NIYONSHUTI. «Con il ciclismo voglio aiutare il mio Paese»
PROFESSIONISTI | 02/05/2015 | 07:38 Oggi voglio raccontarvi la storia di Adrien Niyonshuti, corridore della MTN-Qhubeka. Nato il 2 gennaio 1987 in Ruanda, ha una storia dolorosa alle spalle che lo distingue da tutti i colleghi in gruppo. Aveva appena sette anni quando la sua famiglia Tutsi è stata falcidiata dai militanti Hutu nel genocidio ruandese del 1994. In quella strage Adrien perse 60 parenti stretti, tra cui sei fratelli, brutalmente massacrati durante i 100 giorni del genocidio ruandese, che è costato la vita a oltre un milione di persone, circa 10.000 al giorno, in una follia che ha spazzato via circa il 70 per cento della popolazione Tutsi. Comprensibilmente Adrien non ricorda con piacere il suo passato, ma per raccontarci il suo presente e un progetto in cui crede molto al via della settima tappa del Tour of Turkey fa uno sforzo per noi.
«Non posso dimenticare quello che è successo. Ho perso i miei fratelli, cugini e buona parte della mia famiglia materna, è stato terribile. Ci sono un sacco di cose che ricordo, ma preferisco non andare nel profondo di quanto accaduto perché non ha un motivo logico. Non mi resta che ricordare la mia famiglia, stare con chi è sopravvissuto, ringraziare Dio per avermi tenuto in vita e nient’altro».
Vent’anni dopo Niyonshuti è un eroe nazionale, un ambasciatore non solo per il ciclismo, ma per la rinascita del Ruanda. Nel 2012 è stato il primo ciclista ruandese a competere per il suo paese alle Olimpiadi. La storia di Adrien ha catturato i cuori di ruandesi in patria e all'estero come un simbolo di orgoglio e di speranza per un nuovo Ruanda. «Sono fiero di essere considerato un esempio di una nazione che è molto diversa da quello che era quando io ero un bambino. Ho iniziato a pedalare da adolescente, in sella a una bici di legno di proprietà di un mio zio. Un giorno nel 2006 mi notò l’ex professionista americano Jonathan Boyer, che per me è diventato un mentore, dopodiché nel 2009 grazie alle prestazioni in nazionale mi sono assicurato un contratto da professionista con la MTN. Dopo i Giochi Olimpici di Londra (ha partecipato alla prova cross country, ndr) ho avvertito il bisogno di fare qualcosa di più così nel 2013 ho dato vita a un’Academy nella mia città natale, Rwamagana, che porta il mio nome e offre la possibilità ai giovani (dagli 8 ai 15 anni) nel mio paese di sperimentare la potenza del ciclismo. Nel mio piccolo voglio installare la speranza di un futuro diverso, grazie allo studio e allo sport, e trasmettere i valori positivi che offre il ciclismo alle generazioni future. Il ciclismo ha cambiato in meglio la mia vita, sarei facile se riuscisse a fare lo stesso per alcuni giovani del mio paese».
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