| 01/12/2011 | 14:33 Vincenzo Nibali è uno dei due soli italiani capaci di vincere un grande giro a tappe all’estero negli ultimi vent’anni. Il siciliano si era definitivamente consacrato con il successo della Vuelta 2010: l’altro è Marco Pantani, re del Tour 1998. Aggiungiamoci che, della sua generazione (è nato nel 1984), è di fatto l’unico dei nostri ad essere competitivo ad alto livello nelle corse di tre settimane. Così, una stagione in cui ha chiuso 3° il Giro e 7° la Vuelta gli è valsa la sufficienza e nulla più, anche perché lo zero nella casella-vittorie è pesante. «Ma sappiamo che cosa correggere, dove lavorare, in quali aspetti migliorare. Vincenzo è un diamante. E poi: Contador, Evans, Andy Schleck, Scarponi hanno già raggiunto il top. Difficile che possano migliorare. Il miglior Nibali, invece, non lo abbiamo ancora visto».
Paolo Slongo è il direttore sportivo della Liquigas che segue più da vicino la preparazione atletica. C’è anche lui, con Nibali e tutta la squadra, in questi giorni al Passo San Pellegrino. Peccato per la mancanza di neve («quando non c’è, la montagna è come il mare con la pioggia», dice Nibali), ma il 2012 sta cominciando a prendere forma. E proprio con l’aiuto di Slongo — che scrive tutto su quaderni di appunti, stile Alfredo Martini — abbiamo provato ad entrare nel «motore» dello «Squalo».
Slongo, il 2011 di Nibali non è stato all’altezza del 2010. Perché? «Non tutti gli anni sono uguali, e non sempre si possono chiudere sul podio due grandi corse a tappe (nel 2010 Nibali fu anche 3° al Giro, ndr). Vincenzo non è andato piano, ma qualcosa non ha funzionato e dovrà essere corretto».
Che cosa in particolare? Comincerei dall’inizio, cioè dall’inverno, perché le basi si mettono di questi tempi. Lui era fresco di successo alla Vuelta e non era facile gestirlo; è stato complicato avere tanti impegni e forse ha detto pochi "no". Vi do un dato facile da capire: a inizio febbraio 2010, prima di un test fatto al Teide, pesava 64,5 chili. Nello stesso periodo del 2011, era a 67. Non una cosa drammatica, ma non il migliore punto di partenza».
E in cosa deve migliorare? «Nella cura dei dettagli, dei particolari. E’ un talento naturale, ma quadro e cornice hanno la stessa importanza. Lavorare di più in palestra, per esempio: 2-3 volte la settimana e fare mini richiami durante la stagione».
Salita? Cronometro? «In salita punteremo ad aumentare la potenza alla soglia, una decina di watt, per arrivare a 400. Questo è fisiologicamente possibile. A cronometro verificheremo la posizione, e almeno un giorno alla settimana userà la bici specifica».
Che impressione ha avuto da questi primi giorni di lavoro? «Molto buona. Vincenzo è ripartito con un’altra testa. Prima parlavamo della palestra: bene, la viveva come un’imposizione, adesso se non gli mando gli esercizi è lui a chiederli. Sicuramente ha passato un inverno più tranquillo. Sul peso, per esempio: è già sui livelli del febbraio di quest’anno, alla vigilia del debutto al Giro di Sardegna. Come se avessimo un paio di mesi di vantaggio».
Proviamo a fare un paragone con Ivan Basso. Che cosa può imparare da lui? «In effetti sono diversi. Anche Ivan ha caratteristiche uniche, si sa che nell’allenamento è maniacale e a volte si stanca di più che al termine di una tappa di montagna "vera". Nibali, diciamo, è un po’ più naif e quando finisce la tappa non ci pensa più, si isola completamente. La cosa può essere anche vista come un punto di forza. Certo, a mettere insieme le doti dei due, verrebbe fuori il corridore perfetto. Ma anche così, vi assicuro, sono una grande coppia».
da La Gazzetta dello Sport a firma di Ciro Scognamiglio
E' possibile, oltre che augurabile, che Nibali migliori, ma non so se riuscirà a vincere mai un Tour. E' vero che ha vinto la Vuelta, corsa, sotto l'aspetto altimetrico, più dura della corsa francese, ma dobbiamo, per non esaltarci troppo, anche tenere conto del lotto dei partecipanti, raramente di prim'ordine, in quanto i migliori riservano le loro attenzioni al Tour de France. La Vuelta soffre, insomma, in maniera molto più accentuata, degli stessi problemi del Giro.
