Non gli capita spesso di vincere, è lui stesso a ricordarcelo, sarà anche per questo che Cesare Benedetti ha un sorriso che da un orecchio arriva all'altro.
Sei felice? «Beh, direi. Vincere qui per me è una bella soddisfazione. Non sono uno che è davanti di frequente, riuscire ad alzare le braccia al cielo davanti alla mia famiglia non ha prezzo. La dedica va in particolare a mia moglie Dorota, con cui vivo a Mori. Lei è polacca e ha un passato da ciclista, ora ha smesso per concentrarsi sul dottorato e perchè il ciclismo femminile non dà da vivere. Mi sopporta negli alti e bassi che prevede la vita da ciclista, se la merita tutta».
Una giornata così ripaga una vita da faticatore? «Sì, mi è già capitato di indossare la maglia di leader al Giro baby da dilettante e alla Coppi e Bartali 3 anni fa, sempre dopo una cronosquadre. Ci tenevo molto a far bene oggi, visto che l'anno scorso eravamo arrivati secondi dietro alla BMC questa mattina a colazione scherzavo con i miei compagni dicendo loro che bastava migliorarci di una posizione».
Era pianificato che saresti passato per primo al traguardo? «No, ma già l'anno scorso ero stato chiuso alle transenne... Questa volta non mi sono lasciato sfuggire la ghiotta occasione partendo lungo sul rettilineo finale. In questa squadra bavarese mi trovo bene, Bora fa sistemi di aspirazione per cucine, Argon 18 bici (descrive così bene i prodotti degli sponsor che scherza dicendo: se non mi rinnovano come corridore potrei riciclarmi come venditore, ndr) il team manager è molto ambizioso, siamo cresciuti anno dopo anno. Quest'anno siamo stati invitati al Tour de France, ma al momento penso sia dura che mi convochino».
Conosci bene le strade che dovrai affrontare domani. «Sì, ho iniziato a correre nella Ciclistica Dro e su questi percorsi mi alleno quotidianamente. Realisticamente per me le vette che ci aspettano saranno proibitive, ma sono già felice che oggi siamo riusciti a metterci dietro degli specailisti-maniaci di queste prove come gli Sky. La grinta per difendere la maglia non mi manca, ma domani servono le gambe. La salita di Monte Velo la conosco bene, ma sarebbe meglio nono conoscerla per affrontarla con più incoscienza...».
da Arco di Trento, Giulia De Maio
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