Martinelli: ho voglia di Giro

PROFESSIONISTI | 01/02/2013 | 08:57
L’ha voluto, corteggiato e finalmemte da quest’anno lo guiderà dall’ammiraglia della Astana. Giu­seppe Martinelli, team manager della formazione kazaka, dal 2013 avrà il compito di far sbocciare il nostro uomo delle corse a tappe: Vincenzo Nibali. Il siciliano, salutata la Liquigas, ha scelto di affidarsi a un condottiero esperto che ha portato al successo niente meno che Pantani, Garzelli, Simoni, Cunego e Contador al Giro d’Italia e Pantani e Contador al Tour de France. Se Vin­cen­zo ha tutte le carte in regola per pun­tare al colpo grosso nella corsa rosa, dal 2013 ha dalla sua, oltre a un team fortemente italiano e costruito attorno a lui, anche un condottiero che sa bene come conquistare traguardi importanti.
Prima di guardare al futuro, voltiamoci in­dietro. È soddisfatto del 2012 dell’Asta­na?
«Molto. Ci è mancato un podio o qualcosa di più nelle grandi corse a tappe, ma se devo dare un voto, da 1 a 10, di­rei che ci meritiamo un bell’8 e mezzo. Mi sarei aspettato di più per quanto ri­guar­da la classifica del Giro, da cui comunque abbiamo portato a casa due vittorie di tappa e al Tour nonostante siamo stati sempre in corsa, non ab­biamo raccolto nulla benchè le aspettative fossero diverse. Comunque ab­bia­mo vinto tante gare, siamo stati protagonisti nelle classiche con due successi di valore come l’Amstel Gold Race e la Liegi-Bastogne-Liegi, due vittorie che già da sole valgono quasi una stagione. Infine il titolo olimpico conquistato da Vinokourov ha dato lustro a quest’annata molto buona».
Dove inizierà il vostro 2013?
«In qualche modo è iniziato da mesi con il mercato e coi primi raduni in Toscana e in Sardegna. Il 13 dicembre la squadra è stata ufficialmente presentata ad Astana, con i confermati Fabio Aru, Assan Bazayev, Borut Bozic, Ja­nez Brajkovic, Alexsandr Dya­chen­ko, Enrico Gasparotto, Francesco Gavazzi, Andriy Grivko, Dmitriy Gruzdev, Ja­copo Guarnieri, Maxim Iglinskiy, Tanel Kangert, Andrei Kashechkin, Fredrik Kessiakoff, Dmitriy Muravyev, Simone Ponzi, Kevin Seeldraeyers, Egor Silin, Paolo Tiralongo, Andrey Zeits, e i nuovi arrivati Valerio Agnoli, Vin­cen­zo Nibali, Alessandro Vanotti (Li­quigas Cannondale), Jakob Fu­glsang (Radio­shack), Andrea Guardini (Far­nese Selle Italia), Arman Kamyshev, Alexey Lutsenko, Ruslan Tleubayev (Astana Con­tinen­tal) e il neo­prof Evan Hof­f­man. Per quanto ri­guarda le gare iniziamo questo mese dal Tour de San Luis con Nibali e dal Tour Down Under con Ga­sparotto e Gavazzi. Mi aspetto una buona partenza, voglio che i miei ragazzi siano su­bito competitivi».
Un aggettivo per descrivere la sua squadra?
«Forte. Sono arrivati de­gli innesti im­portanti, che abbiamo fortemente voluto e attentamente stu­diato per far crescere il team e diventare completi su tutti i terreni. A Vincenzo ci pensavo da tan­to, prima di molti altri corridori che ho avuto, l’ho corteggiato a lungo e sono felice che abbia scelto di fir­mare con noi. Lui ha portato un va­lore ag­giunto al team, quanto Fuglsang e Guardini che ci permetteranno di sopperire alle carenze che avevamo. Il primo può essere un uomo chiave per il Tour, il secondo ci porterà il gruzzoletto di vittorie di cui sentivamo il bisogno».
Il nucleo italiano si allarga, oltre al numero dei corridori cresce anche lo staff.
«Sì. Vino appena può me lo fa notare: “Ma quanti italiani abbiamo in squadra?”. Io gli rispondo sempre al solito modo: “Sempre troppo pochi…”. È un gioco tra di noi, ma è chiaro che condivide le scelte fatte. Abbiamo perso un ds esperto e valido come Guido Bon­tempi, ma a rinfoltire il gruppo azzurro sono arrivati Stefano Zanini, con cui desideravo collaborare da tempo, e due massaggiatori: Michele Pallini, uomo di fiducia di Vincenzo, e dalla Lampre Um­berto Inselvini. Responsabile sanitario continuerà ad essere Andrea An­dreazzoli, coadiuvato dai colleghi Mar­co Pallini e Simone Ugliari. I meccanici re­stano Roberto Astori, Mauro An­dreo­la e Gabriele Tosello; massaggiatori Luigino Corna e Oscar Saturni, più Federico Borselli che è deputato a guidare uno dei motor-home della formazione e mia figlia Francesca, che è la segretaria del team».
