STORIA | 10/01/2015 | 07:40 L'idea è venuta al presidente del Coni, Giovanni Malagò: trasformare il Viale delle Olimpiadi a Roma in una sorta di «Hall of fame»
dello sport italiano. Bella idea, inevitabili discussioni e polemiche
su quali siano gli sportivi da inserire o meno nell'elenco: a sollevare
il caso è stato un articolo di Augusto Frasca su Il Tempo (CLICCA QUI). Per il ciclismo, i selezionati sono
Costante Girardengo, Ottavio Bottecchia, Alfredo Binda, Learco Guerra,
Gino Bartali, Fausto Coppi, Fiorenzo Magni, Antonio Maspes, Sante
Gaiardoni e Felice Gimondi. Solo l'atletica leggera, con 12 campioni, ne
ha di più.
L'idea è buona, ma come troppo spesso capita in Italia, è un po' confusionaria. Non sarebbe più logico, considerato anche il contesto in cui si trova la via in questione, lasciare spazio ai campioni olimpici, agli atleti che hanno scritto le pagine più belle dello sport a cinque cerchi? Per il ciclismo come si fa a non inserire Ercole Baldini che ha vinto l'oro a Melbourne e poi il Giro d'Italia o Fabio Casartelli che portò l'azzurro in trionfo a Barcellona? O ancora il bresciano Vianelli e Attilio Pavesi, che ci regalò il primo oro della storia olimpica a Los Angeles nel 1932? A nostro avvico, meritano più loro dei pur grandissimi campioni sopracitati: loro hanno vinto alle Olimpiadi, il loro trionfo merita di essere riconosciuto ad imperitura memoria. I
campioni dei motori, della motonauttica, del tennis o del rugby vanno
omaggiati in altro modo e in altra sede, mentre un posto nella hall fame non
può mancare per gli eroi antichi Alberto Braglia e Dorando Pietri o per
quelli moderni come Vincenzo Maenza e, perché no?, Paolo Bettini. Se per una volta lasciamo da parte il calcio -
sette i selezionati - che all'Italia olimpica non ha mai regalato
grandi gioie, non muore nessuno. Mentre la giusta gratificazione a
campioni di discipline che vengon buone solo ogni quattro anni oppure
che - come atletica, scherma e ciclismo - sono da sempre pilastro del
nostro sport, sarebbe molto più meritata.
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