INTERVISTA. Mattia Gavazzi: «Non vedo l'ora di tornare in gara»
| 07/06/2012 | 19:24 Mattia Gavazzi il 30 settembre avrà scontato la sua squalifica per la positività alla cocaina riscontratagli in un controllo antidoping alla Settimana Lombarda 2010. Il velocista bresciano dopo uno stop di due anni e sei mesi, liberatosi della schiavitù della polvere bianca, a ottobre potrebbe quindi tornare alle corse. Con quali motivazioni? Con quale maglia? Con quanta voglia? Ce lo spiega il diretto interessato.
Dal 31 marzo 2010 a oggi cos'hai fatto? «La priorità è stata ritrovare Mattia persona, prima dell'atleta Gavazzi. Dall'11 ottobre 2010 sono entrato nella comunità fondata da Don Mazzi, per 18 mesi ho seguito il programma di Exodus poi sono tornato a pedalare, continuando a seguire il programma anche fuori dalla comunità. Ho ritrovato una certa normalità a casa e con la bici, sempre sottoponendomi ad analisi, test, controlli e incontri settimanali con i dottori. Da due mesi a questa parte mi alleno decisamente di più e Giovanni Mazzi e tutte le persone che mi sono state vicine mi continuano a seguire, ma più da lontano». Possiamo dire che l'incubo è finito? «La mia storia parla chiaro, purtroppo ho già commesso l'errore di dire: "sono a posto". Prima di prendere in giro gli altri, raccontavo delle storie a me stesso perché non mi rendevo conto del problema. Non si può mai dire che il pericolo sia scampato, l'ho già provato a caro prezzo sulla mia pelle, ma ora sono convinto che le cose siano cambiate davvero. Non pensavo fosse così dura abbattere certe abitudini malate, certi meccanismi psicologici da cui è davvero difficile uscire. Come tanti avevo la presunzione di pensare di poter farcela da solo, di non aver bisogno dell'aiuto di nessuno. Prima della soluzione, è stata fondamentale l'accettazione del problema. Ognuno ha la sua storia, ma stare in comunità mi è servito perché ho conosciuto ragazzi di 15-16 anni che avevano crisi di astinenza terribili che io non avevo mai vissuto e mi hanno aperto gli occhi». Che ruolo ha avuto la bici in tutta questa storia? «Da una parte non mi ha fatto sprofondare, dall'altra mi ha portato ad avere due personalità dissociate. Da una parte c'era il corridore intoccabile, forte, che vinceva, dall'altra l'uomo fragile che non riusciva ad affrontare i suoi problemi. Da quando sono tornato a casa mi ritrovo nel mondo in cui vivevo prima e vedo in che condizione si trovano amici che sono stati meno forti e fortunati di me, il che mi fa riflettere molto. Io ho avuto accanto a me le persone giuste e la forza di affrontare questo demone. Sono orgoglioso di quello che sono riuscito a fare». Ora come stai? «Sto bene, mi sto allenando e sono sereno. Non so ancora con che squadra potrò tornare alle corse ma sono fiducioso. Ho già avuto qualche contatto e credo che nella settimana dei campionati italiani si potrà concretizzare qualcosa. Sapete meglio di me che per chi ritorna dopo una squalifica è un problema trovare qualcuno che ti dia ancora fiducia, ma nel mio caso non si trattava di doping e più di una persona l'ha riconosciuto. Considerato il termine della mia squalifica, nella migliore delle ipotesi quest'anno potrei prendere parte a 5-6 giorni di corsa, so che è poco ma per me sarebbe importante ritornare ad assaggiare il mio mondo prima della prossima stagione».
Quanta voglia hai di attaccare il numero alla schiena? «Tantissima. Solo ora guardandomi indietro mi rendo conto di quanto è stato difficile uscire da questa maledetta dipendenza e pensare di nuovo al ciclismo mi riempie di gioia. Dopo essermi staccato dal mondo delle due ruote mi ha fatto effetto andare a Milano all'ultima tappa del Giro, ritrovare vecchi compagni e rituffarmi nel mondo che ho sempre amato. Quella domenica ho salutato parecchi amici, passando dal bus della Lampre ho chiesto al massaggiatore di Scarponi di salutarmi Michele perché non volevo distrarlo e disturbarlo prima della cronometro. Alla sera ho ricevuto una sua telefonata che mi ha fatto enormemente piacere. Michele mi ha detto davvero delle belle parole, facendomi capire che, anche se sono stato lontano parecchio, in gruppo qualcuno si ricorda di me, mi vuole bene e mi aspetta. Sì, al di là di come andrà ora ho proprio voglia di ripartire. Se vincerò o perderò le gare poco importa perché il traguardo più importante della mia vita l'ho già raggiunto».
