GIUSTIZIA | 05/08/2014 | 16:57 Per dieci anni c’è stato un corpo riverso a terra, senza vita, in una stanza di una pensione di una Rimini invernale; era quello di un drogato, stroncato da un’overdose di cocaina. Suicidio, almeno la verità processuale. Per dieci anni c’è stata una madre e c’è stato un padre che gridavano nel vuoto la loro disperazione di genitori che non volevano e non potevano credere che quello fosse solo il corpo di un drogato, morto per mano e decisione propria. Per dieci anni c’è stato un giudice che ha considerato veritiera la versione più semplice, quella buona per i benpensanti, per i più: perché la fine di Marco Pantani è quella di tanti, quella dei drogati che fuggono dalla loro dipendenza: una morte solitaria, autoindotta. Dieci anni dopo c’è sempre una madre, Tonina, e c’è un padre, Ferdinando detto Paolo, che ancora non si arrendono; c’è una perizia che dà loro ragione; ci sono domande, le stesse di allora, alle quali questa volta dovrà essere data una risposta. Dieci anni sono passati però. Nel frattempo c’è stato un uomo il cui ricordo è stato calpestato da chi ha voluto considerare giustizia il proprio punto di vista, da chi non ha fatto o non ha voluto fare tutto quello che poteva per capire cosa era successo, per negligenza o preconcetto non importa. Ma è tardi ormai. Forse non per la famiglia che ha diritto di sapere; forse non per certa stampa, pronta a restaurare l’immagine di Pantani, e scordarsi così indici tesi e la certezza del doping dopo Madonna di Campiglio. E’ tardi per cambiare le cose, perché nonostante tutto quello che è stato detto, scritto e sentenziato, Pantani continua a essere indimenticato e indimenticabile, campione amato, indipendentemente da un suicidio non chiaro, una morte solitaria e orribile.
Oltre a condividere il senso dell'articolo, mi sono reso conto guardando la foto di una cosa forse banale, ma credo comune a chi come me ha giuoito e a suo tempo si è emozionato per le straordinarie vittorie di Pantani: provo un estremo senso di disagio quando vedo foto o filmati che lo ritraggono successivamente alla plastica a naso e orecchie.
Per me Marco è quello prima. Con quel naso e quelle orecchie lì, anche un po'appesantito, non era già più lui. Forse non sarà elegante uscirsene con queste cose a dieci anni dalla sua scomparsa, ma è proprio il dover andarlo a cercare nei ricordi che me lo fa immaginare com'era "prima". Mi sembra un ricordo più "puro". Le peggio cose a chi ce l'ha portato via.
quella tappa, io c'ero
5 agosto 2014 22:16mdesanctis
Tempesta di grandine sul Sampeyre. Saremo stati in 4-5000, tutti mezzi assiderati. Passarono in mezzo alla grandine (che sembrava neve). 2 in fuga e il gruppetto dietro con il Pirata che era appena rientrato. Poi cadde in discesa con Garzelli. Fu l'ultima volta che lo vidi.
mdesanctis
anch'io!
6 agosto 2014 03:42lupin3
anch'io c'ero! solo lui per fare la salita sotto la grandine e star là in cim al gelo ad aspettare.
Per poter commentare i post devi esser registrato.
Se sei giá nostro utente esegui il login altrimenti registrati.
La UAE Emirates continua a stupire, ma questa volta a sorprendere tutti è stato Isaac Del Toro, che nella tappa di Siena ha fatto sua la maglia rosa di leader della corsa. Tutti aspettavano Ayuso, che ha già conquistato una...
Wout Van Aert ha finalmente conquistato la sua prima tappa al Giro d’Italia: il belga, che era partito con l’intento di conquistare anche la maglia rosa in Albania, non è riuscito nel suo intento, ma questa vittoria per lui ha...
Wout VAN AERT. 10 e lode. Nella tappa della sofferenza vince chi il dolore l’ha preso a calci. Wout sa cosa vuol dire ingoiare e mandare giù. Sa perfettamente cosa significhi stringere i denti, risalire in bicicletta, rimettersi in careggiata,...
Così si fa. Questo si intendeva. Adesso, se Dio vuole, possiamo chiamarlo Giro d'Italia. Senza vergogne e senza imbarazzi. D'altra parte, se non si danno una mossa da soli, basta mettere la ghiaia sotto le ruote e la polvere in...
Una giornata di festa, di aggregazione, di sport e di grande sole per la 54esima edizione della Novelli che si conferma la regina delle Granfondo con la sua atmosfera unica. A trionfare nel percorso lungo è stato Alberto Nardin, arrivato...
Le strade bianche senesi non hanno tradito le attese e hanno ridisegnato il volto del Giro d'Italia numero 108. E nel cielo della corsa rosa sono spuntate due stelle: quella giovane di Isaac Del Toro e quella tanto attesa...
Volata vincente di Jack Stewart nella quinta e ultima tappa della 4 Giorni di Dunkerque, la Wormhout-Dunkerque. Il britannico della Israel Premie Tech, vincitore del recente Tour del Kumano, ha preceduto un brillante Alberto Dainese della Tudor Pro Cycling e...
La Federciclismo chiarisce che fra la scelta della sede di Montalcino, capitale del vino, e le decisioni adottate dall’ultimo consiglio federale non c’è alcuna relazione. Radio corsa specifica che con la frase ‘fuggitivi e gruppo in...
Con la vittoria nella quinta e ultima tappa, la Etyek-Esztergom, del colombiano Juan Sebastian Molano (UAE Team Emirates-XRG) su Danny Van Poppel e Tim Torn Teutenberg (Covi 10°) si è conclusa la 46sima edizione del Giro di Ungheria che ha...
Il cinquantottesimo Circuito del Porto Internazionale Trofeo Arvedi incorona lo sloveno Zak Erzen. Il portacolori della Bahrain Victorius Development Team scrive il proprio nome nell’albo d’oro della corsa lombarda svoltasi oggi sulle strade di Cremona con la regia organizzativa del Club...
TBRADIO
-
00:00
00:00
SONDAGGIO
30 ANNI DI TUTTOBICI, VOTATE LA COPERTINA PIU' BELLA
Per me Marco è quello prima. Con quel naso e quelle orecchie lì, anche un po'appesantito, non era già più lui. Forse non sarà elegante uscirsene con queste cose a dieci anni dalla sua scomparsa, ma è proprio il dover andarlo a cercare nei ricordi che me lo fa immaginare com'era "prima". Mi sembra un ricordo più "puro". Le peggio cose a chi ce l'ha portato via.