Botta & Risposta con Andrea Fedi

TUTTOBICI | 06/08/2013 | 11:15
Presentati.
«Sono nato a Pistoia il 29 mag­gio 1991, dove abi­to con la mia famiglia, mamma Vera e pa­pà Fa­bri­zio che hanno un vivaio e mio fratello mag­giore Matteo, che è dell’88 e quest’anno è mio com­pagno di squadra. Sono fidanzato da 5 anni con Irene, se non sono in bici sono con lei. Sono diplomato perito meccanico e sono appassionato di tutto ciò che riguarda le novità tecniche legate a bici, moto e mac­chine. Dal punto di vista caratteriale, inizialmente sembro schivo perché non do troppa confidenza a chi non conosco, ma quando mi apro amo fare gruppo».
Che atleta sei?
«Direi un corridore com­pleto: quan­­do sono in condizione reggo bene sulle salite brevi anche im­pegnative e ho un buono spunto veloce. Per ora pecco sul­le salite lunghe, devo lavorare su questo aspetto».
Quando hai iniziato a correre?
«Ho iniziato a correre da G1, la mia prima ga­ra in assoluto è stata a Ca­sal­guidi (Pt). Ar­ri­vai 3° dietro a due ragazzi con cui sono stato in classe fino alle superiori, Fruini e Bonaiuto».
Il tuo idolo sportivo?
«Ho sempre ammirato molto Paolo Bettini, per le sue caratteristiche e per il tipo di corse che vinceva, e Frank Vandenbroucke che, tralasciando la vita privata, ho sempre vi­sto come un mito per quello che ha fatto in bici».
Tuo fratello Matteo ha sempre det­to che sei il più forte della famiglia. Ha ra­gio­ne?
«Mi fa piacere, ma anche lui non è niente male (sorride, ndr). Ab­biamo caratteristiche diverse, lui è più scalatore mentre io sono più veloce e per questo riesco a concretizzare un po’ di più. Ci compensiamo. In Slovac­chia purtroppo è caduto e per almeno un mese non potrà tornare alle cor­se a causa di una frattura scomposta e della lesione ai legamenti del pollice della mano destra».
Ti aspettavi di rompere il ghiaccio così presto?
«Assolutamente no, ho sof­ferto il passaggio nella mas­sima categoria perché nei primi me­si non so­­no sta­to be­ne fisicamente. La vittoria della ter­za tap­pa del Gi­ro della Slo­­vac­chia è stata davvero un’emozione forte anche perché per l’ufficializzazione abbiamo dovuto aspettare mezz’ora il fotofinish. La tensione ha au­men­tato la soddisfazione. Non è una vittoria, ma per me vale tanto anche il quinto posto ottenuto a Larciano perché correvo praticamente in casa».
Come ti trovi a correre tra i pro?
«Il primo impatto è stato devastante perché non ero in condizione, ma sono stato tutelato dalla squadra che mi ha schierato nelle corse più adatte a farmi crescere gradualmente e, affrontando un calendario alla mia portata, man mano sono mi­glio­rato. Ora mi trovo bene, decisamente meglio che tra i dilettanti perché le gare sono molto più regolari e lineari quindi riesco a esprimermi meglio che in passato».
La tua è stata anche la prima vittoria per la Ceramica Flaminia.
«Siamo un gruppo composto per lo più da giovani o da ragazzi che in passato hanno avuto problemi e ora si stanno ritrovando, per questo nessuno si sarebbe aspettato quel che abbiamo raccolto, oltre che con me, con Baggio, Dal Santo e Rovny. I risultati che stiamo ottenendo ci danno ancora più grinta per continuare su questa strada».
Chi devi ringraziare?
«Senz’altro i miei genitori, la mia ragazza e mio fratello. In questi an­ni, a causa di alcuni incidenti, ho affrontato periodi non facili: se non ho mollato è grazie a loro. La stagione scorsa mi sono rotto una vertebra sacrale, a febbraio mi sono ammalato proprio quando dovevo iniziare a correre, poco dopo in una caduta ho picchiato forte entrambe le ginocchia e sono stato co­stretto a uno stop di 20 giorni. Loro ci sono sempre stati e sempre ci saranno».
Quale gara ti piacerebbe far tua un giorno?
«Mi è sempre piaciuta molto la campagna del Nord, quindi corse come Liegi, Fiandre e Roubaix. Queste ultime due le ho provate rispettivamente da Under 23 e Ju­nior e mi sono rimaste nel cuore».
I tuoi obiettivi per il finale di stagione?
«Spero di mettermi in mostra nelle classiche estive in Italia. Vor­rei far bene al Trittico Lom­bardo e al Giro del Porto­gallo e poi...».
Una corsa importante passa da casa tua.
«Esatto! I Campionati Mondiali Un­der 23 passeranno da Pistoia. È un’occasione che capita una volta nella vita, non voglio farmela scappare quindi farò del mio meglio per vestire la maglia azzurra».
Come ti immagini tra qualche an­no?
«Spero di ottenere la fiducia di una grande squadra anche come lavoratore, perché non disdegno il ruolo del gregario, anzi. A tutti garba vincere, ma c’è anche chi lavora “dietro le quinte” con altrettanta fatica e professionalità. Adoro la vita da ciclista, quindi spero di poter continuare a svolgere questo lavoro il più a lungo possibile».

di Giulia De Maio, da tuttoBICI di luglio
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