Uno di noi, Mattia uno di noi, uno di noiii, Mattia uno di noi.
Questo è quello che sentirai in gruppo dopo il 30 settembre, qualcuno non sarà proprio felice di averti fra le ruote in volata ma i veri tifosi di ciclismo, quelli dal palato fino per le volate, quelli sì che si divertiranno e molti ti aspettano per darti ancora favorito nelle gare adatte ai velocisti.
Non guardare alla tua esperienza come negativa ma sii sempre da sprone con la tua nuova vita a quelli che ancora stanno lottando e vedono in te un esempio.
7 giugno 2012 20:56LUCA
ti auguro di ritornare in gruppo il piu' presto possibile! in bocca al lupo mattia.
Tranquillo Mattia,
7 giugno 2012 21:17magico47
Si faccia avanti chi non hai sbagliato!
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Loriano
Forza Mattia!!!!!!!!!!
7 giugno 2012 23:19glennpeter
L'importante è aver recuperato prima di tutto l'Uomo. Poi, se dal 30 Settembre si recupera anche il corridore, tanto di guadagnato. Forza Mattia!!!!!!!!!!
La seconda vita di Mattia
8 giugno 2012 09:29Bartoli64
FORZA MATTIA!!
La tua seconda vita è già iniziata!
Bartoli64
RADIAZIONE !
8 giugno 2012 10:44Erroscio
Ma dove sono finiti tutti i giustizialisti ????? Uno che viene fermato due volte merita la R A D I A Z I O N E ! ! ! ! !
erroscio
8 giugno 2012 11:55stargate
La mia non è una risposta all'appello dei "giustizialisti", ma sento di dover rispondere per precisare ciò che tutti sanno, meno Lei, evidentemente: quello di Mattia gavazzi non è un caso di doping, cioè di sostanze assunte per migliorare fraudolentamente le prestazioni. Il Suo attacco, quindi, poteva trovare bersagli più degni. Personalmente, attendo Gavazzi in gruppo e, facendogli i migliori auguri perché non cada più in tentazione (auguri al ragazzo Mattia), gli dico che non si possono non apprezzare le sue parole, oltre che la volontà dimostrata! (Alberto Pionca - Cagliari)
Il caso-Gavazzi. Non è un caso come gli altri!
8 giugno 2012 12:10Bartoli64
A parte il fatto che se un corridore assume coca (più che a doparsi) ha ben altri problemi da risolvere.....
Resta sempre il fatto che Mattia ha collaborato ampiamente con gli Organi inquirenti della Giustizia Sportiva che - per il caso specifico - hanno ravvisato un serio problema di dipendenza dalla sostanza e non la volontà univoca di aumentare le proprie prestazioni attraverso l’assunzione della stessa.
La positività, in ogni caso, gli è costata una lunga squalifica che il ragazzo ha accettato e scontato con grande dignità, ben conscio dell’errore commesso.
Anche in Belgio, peraltro, si verificò un caso simile con Tom Boonen che, sia pur positivo alla sostanza fuori gara (il che non gli costò nessuna squalifica), fu compreso nella sua difficoltà esistenziale e aiutato a tornare suoi livelli.
Il risultato di questa “apertura mentale” verso il momento buio vissuto dal corridore? Lo abbiamo visto tutti la scorsa primavera!
Qui non si tratta di “giustizialismo”, si tratta di aver a che fare con Giudici e Inquirenti (come il Dr. Torri e i suoi collaboratori) capaci di fare il proprio mestiere e di decidere con obiettiva serenità sulla base di prove concrete e in Italia, vivaddio, almeno la Procura Nazionale Antidoping funziona bene.
Bartoli64
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