Per Nibali, l’abbiamo detto, ha il pallino da tempo. Vinokourov dopo i mondiali di Valkenburg ha dichiarato che manca di tattica di gara: secondo lei in che cosa deve migliorare?
«Non posso dare torto a Vino ma cre­do che se Vincenzo in alcune oc­casio­ni ha sbagliato è stato perché non si sentiva sicuro, ha anticipato i tempi per paura o poca fiducia nei suoi mezzi e nella squadra. Il mio compito è dargli serenità. In questo senso ho iniziato costruendo attorno a lui un team solido che gli permetta di esprimere la sua forza al momento giusto e affondare il colpo. Alla sua età e per le sue capacità deve vincere di più. Non ho la bacchetta magica per dire che non sbaglierà mai più, ma con me dovrà pensare “solo” ad aver le gambe e a fidarsi perché al suo servizio avrà sempre un team forte e compatto».
Dove potrete arrivare insieme?
«Ci siamo posti tanti traguardi, per il momento gli chiedo un buon inverno. Vorrei partisse bene così che acquisisca più morale e fiducia, per poi arrivare con tranquillità e consapevolezza di aver lavorato bene al Giro».
Ha conquistato sette grandi giri, con Vin­cenzo su quale podio vorrebbe salire?
«Io ho vinto parecchio e Vincenzo ha chiuso già Giro, Tour e Vuelta tra i pri­mi tre della generale quindi non ci po­niamo limiti, ma siamo entrambi d’ac­cordo che la sua consacrazione deb­ba passare dal Giro. Non sarebbe stato sbagliato anche puntare subito al Tour, sapendo che al Giro troveremo un rivale come Wiggins, ma siamo italiani quindi per prima cosa vogliamo metterci in mostra nella nostra corsa più bella. Far bene al Giro sarà un orgoglio per me, per lui e per il ciclismo italiano. Poi avremo tutto il tempo per pensare anche ad altri traguardi».
Con una crono come quella di Saltara, Vincenzo non rischia di partire già battuto dal vincitore dell’ultimo Tour de France?
«No, anzi la presenza di una figura importante come quella di Wiggins sono convinto ci tornerà utile. Avremo sì un avversario in più da battere, ma anche una squadra in grado di controllare la corsa, con i nostri stessi obiettivi. La prova contro il tempo è vero è lunga, ma Vincenzo a crono non è l’ultimo arrivato. Di Bradley non ho paura, in fondo qualche scherzetto sappiamo farlo anche noi e se ci va bene...».
Vinokourov, ora che ha appeso la bici al chiodo, sarà ancora più presente ai vertici del team.
«Sì, sono sicuro verrà spesso alle corse e terrà sempre tutto sotto controllo, come quando gareggiava in prima persona. Sarà il mio supervisore, se sbaglierò sarà il primo a tirarmi le orecchie perché lo sapete non è uno che ha problemi a parlare, a dire le cose in faccia se qualcosa non gli va bene. Spero di continuare ad avere un buon feeling con lui perchè sono orgoglioso di averlo al mio fianco».
Alle sue direttive avrà 10 atleti italiani. Con Nibali arrivano Vanotti e Agnoli.
«Da questi due ragazzi mi aspetto una buona stagione non solo in appoggio a Vincenzo. Li abbiamo scelti non perchè fossero parte del “pacchetto Ni­ba­li” ma perchè sono due corridori che valgono. Alessandro è il gregario fidato di una volta, quello indispensabile per il grande campione, fondamentale per sopperire alle sue debolezze. Da Va­lerio mi aspetto una dimostrazione anche a livello individuale».
E di Guardini cosa pensa?
«Volevamo investire su un velocista giovane così abbiamo preso il più veloce e il più giovane in circolazione. In due anni ha vinto più di venti corse, indipendentemente dal livello non è cosa da tutti. È importante sappia che non lo aspetteremo molto, deve dimostrare in breve tempo quanto vale per conquistarsi il suo spazio. Non pretendo vin­ca chissà quali gare ma che ripeta quanto dimostrato da neoprofessionista. In ritiro mi ha fatto una bella im­pressione, soprattutto caratterialmente: è un ragazzo molto serio e intelligente, che ha voglia di imparare e non si sente arrivato. Spero riesca a conquistarsi un posto per la Milano-Sanremo e la fiducia da parte del team. Se avrà forza e coraggio, noi potremo offrirgli il supporto migliore per tagliare traguardi importanti».
