TUTTOBICI | 21/06/2014 | 09:24 Forse ci siamo lasciati un po’ andare. Forse abbiamo un po’ esagerato. Forse abbiamo un po’ ingigantito il nuovo che avanza. Ma abbiamo valide attenuanti: prima del Giro, avevamo le lamette ai polsi. Nel Giro di tre settimane, ci siamo ritrovati fra le mani un futuro, un domani. Quello che avevamo perso, soprattutto: la speranza. È solo per questo, probabilmente, che ci siamo così aggrappati a Fabio Aru.
Fabio Aru che a 24 anni, al suo primo Giro da leader, non ha paura di caricarsi sulle spalle la responsabilità del ruolo e va sereno incontro alla prova. Affronta tre settimane di stress e di test senza mai scomporsi, senza mai perdere la testa, senza mai sbandare. Neppure nei momenti di difficoltà, soprattutto nei momenti di difficoltà. Questo, più ancora del podio, diventa il segno inequivocabile che è di taglia e di rango giusti. Forse, taglia e rango da campione.
Fabio Aru che resta pur sempre l’unico, in un Giro annacquato, grigio, intossicato, a staccare in salita tutta la concorrenza dell’alta classifica e a vincere per distacco, al modo dei campioni. Certo non lo è ancora, ma questi non sono numeri che riescano alla gente comune. Tanti corridori staccano gli altri e arrivano da soli: ma solo quando non interessano più a nessuno, perché nessuno ha paura della loro classifica.
Fabio Aru che si costruisce sull’umiltà, ripetendosi fino alla noia il mantra dei saggi, “ho ancora tutto da imparare”. Io non so se questa cosa gliel’abbiano insegnata semplicemente i suoi genitori, o se l’abbia imparata al liceo classico leggendo Socrate (il primo passo della conoscenza è sapere quanto non si sa). O se valgano l’una e l’altra scuola, i genitori e il classico. In ogni caso, non si intravede il pericolo che questo ragazzo si monti la testa, che perda il senso del reale, che sbarelli e vada a viole. Molto più facile che qualcuno, a un certo punto, gli debba dire: ragazzo, ti sei accorto di quanto sei grande?
Fabio Aru che con gli Ulissi e i Battaglin zittisce noi matusalemme e noi tromboni, monotoni nei nostri giudizi sferzanti sulla gioventù invertebrata, viziata, svalvolata. I nostri pregiduizi sulla gioventù tatuata franano miseramente davanti a questi nuovi modelli di Under 24, che vivono il loro tempo in serenità, senza eccessi alcolici ma anche senza furori bacchettoni, semplicemente cercando di godere la propria età migliore con la passione migliore, che incredibilmente possiamo chiamare fatica. Dopo gli anni del culto per i “personaggi” a tutti i costi, senza pudore e senza vergogna, sopra le righe e fuori di testa, torna di moda il personaggio eccezionale solo perché riesce ad essere normale. Non è poco, bentornata umanità.
Aru che sorride sempre, nella buona e nella cattiva sorte, e pazienza se non si lascia mai andare con qualche sana polemica o con qualche sapido giudizio. Ragazzo dell’isola di Sardegna, fa il paio con l’altro ragazzo dell’isola Sicilia, sconvolgendo la storica geografia del ciclismo italiano: Aru e Nibali, l’oggi e il domani, magari anche il dopodomani. Sperando che con questi italiani, il neo-cittì Cassani riesca prima o poi a rifare anche l’Italia.
Fabio Aru che deve ancora migliorare, prima di tutto a cronometro, perché ormai è assodato e risaputo: per vincere i grandi giri bisogna quanto meno difendersi nella famigerata specialità. È bene saperlo sempre, prima di farci confondere le idee dai grandi scatti in montagna. Serve tutto, per vincere tutto.