Quanto ad Andy Schleck e i suoi margini di miglioramento, non concordo. Non sono un grande estimatore del lussemburghese, che ritengo troppo timido e incapace di assumersi, nei momenti che contano, i necessari rischi, ma proprio sotto questo aspetto (quando si toglierà dai piedi il fratellone) Andy ha, secondo me, i più ampi margini di miglioramento. Vista l'età, inoltre, potrà limare ancora qualcosa a livello atletico. Insomma, se è verosimile che Evans, Contador e Scarponi abbiano già raggiunto il top, ciò non credo sia ipotizzabile per Andy. (Alberto Pionca - Cagliari)
Metodologia dell'allenamento e dintorni
1 dicembre 2011 17:39Bartoli64
Sono completamente d’accordo con l’aggettivo “diamante” che Slongo ha giustamente espresso per il suo Nibali, sul fatto che non tutti gli anni debbano essere uguali, sul fatto che il miglior Nibali non lo abbiamo ancora visto, nonché su un possibile inverno (un po’ sovrabbondante di cene-evento) che ha poi portato il corridore messinese ad accumulare qualche kg. prima del ritiro con la squadra.
Sia pur considerando l’indubbia capacità che Paolo Slongo ha come metodologo dell’allenamento (non sia arriva a ricoprire un ruolo simile in un Top Team se non si possiedono più che adeguate competenze), mi spiace rilevare la benché minima autocritica circa (eventuali) errori che possono essere stati commessi durante la fase di preparazione e più avanti.
Un preparatore che conobbi anni fa mi disse che il migliore tra di loro non era quella che non sbagliava mai, quanto quello che sbagliava di meno, specificando che per conoscere bene il “motore” di un corridore possono servire anche alcuni anni.
Altra cosa che mi lascia un po’ perplesso è il riferimento ai lavori in palestra (con tanto di richiami durante la stagione). Perplesso perché il Prof. Aldo Sassi - già anni fa - dimostrò che non c’era alcun beneficio evidente tra il potenziamento ricercato in palestra ed il gesto del ciclista-stradista, rafforzando il concetto secondo il quale l’estrema “specializzazione” alla quale sono arrivati oggi di questi atleti mal si coniughi con altri tipi di esercizio.
Proprio per questo, ad esempio, il Prof. Dal Monte ed il suo staff idearono le famose S.F.R. con il quale Francesco Moser preparò la sua incredibile “Ora” a Città del Messico.
Ovviamente parliamo di tesi di studiosi, ognuno dei quali, anche sulla base delle proprie esperienze (comunque di altissimo livello), si regola di conseguenza. Fatto sempre salvo il fatto che trattiamo di esseri umani, e non di macchine, ognuno dei quali con i propri umanissimi limiti.
In ogni caso auguro buon lavoro all’ottimo Paolo Slongo, così come auguro una grande stagione a Vincenzo Nibali & compagni.
Bartoli64
Così...
1 dicembre 2011 18:04Fra74
parlò l'Enciclopedia Medica e di metodologia tecnica di allenamente dell'utente BARTOLI 64...
va bè, scherzo, suvvia...per sdrammatizzare un poco...perchè a mio avviso...la BICI è bella anche per la sua semplicità...ovvero...pedlare-pedalare-pedalare, con la pioggia, il sole, il caldo, il freddo, il gelo, l'umidità, la nebbiolina...è questo il bello dell'atleta...che poi può prendersi anche delle belle sbandate/cotte...è umanissimo e bellissimo...si..almeno per me...!!!!!!!
Francesco Conti alias e non altro che Fra74!!!!
Fra74, ti giuro.......
1 dicembre 2011 19:18Bartoli64
....... ero davvero in pena nel non leggere ancora un tuo post susseguente al mio.
D'altro canto, la storia delle S.F.R., dell'ora di Moser nonchè gli studi del Prof. Aldo Sassi sono a disposizione di chiunque...... anche tua, basta acquistare un buon libro o, se proprio non ti va di spendere, cliccare su internet.
Cordialità.
Bartoli64
Ti Ringrazio...
1 dicembre 2011 19:35Fra74
Bartoli64 ma lo sai che ho fatto una battuta...;)...
Solo che a me ancora appassiona, in modo sbagliato visti i tempi, la vecchia e cara bici...quella fatta di uscite, di allenamenti, di foarture, di borracce, di salite, di ripetute...ma condivido che occorre aggiornarsi con nuove tecniche di allenamento e metodologie innovative...
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Quanto ad Andy Schleck e i suoi margini di miglioramento, non concordo. Non sono un grande estimatore del lussemburghese, che ritengo troppo timido e incapace di assumersi, nei momenti che contano, i necessari rischi, ma proprio sotto questo aspetto (quando si toglierà dai piedi il fratellone) Andy ha, secondo me, i più ampi margini di miglioramento. Vista l'età, inoltre, potrà limare ancora qualcosa a livello atletico. Insomma, se è verosimile che Evans, Contador e Scarponi abbiano già raggiunto il top, ciò non credo sia ipotizzabile per Andy. (Alberto Pionca - Cagliari)