Massignan cittadino onorario di Altavilla Vicentina
INIZIATIVE | 30/05/2013 | 09:01 Fra i molti motivi di successo che si legano all’arrivo spettacolare della tappa di Vicenza del Giro d’Italia 2013 è da annoverare, senza dubbio, con ottima rilevanza, l’avere riproposto il nome di un vicentino purosangue al ricordo degli sportivi. Il nome è quello di Imerio Massignan, il corridore nativo di Valmarana, frazione d’Altavilla Vicentina, proprio al confine con Vicenza, dove Imerio Massignan è nato il 2 gennaio 1937. E’ stato professionista dal 1959 al 1970 e la sua figura s’identifica con quella dello scalatore puro. Lo stile in bici non era “puro” poiché la sua pedalata sghemba faceva arricciare il naso ai puristi dello stile, ma, per contro, era di grande ed efficace resa quando la strada si drizzava sotto le ruote. Il popolare “gamba secca”, così soprannominato a motivo dell’esilità delle affusolate gambe delle quali una era più corta dell’altra tanto da richiedere l’uso di uno spessore in legno per pareggiare la lunghezza, come raccontava con affetto uno dei suoi meccanici alla Legnano, il noto Umberto “Lupo” Mascheroni, ha un palmarès sportivo di tutto rispetto. Un palmarès che avrebbe potuto essere molto più ricco se la sua proverbiale “immobilità” in volata, accompagnata anche da molta sfortuna, non l’avesse penalizzato ben aldilà dei limiti congeniti. In salita però aveva ben pochi rivali e anche Charly Gaul, stilisticamente perfetto, lo ha più volte sofferto, così come molti celebrati campioni della sua epoca. Fu il primo corridore a transitare in cima al Passo di Gavia e la sua foto in vetta al passo, ancora sterrato, poco più di una mulattiera allora, in maglia verde-ramarro della Legnano, è una delle immagini “cult” del ciclismo. Anche in terra di Francia, al Tour, ancora per squadre nazionali all’epoca, ha scritto belle pagine, sempre con qualche nota sfortunata - una costante per Massignan -, sia sulle vette pirenaiche, sia su quelle alpine. Lo scalatore vicentino ha così confermato l’intuizione e la competenza del suo grande conterraneo, il vicentino Tullio Campagnolo, che aveva sempre creduto in Massignan e lo “consigliò” alla Legnano. E Imerio Massignan, con altri grandi campioni (Merckx, Indurain, Adorni, Motta e molti altri) è stato presente alle celebrazioni dell’ottantesimo anniversario della Campagnolo nella sede di Vicenza il giorno dell’arrivo della tappa. Imerio Massignan, Marino Basso, Giovanni Battaglin sono tre esponenti di primo rilievo del ciclismo vicentino e del ciclismo italiano. E’ stata l’occasione per speciali e partecipati festeggiamenti per Massignan che, già nel corso della carriera, si era trasferito in Liguria per approdare poi a Silvano d’Orba, in provincia d’Alessandria, dove tuttora risiede. E questo grazie anche alla bella pubblicazione “IMERIO-Romanzo di dannate fatiche”, scritto da Marco Ballestracci per la Instar Libri, che fa seguito a “L’ombra del Cannibale”, sempre dello stesso autore e dello stesso editore (ovviamente il Cannibale è sua maestà Eddy Merckx). Nello specifico del romanzo di Imerio avremo magari modo di ritornare, più diffusamente, come merita, a breve. Momento importante per Imerio Massignan, fra le varie manifestazioni, la seduta del Consiglio Comunale di Altavilla Vicentina, presieduta dal sindaco, Claudio Catagini, in una sala stracolma, dove gli è stata conferita la cittadinanza onoraria. Imerio Massignan, dissimulando la commozione, come nella sua natura, ha apprezzato l’affetto dei suoi conterranei che si unisce e si lega a quello dei suoi grandi amici, Tarcisio e Gabriella Persegona, assenti perché impegnati, in contemporanea, nei preparativi della tappa che prevedeva la partenza da Ponte di Legno, poi purtroppo vanificata dalla copiosa nevicata fuori stagione. E’ stato ricordato pure Enrico Massignan, fratello minore di Imerio, che fu anch’egli corridore professionista. La serata è poi proseguita e animata dagli interventi del proteiforme Marco Ballestracci che alterna le parole dello scrittore, alla recitazione e alla musica. Una sorta d’apprezzato salto all’indietro nel tempo, al tempo della giovinezza, nella sua terra d’origine, per il settantacinquenne Imerio Massignan, pragmatico e pratico, diretto, che non si lascia andare a facili entusiasmi e non è solito farsi prendere dall’onda sovrastante dei ricordi ma, piuttosto, guarda sempre con disincantata fiducia al futuro. Sempre pedalando, in salita, sempre con forza e determinazione, al diavolo lo “stile”.
Sono meravigliato che a molte ore dalla pubblicazione di questo articolo, nessuno abbia postato un commento! Certo Massignan non sapeva vendere la sua immagine, era un timido, non vinceva spesso, non sapeva rilasciare interviste, ma è stato un GRANDE. Anche se c'hanno pensato parecchi decenni, i suoi compaesani l'hanno finalmente onorato.
Ce ne fossero oggi dei Massignan sulle strade del Giro, del Tour e della Vuelta!
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