregario?

«Classifica o tappe? Me lo chiedono spesso. Durante la mia carriera ho scoperto che posso essere uno dei migliori nelle gare di un giorno ed è quello su cui mi sono focalizzato (anche sulla singola tappa nelle grandi corse), mentre se punto alla classifica generale potrei arrivare magari 20esimo, ma non di più. E così preferisco essere il migliore in una specialità piuttosto che solo un buon corridore in un'altra. Ora che sto invecchiando la prospettiva potrebbe cambiare, ma in questo Giro vivrò giorno per giorno dopo un inizio di stagione con tante interruzioni. Mi muoverò in base alle sensazioni».

È vero che avete provato sei volte il percorso?

«No, non è vero: lo abbiamo fatto due volte ieri e una stamattina, come le altre squadre, credo. Il nostro vantaggio è che siamo dotati di cronoman tra i migliori al mondo e compagni che danno il 100% in queste prove. È stata una prova davvero fantastica, vinta partendo da favoriti. Ci siamo riusciti perché ognuno ha seguito alla lettera il programma prestabilito all’inizio della giornata. Se potessi, vorrei davvero tagliare la maglia rosa in nove parti sul fronte per dividerla tra i compagni e la posteriore in cinquanta per tutte le persone che stanno dietro il team dagli sponsor all’organizzazione fino a ogni singola persona dello staff».

Come proseguirai il Giro? E la stagione?

«In questo Giro non mi ero posto grandi obiettivi finché non avessi visto come avrei reagito oggi. Posso anticiparvi che organizzeremo volate con un piccolo treno, punteremo su Matthews e sulle salite con Chaves o Weening. Per quanto mi riguarda, dopo il Tour dell’anno scorso ho fatto esperienza e proverò a non commettere gli stessi errori. Infine i campionati del mondo, che forse saranno la mia ultima opportunità: certo il percorso non è buono come quello di Ponferrada, ma ci proverò».

Diego Barbera
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