In una tappa come questa c’è poco da giudicare e analizzare. Nel finale succede di tutto, pure troppo. In pratica una caduta segna in maniera pesante la tappa più lunga del Giro d’Italia (oltre 260 chilometri, compresi gli 8 di trasferimento). Molti, troppi i corridori che finiscono per terra. Molti, troppi che si fanno del male. Della pioggia non se ne può più. Delle cadute anche. Un voto, alla Madonna: un po’ di sole, ti prego.
ATTACCANTI. 8. Il gruppo si spezza, ma anche gli appassionati. Tutti divisi tra innocentisti e colpevolisti. Noi stiamo dalla parte di chi considera da sempre che la corsa è corsa. Ci spiace e molto per chi è caduto e ci ha rimesso anche le ossa, ma quelli che sono stati lesti e fortunati a stare davanti hanno il diritto di approfittarne.
Miki MATTHEWS. 8. L’ex campione del mondo under 23 (2010, Melbourne) si tiene ben stretta la maglia rosa e già che c’è va anche a festeggiare la sua prima vittoria al Giro d’Italia, che si va ad aggiungere alle due vinte alla Vuelta. Sta lì, ben coperto nel gruppettino dei sei di Evans, e nel finale mette a frutto le sue doti di brillante scattista. Ha ancora 23 anni: è uno dei giovani più interessanti della nuova leva del ciclismo mondiale.
Steve MORABITO. 10. Prima Daniel Oss (voto 8), poi lo svizzero volante completa il lavoro per il capitano Cadel Evans. Steve tira sullo strappo finale per quasi 4 chilometri. Una trenata impressionante, in costante progressione. Mette alla frusta da solo tutto il gruppo. Per Cadel è un uomo prezioso e di fiducia: oggi – una volta di più - abbiamo capito perché.
Cadel EVANS. 9. Sfrutta alla grande il lavoro di Steve Morabito, poi completa l’opera cercando di guadagnare il più possibile.
Ivan SANTAROMITA. 7. È bravo a restare lì, nel gruppetto di testa. Non è brillantissimo, ma stringe i denti con forza e caparbietà. Paga qualche secondo proprio nel tratto finale, ma si gode un 6° posto in classifica generale che è tanta roba.
FUGGITIVI. 8. Marco Bandiera della Androni - Venezuela, Edoardo Zardini della Bardiani - CSF e Andrea Fedi della Neri Sottoli – Alé, unitamente al colombiano Rodolfo Torres del Team Colombia, animano una tappa che si presta ad una fuga a lunga gittata. Potrebbe anche andare in porto, ma solo per poco il tentativo fallisce. Vengono ripresi a 11,8 dall’arrivo. Gli applausi restano.
Incredibile
altro giorno qualcuno di quelli davanti voleva fermarsi , perché circuito pericoloso e oggi che fanno
e se guardate indietro in casi simili quando cadevano così tanti corridori cosa faceva il gruppo ?
si fermava
MI VIENE PROPRIO DA RIDERE
Da poco tornato a casa dai tornanti di questa tappaccia di Montecassino..
15 maggio 2014 22:37teos
Lancio una provocazione: se continuiamo col Giro a maggio finiremo per scomparire dai calendari del ciclismo mondiale. Le stagioni di una volta non ci sono più, i corridori finiranno per stufarsi di andare in giro per 3 settimane a beccar acqua ogni santo giorno ed appresso la gente comune, quella che colora il Giro per le strade, preferirà vedere la tappa casalinga in casa invece che beccare acqua e vento gelidi per le strade. Questo non è il Giro, rendiamocene ben conto prima che finiremo per contare meno del Qinghai Lake, che almeno ha i soldi..
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