Mettiamoci però d’accordo, decidiamoci: se siamo per la radiolina siamo anche per il computerino che ti segnala wattaggi e non solo. Se siamo contro alla comunicazione in corsa e il filo diretto con l’ammiraglia perché toglie la fantasia al corridore e alla corsa, la prima cosa da togliere sarebbero proprio i computerini. Froome non ne fa solo uso, ma il suo è diventato un credo a dir poco integralista. Ha sposato la filosofia e l’ha fatta sua. Non stacca gli occhi dal manubrio nemmeno sotto tortura, sembra un ragazzino di oggi che non stacca gli occhi dal suo smartphone. Testa bassa, braccia larghe, gambe che frullano sgraziate, schiena ricurva in un esercizio che sembra davvero per il corridore britannico una tortura. Non dà l’idea di governare la bicicletta, ma Froome la subisce sempre. Continuano a scattargli in faccia? E chissenefrega, lui ha i suoi parametri da seguire con maniaca precisione e guai a scompaginargli lo spartito. Come dite? Mi chiedete dove voglio arrivare? Semplicemente a dire che quelli che considerano le radioline il diavolo, dovrebbero fare altrettanto con chi fa ricorso ai computerini. Io da che parte sto? Dalla parte dell’innovazione, del mondo che procede e si evolve: quindi viva le radioline e i computerini. Voto 2 a chi vorrebbe bandire le radioline e non proferisce verbo per quegli strumenti che calcolano tutto. Forse le radioline hanno solo un limite: non essere fabbricate da aziende che producono computerini.
Przewyslaw NIEMIEC. 10. Non è facile tenere testa a quelli là dietro, soprattutto dopo una giornata trascorsa in avanscoperta con altri quattro attaccanti di giornata (Degenkolb, Aramendia, Meyer e Vandewalle). Inizia la salita conclusiva, con pendenze irte e aspre, con circa 3’ di vantaggio sul gruppetto della maglia rossa Contador. Sembra spacciato. Invece nonostante i continui attacchi e contrattacchi di Contador, Valverde e Rodriguez, “prezzemolo” Niemiec riesce a mantenere un discreto vantaggio che gli consente di regalare alla Lampre-Merida il secondo successo di tappa di questo Giro di Spagna. Questa sera un doppio brindisi per il corridore polacco e per il diesse Bruno Vicino che oggi compie gli anni è d’obbligo. Come i nostri auguri.
GianPaolo CARUSO. 8. Con Dani Moreno prepara il terreno a Purito: è tutta la Vuelta che lo fanno, soprattutto lo fa. È un punto fermo della Kastusha, ma lo sarà a questo punto anche per la nazionale di Cassani. Come si fa a non portare uno così? Warren BARGUIL. 7. Gambe da fenicottero, voglia di stupire e stupirsi. Questo ragazzone magro magro, vincitore del Tour de l’Avenir 2012 è certamente un gran bel corridore. Oggi scatta anche più di Contador. Ci prova in tutti i modi e alla fine qualcosa paga. Ma che bravo.
Alberto CONTADOR. 7. Ci mette l’anima, in ogni scatto. Non si risparmia, non si tira mai indietro, anche se si guarda troppo alle spalle: sente di non essere sicuro, in particolare con quel Chris Froome sempre lì pronto a recuperare. Oggi è controllatissimo, Valverde e Rodriguez non lo mollano un secondo. Questa mattina gli controllano anche la bicicletta. E in quel preciso momento ha capito che sarebbe stata una giornata difficile.
Alejandro VALVERDE. 8. Ieri fatica non poco, oggi mette alle corde tutti. Superlativo, in una delle tappe più dure di questa Vuelta. Pronto a tenere il podio anche con i denti. Per il momento gli sono sufficienti gambe ottime.
Joaquin RODRIGUEZ. 8. Non spacca il mondo, ma il “Purito” di quest’anno è senz’altro meno scoppiettante ma più concreto. Tante gambe, ma anche moltissima testa.
Chris FROOME. 7. Lui va per la sua strada, questo è ormai chiaro a tutti. Tu ti agiti? Lui no. Chris ha il suo programma, il suo menù, fatto di frullate e sguardi costanti e continui al suo ormai famoso computerino. Sguardo fisso sul display.
Fabio ARU. 7. C’è chi guarda e chi sente. Bene, Fabio fa parte di quella categoria che “sente” le sensazioni. Capisce perfettamente quando può osare e quando salire con il suo passo. È sempre e costantemente nel vivo della corsa, con Contador, Valverde, Rodriguez e Froome. E con loro arriva. Con loro, soprattutto, si giocherà il podio.
Daniel MARTIN. 5,5. L’insufficienza solo perché lo considero un gran bel corridore e la tappa di oggi gli si addiceva molto. Riesce anche a cadere in salita. Ma cade sempre?
Rigoberto URAN. 5. È in tutta la Vuelta che mostra chiare difficoltà in salita: non è quello del Giro. Domani tappa per lui pericolosissima, dove può davvero andare alla deriva.
Damiano CARUSO. 6. Preferisce andare su per il suo passo, lasciando la bagarre della corsa. Non è mai nel vivo della contesa, ma riesce a contenere il gap e a rimanere ad un passo dalla top 10.
Gianluca BRAMBILLA. 7. Sempre al fianco di Rigoberto Uran, lavora come pochi. Il suo lo fa sempre. E lo fa molto bene.
io penso che come Aru se nn di piu conosco i suoi limiti anche senza compiuterino quindi anche senza correrebbe allo stesso modo in questo stato di forma..e poi sino a prova contraria chi parla di watt quest anno mi sembra piu l astana che la Sky
Un bel 2 a stagi
7 settembre 2014 21:34ciclomanix
La differenza tra radioline e computerini e' che nel primo caso sono delle altre persone che suggeriscono all'atleta quali decisioni prendere. Nel secondo e' l'atleta in modo autonomo che decide cosa fare in base alle informazioni in suo possesso (siano queste derivate da computerini o da proprie sensazioni).
Un 2 a stagi che non distingue le abissali differenze.
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