E infine, Fabio Aru che provvidenzialmente, inaspettatemente, miracolosamente, è arrivato in un giorno radioso a coprire con il suo talento e la sua figura le miserie e le vergogne di un Giro sfortunato, andato avanti tra caciare e veleni, tra agguati e imboscate, tra furbate e gesti dell’ombrello. Sì, dev’essere per questo che forse abbiamo esagerato, che forse ci siamo lasciati prendere la mano, che forse l’abbiamo persino sovraccaricato. Ma in quel clima, grigio e depresso, è stato bello così.
Dott.Gatti io l'apprezzo molto ....ma questa volta (e sicuramente dipende da me)mica ci ho capito un granchè.
per me è chiaro
22 giugno 2014 00:21gianni
Per me invece è chiaro: Aru è straordinario nel suo essere ordinario. Abbiamo bisogno di giovani così.
gianni cometti, Cureggio (Novara)
Gatti
22 giugno 2014 09:30Monti1970
Ogni giorno al giro si lamentava,giro noioso ecc. così come gli anni passati. Se il giro d'Italia non gli piace, l'anno prossimo potrebbe starsene a casa, non é obbligato ad andarci e commentarlo.
Per poter commentare i post devi esser registrato.
Se sei giá nostro utente esegui il login altrimenti registrati.
La UAE Emirates continua a stupire, ma questa volta a sorprendere tutti è stato Isaac Del Toro, che nella tappa di Siena ha fatto sua la maglia rosa di leader della corsa. Tutti aspettavano Ayuso, che ha già conquistato una...
Wout Van Aert ha finalmente conquistato la sua prima tappa al Giro d’Italia: il belga, che era partito con l’intento di conquistare anche la maglia rosa in Albania, non è riuscito nel suo intento, ma questa vittoria per lui ha...
Wout VAN AERT. 10 e lode. Nella tappa della sofferenza vince chi il dolore l’ha preso a calci. Wout sa cosa vuol dire ingoiare e mandare giù. Sa perfettamente cosa significhi stringere i denti, risalire in bicicletta, rimettersi in careggiata,...
Così si fa. Questo si intendeva. Adesso, se Dio vuole, possiamo chiamarlo Giro d'Italia. Senza vergogne e senza imbarazzi. D'altra parte, se non si danno una mossa da soli, basta mettere la ghiaia sotto le ruote e la polvere in...
Una giornata di festa, di aggregazione, di sport e di grande sole per la 54esima edizione della Novelli che si conferma la regina delle Granfondo con la sua atmosfera unica. A trionfare nel percorso lungo è stato Alberto Nardin, arrivato...
Le strade bianche senesi non hanno tradito le attese e hanno ridisegnato il volto del Giro d'Italia numero 108. E nel cielo della corsa rosa sono spuntate due stelle: quella giovane di Isaac Del Toro e quella tanto attesa...
Volata vincente di Jack Stewart nella quinta e ultima tappa della 4 Giorni di Dunkerque, la Wormhout-Dunkerque. Il britannico della Israel Premie Tech, vincitore del recente Tour del Kumano, ha preceduto un brillante Alberto Dainese della Tudor Pro Cycling e...
La Federciclismo chiarisce che fra la scelta della sede di Montalcino, capitale del vino, e le decisioni adottate dall’ultimo consiglio federale non c’è alcuna relazione. Radio corsa specifica che con la frase ‘fuggitivi e gruppo in...
Con la vittoria nella quinta e ultima tappa, la Etyek-Esztergom, del colombiano Juan Sebastian Molano (UAE Team Emirates-XRG) su Danny Van Poppel e Tim Torn Teutenberg (Covi 10°) si è conclusa la 46sima edizione del Giro di Ungheria che ha...
Il cinquantottesimo Circuito del Porto Internazionale Trofeo Arvedi incorona lo sloveno Zak Erzen. Il portacolori della Bahrain Victorius Development Team scrive il proprio nome nell’albo d’oro della corsa lombarda svoltasi oggi sulle strade di Cremona con la regia organizzativa del Club...
TBRADIO
-
00:00
00:00
SONDAGGIO
30 ANNI DI TUTTOBICI, VOTATE LA COPERTINA PIU' BELLA