Spendiamo due parole per i confermati.
«Iniziamo da Gavazzi: è un ottimo corridore, nella stagione scorsa ha vinto solo una corsa ma è sempre stato presente. Nel 2013, sono sicuro al 110 per 100, vincerà parecchio, conto molto su di lui. Per quanto riguarda Gasparotto ha vinto l’Amstel e si è piazzato 3° a Liegi, ha dimostrato di avere la maturazione mentale e fisica per raccogliere quanto merita. Cadendo alla Vuelta è stato sfortunato, sono certo avrebbe corso un grande mondiale. Lo aspetta la stagione della consacrazione. Ponzi ripete che ce l’ho con lui perché lo riprendo spesso, la verità è che so quali sono i suoi mezzi quindi mi aspetto di più da lui. So che può fare un salto di qualità ed è giunto il momento di realizzarlo. Lo stesso discorso vale per Guar­nieri, passato tra i professionisti con le stigmate del campione, deve ancora conquistare molto per essere considerato tale. Questo sarà un anno importante per lui per capire dove potrà arrivare. Aru è un giovane di talento, mi aspetto che impari il mestiere e che quando la strada sale vada come ci ha già fatto vedere».
Chi ci siamo dimenticati?
«Tiralongo, ma di lui cosa vogliamo dire? Ora ha cominciato anche a vincere. Ci ha messo un po’, ma come si suol dire non è mai troppo tardi (scherza, ndr). Battute a parte, quest’anno ritornerà a svolgere al cento per cento il suo lavoro di gregariato al fianco di Nibali perché è quello che sa fare meglio e se poi avrà qualche occasione e saprà far centro in prima persona tanto meglio».
E tra gli stranieri su chi punta in particolar modo?
«Beh, abbiamo il campione del mondo under 23 Lutsenko che se fosse italiano, inglese o spagnolo sarebbe già sotto l’occhio dei media. È un ottimo corridore, giovanissimo, abbastanza completo. Spero abbia voglia di conquistarsi il suo spazio, in più ha la fortuna di essere kazako quindi con noi gioca in casa. Avrà tempo per dimostrare quanto vale».
Quale sarà il programma di massima del team?
«Nibali come detto sarà la nostra pun­ta per il Giro d’Italia. Alle Classiche En­rico Gaspa­rot­to, per quanto ha dimostrato nella stagione passata. partirà coi gradi di capitano, ma voglio inizi ad andare forte fin da subito perché anche alla Sanremo po­trebbe esser competitivo. Fuglsang finora si è dimostrato un piazzato ma può svolgere un ruolo importante al Tour. Ho modificato il programma di Janez Brajkovic, che ho deciso di affiancare a Nibali: sarà il suo ultimo uomo nella corsa rosa perché sono sicuro che in una prova così insidiosa uno scalatore come lui potrà in più occasioni tirarci fuori le castagne dal fuoco. Nei finali in cui resteranno solo i mi­gliori, Brajkovic sarà la nostra arma in più».
Il traguardo da tagliare in questa stagione?
«È una domanda troppo facile, sapete già la risposta...».
Allora provo a riformularla. Al termine della stagione 2013 Beppe Martinelli sarà soddisfatto se...?
«Se riuscirò dopo parecchi anni a rivincere una corsa che ho conquistato già parecchie volte. Dal 2004 è passato tanto tempo, mi piacerebbe riportare a casa la maglia rosa».

da tuttoBICI di gennaio a firma di Giulia De Maio
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COMMENTI
1 febbraio 2013 11:07 foxmulder
Tutto bello, ma mi piacerebbe leggere di più di staff tecnico, preparatori atletici, metodologia... Questa cosa di Nibali che dichiara di avere ormai acquisito una certa esperienza e di poter allenarsi da solo mi continua a ronzare in testa e non riesco a farmela piacere...

x foxmulder
1 febbraio 2013 14:03 cervo2
Leggi la rosa dei corridori e pensa a chi sia il vero "capo" della realtà kazaka.. Un medico (preparatore?) molto noto, anche nelle cronache recenti, lo frequentavano molti, ora però le squalifiche di 3 mesi peserebbero sulla stagione 2013..

faxmulder
1 febbraio 2013 18:23 scheriffo
Purtroppo il capo bella banda sa come comperare le gare (LIEGI), e i suoi seguaci fare festine

Per scheriffo
1 febbraio 2013 23:41 Monti1970
Il capo banda,anche se l'avesse, "comprata", la Liegi, l'avrebbe vinta comunque

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