STORIA | 16/01/2015 | 13:03 Può essere tranquillamente indicato e definito come “Paolo Guerciotti, ovvero il ciclocross”. Non per titoli sportivi propri poiché l’impegno e la passione profusi da Paolo Guerciotti, ciclocrossista praticante assiduo della specialità per molti anni, non hanno quasi mai trovato altrettanto, adeguato, obiettivo riscontro negli ordini d’arrivo che contano, ma per la dedizione e l’impegno, “a tutto campo” è proprio il caso di dire, sempre largamente profusi nel settore. I settanta, intesi come anni, non sono lontani ma la frenesia dell’attività è sempre quella dei vent’anni. Sembra costantemente percorso da scariche elettriche ad alto voltaggio, mai fermo, una sorta di “duracell” che non si scarica mai e parla, parla a raffiche, con quella sua caratteristica “r” rotante, a metà fra quella blesa e quella piacentina.
La chioma non è più quella folta e corvina della gioventù ma, nel complesso, la figura si può definire – senza tema di smentite - atletica, in linea, in piena forma. Con tutto quel movimento frenetico, del resto, è impossibile accumulare peso. La presentazione del trofeo Mamma e Papà Guerciotti di sabato 17 gennaio, giunto alla 37^ edizione, annuale occasione d’incontro della formazione ciclocrossistica della Selle-Italia-Guerciotti-Elite e di quanto ruota attorno a questa squadra che conserva comunque un’impronta di famiglia e famigliarità, ha risvegliato qualche ricordo-flash legato a Paolo Guerciotti e dell’ambiente della specialità ai tempi della sua giovinezza. E’ nel 1961 che Paolo si avvicina al ciclismo seguendo le orme del fratello Italo, buon crossista che ha vestito anche la maglia azzurra. Per l’attività su strada nelle categorie giovanili il palmarès, nonostante rivendicazioni orali, non trova pari riscontri oggettivi a supporto. Quasi come quello che talvolta, con pudore, molto pudore in verità, è rappresentato, in ricordo della sua (breve) carriera ciclistica dal nostro direttore Pier Augusto Stagi, molto presente alle partenze, molto meno agli arrivi (absit iniuria verbis…). I genitori di Guerciotti, originari della zona di Crema, gestivano la storica trattoria dei Tri Basei (tre gradini per i non meneghini), in via Ortica, nell’omonimo, popolare quartiere della periferia milanese alle spalle della stazione ferroviaria di Lambrate. E’ il quartiere dove operava il famoso “palo della banda dell’Ortica” reso celebre dal compianto, Enzo Jannacci. E Paolo Guerciotti ricorda ancora, come compagno di classe, alle elementari, Giorgio Camera, poi impegnato per molti anni nelle organizzazioni di RCS Sport. Nel 1964 Paolo segue il fratello Italo nella minuscola bottega ciclistica aperta in Via Petrella 4. E' a metà strada fra Corso Buenos Aires e la stazione Centrale. Sono gli anni in cui il ciclocross presenta, in abbondanza, manifestazioni e specialisti di primo rilievo come Pertusi, Severini, Ferri, il pluriridato “re” della specialità, Renato Longo, Garbelli (sì, Domenico Garbelli), Gatto, Torresani, Sfolcini, Colzani e, in epoca successiva, il professore valdostano Vagneur, Livian, i fratelli Uboldi – Felice e Mario “Mariett”, Flaiban - e quindi anche stradisti di primo piano quali Bitossi e Panizza. I percorsi, soprattutto in Lombardia, nel Varesotto, alternano sentieri, ostacoli naturali e artificiali, scalinate infinite (tipo Solbiate Olona) con il centro organizzativo di solito situato in trattorie, cooperative di consumo e menu robusti a base di trippa, cassoeula (bottaggio di maiale è la traduzione), bolliti vari e salamini. E’ l’epoca in cui, il pomeriggio del sabato e della domenica, la RAI-TV, praticamente monocanale, propone in diretta il ciclocross. Altri tempi. Era il periodo che, con i molti corridori milanesi dell’epoca, strada e pista, in maglia GBC dell’amico Jacopo Castelfranchi, titolare del marchio, quasi quotidianamente, andavano in corteo a casa di Adriano De Zan, altro suo grande amico, e uscivano in bicicletta. Un gruppetto di qualità con Sante Gaiardoni, Marino Vigna, Nico De Lillo, Cribiori, Carlo Rancati, Poiano