Non è vero che si cade troppo. Così almeno la pensa Rodolfo Andres Torres Agudelo, colombiano della Colombia (non è un’ovvietà: si chiama così anche la squadra), che i compagni per fare prima chiamano Rudi. ll problema dei ruzzoloni l’ha risolto con un metodo infallibile: in tutte le corse, va in terra. Dall’inizio della stagione gli è capitato nelle gare in linea, in quella a tappe e alle classiche del Nord. E’ talmente regolare che l’ottimo Claudio Corti ha deciso di farlo debuttare al Giro a 27 anni. Rudi l’ha ricambiato come gli riesce meglio: sdraiandosi a pelle di leopardo sulla strada.
Ci sono ciclisti che la prendono come una maledizione: Torres ha imparato a conviverci. A chi gli chiede dove nasca questa sua predisposizione, risponde col sorriso: ‘Di sicuro non in Colombia: là non cadevo mai’. Per questo l’hanno fatto visitare da uno specialista in allergie: non risulta che il colombiano soffra gli asfalti europei. Nella Bergamasca, dove vive, lo fanno allenare indossando i paracolpi che si mettono nelle culle dei neonati: grazie a quelli, si è abituato a ruzzolare senza farsi male. A chi gli mostra tutta la sua comprensione, replica con filosofia: ‘Sarebbe stato peggio se avessi fatto l’alpinista o il lavavetri sui grattacieli di New York’.
Inutile raccontare come cade il povero Torres: i modi li ha sperimentati tutti. O meglio, lo pensava: a Montecassino, ne ha scoperto uno inedito anche per lui. Raggiunto dal gruppo dopo una fuga di oltre duecento chilometri ai limiti dell’impresa, in quanto era riuscito a restare sempre in piedi, il colombiano si è fatto da parte per lasciare spazio a chi lottava per la tappa: è stato buttato giù come un birillo al bowling dal groviglio formatosi sulla rotonda bagnata. Stavolta è senza colpe, perché stava pensando agli affari suoi: così ha scoperto cosa significhi cadere dalle nuvole.
Sarà perché sorride sempre, sarà perché ha un nome più lungo del tempo che impiega ad andare in terra, Rudi si è già fatto molti amici in Giro: al villaggio di partenza i primi a salutarlo calorosamente sono i medici e gli addetti alle ambulanze. Grazie alla sua fama, stanno cominciando a seguirlo anche nel cinema: non perché sia particolarmente bello, ma per le sue doti di cascatore. In squadra gli vogliono molto bene, perché è educato e gentile: lo stile è l’unico aspetto della sua vita che non conosce caduta. ‘Vivrei molto peggio se scoprissi di avere altri problemi, come diventare calvo’, dice. Ha ragione: gli manca solo la caduta dei capelli.
La frase del giorno.«È cambiato il ciclismo: il livello si è eguagliato» (Luca Paolini, uno dei veterani del gruppo, spiega l’evoluzione del Giro con parole sue).
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