USA. DIECI ANNI DI SQUALIFICA PER BRUYNEEL

DOPING | 22/04/2014 | 11:18
La AAA (Associazione Americana di Arbitraggio) ha inflitto una squalifica di dieci anni a Johan Bruyneel, il quale replica sostenendo di non accettare l’autorità e la giurisdizione della AAA della USADA. «Alcuni di noi sono stati identificati come capri espiatori di una intera generazione: la USADA ci ha perseguitato senza limiti e senza supervisione da parte di alcuno» è stata la reazione durissima dell'ex tecnico belga.

La AAA ha sanzionato con dieci anni di sospensione Bruyneel e con otto Pedro Celaya e Pepe Martí per "il loro ruolo centrale nel progetto doping della US Postal Cycling Team".

«Io contesto il fatto che il doping per un lungo periodo di tempo non è stato esclusività della Us Postal ma era presente in tutto il gruppo e in tutte le squadre» attacca Bruyneel che poi aggiunge: «Io sono un cittadino belga che risiede nel Regno Unito, non sono mai stato associato alla USA Cycling, non ho mai firmato alcun documento o accordo con la USADA o la AAA, quindi non hanno alcuna autorità sulla mia vita né sella mia carriera. Non è accettabile che un organismo statale come la USADA possa indagare e giudicare chiunque senza limiti».

Poi arriva un’altra denuncia: «Non ci hanno dato determinate garanzie processuali che sono alla base di una giustizia giusta. In particolare la USADA ha violato in più occasioni la segretezza dei procedimenti senza alcuna punizione».

E per finire: «Ora voglio pensare bene quale sarà il mio prossimo passo. L’esperienza mi induce ad avere poca fede nel sistema ciclismo in merito ai problemi di giustizia. Sulla carta potrei fare ricorso al TAS, ma voglio pensarci bene: non so se ho voglia di continuare la lotta».
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COMMENTI
POST SCRIPTUM
22 aprile 2014 12:23 simo
Vorrei far notare che Pepe Martì è stato il preparatore di Alberto Contador.
E che oggi è ancora il suo braccio destro...

Simone Basso

Fede nel sistema ciclismo
22 aprile 2014 12:35 emmemme53
Il buon Johan probabilmente di fede ne aveva quando il sistema ciclismo gli permetteva di essere il XXXXXXXX sceso sulla terra, guardare tutti dall\'alto al basso ed etichettare come \"dittatori\" coloro che non gli permettevano di fare quello che lui avrebbe sempre voluto fare, \"in barba\" ai regolamenti ed alle norme di giusta condotta nelle gare ciclistiche. Alla fine c\'è sempre una giustizia e lui dovrebbe saperlo bene.

e l'UCI???
22 aprile 2014 15:55 ilNik
Caro Bruyneel, non esagerare nelle esternazioni. Semmai parla di quelli che hanno accettato e voluto questo sistema per moltiplicare gli introiti: l'UCI, a quanto pare.
Senza un americano come Armstrong (dopo aver visto quanti soldi aveva smosso il fenomeno LeMond), il ciclismo non sarebbe mai stato investito dal fiume di denaro che gli è piovuto addosso da Media e Sponsor che fino a quel momento del ciclismo manco sapevano esistesse...
Sempre una questione di soldi. Alla fine.

Ed ora dovremmo sentirci soddisfatti?
23 aprile 2014 02:18 Bastiano
Scusatemi ma, io pur correndo il rischi di diventare ripetitivo alla noia, sostengo che un sistema di controlli da rifare dopo un buon numero di anni, con eventuale sequestro dei beni degli eventuali bari, sarebbe il miglior deterrente.
E' inutile che continuiamo ad illuderci che il doping oggi non esista e che i team di vertice, non vengano "protetti".
Il ciclismo sta morendo, grandi mercati come USA, Germania lo hanno già cancellato ed in Italia ci sono solo macerie.
E' questo che vogliamo per il futuro? Io qualche dubbio ce lo avrei ma, ho il vizio di guardare lontano, in un settore dove tutti guardano la punta dei piedi, oppure, mettono la testa sotto la sabbia.

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