e vari altri ai quali si aggregava, talvolta, con la dovuta moderazione ovviamente…, anche il grande Antonio Maspes. Paolo Guerciotti è un assiduo partente e si ricava, anzi s’inventa, il ruolo del fuggitivo per antonomasia con partenze a tutta, come se il traguardo fosse lì solo dopo un paio di giri. Sparava tutto all’inizio ma otteneva così d’essere seguito dall’occhio delle telecamere. Una scelta di vero e proprio anticipatore del “marketing” sportivo sul campo, premiante almeno dal punto di vista economico per Paolo che, una volta staccato il numero, si dedicava all’assistenza dei compagni di squadra, a trattare e “piangere” con gli organizzatori per i rimborsi. E' un vero e proprio sindacalista per la categoria dei crossisti. Tutto questo senza mai perdere di vista, anzi sempre cercando di non essere perso di vista, dalle telecamere. E non poteva essere altrimenti anche per il look che Paolo Guerciotti sfoggiava smessi maglietta e pantaloncini del corridore: stivaletti texani con borchie e cuciture oltremodo visibili, pelliccia e colbacco cosacco alternato a un cappello texano, da cow-boy. Non proprio un abbigliamento definibile sobrio ma lui indossava il tutto con naturalezza, come testimoniato da molti filmati e foto che lo vedono salutare i successi dei suoi corridori al traguardo. E che corridori: Roland Liboton, Vito Di Tano – l’amico di una vita e portabandiera del G.S. Guerciotti -, il tedesco Mike Kluge e altri, molti altri ancora, protagonisti fino a Daniele Pontoni e la dinastia dei Dall’Oste, di Armando Zamprogna, di Giuseppe e Riccardo Bigolin, ossia Selle Italia, sempre al suo fianco. Così come il compianto Marzio Gazzetta e i sempre in prima linea Gianfranco Soncini e Angelo Gaudenzi, operatori dell’informazione scritta e visiva che percorrono con sostanza i sentieri del ciclocross.
Paolo Guerciotti ha avuto la soddisfazione d’indossare la maglia azzurra ai mondiali del 1979 a Saccolongo. Intanto ha sviluppato pure l’attività e la diffusione del marchio e delle bici in tutte le categorie del ciclismo, anche a livello internazionale, pure su strada con speciale riguardo agli Stati Uniti con l’esordio nel professionismo. Da via Petrella è un seguito di cambiamenti di sede per lo sviluppo dell’attività, sempre comunque attorno alla zona di piazzale Loreto, a Milano. E’ stato Paolo Guerciotti a fornire il casco, obbligatorio nella specialità, a Eddy Merckx, nell’unico ciclocross corso dal belga in Italia (e, forse, nel mondo), grazie ai buoni uffici del suo amicone Roger De Vlaeminck. Era il 1975, giorno di S. Stefano, il G.P. Brooklyn a Iseo, valido per il Trofeo Raffaele Garinei, una “classicissima” del cross intitolata a un redattore di Roma della Gazzetta dello Sport, il fratello di Pietro Garinei della premiata ditta dello spettacolo “Garinei & Giovannini”. E proprio al Garinei Paolo era solito dare vita a grandi duelli, gestuali e verbali, con Giuseppe Fumagalli di Novate Milanese, appassionato di ciclocross, amico del patron Vincenzo Torriani, delegato a trattare gli aspetti economici. Momenti degni di una vera e propria sceneggiata napoletana. La moglie Mary, i figli Alessandro e Michela, sempre in “ditta” con Paolo potrebbero raccontare molto di più.
Ci fermiamo qua e aspettiamo di vedere Paolo in azione sabato al Trofeo dedicato agli amati genitori, attorniato dai suoi amici e dalla “parrocchia”, ristretta rispetto al passato ma sempre appassionata del ciclocross di cui è un portabandiera. L’abito chiaro, gessato, elegante, della presentazione ritorna nell’armadio. E lascia spazio alla tenuta da campo che lo mantiene sempre giovane.
Il fratello Italo probabilmente era più bravo nel ciclocross, sono convinto che lui è molto più bravo come imprenditore. Non gli farà piacere farlo sapere, per come se la "tira" ma sono certo che i settanta, per lui, sono arrivati, essendo del 1945. Sono testimone di una sua vittoria a Cologno Monzese, come esordiente, lui al secondo ed io al primo anno, lui 1° io 3°.
Bravo Paolo.
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