GIRO. Tradito lo sforzo dei volontari

| 22/05/2011 | 10:00
l presidente del Comitato di tappa Enzo Cainero ha saputo dell’annullamento del Crostis venerdì sera alle 21.25. Per un lungo momento ha seriamente considerato di spaccare tutto ciò che gli stava attorno. Poi ha tirato un sospiro e si è diretto al municipio di Ovaro, dove una grande quantità di volontari lo attendeva per sbrigare le ultime formalità. A queste persone Cainero non ha soltanto detto che gli sforzi da loro prodotti negli ultimi venti giorni, in cambio di un panino e un bicchiere di vino, erano stati inutili; no, li ha pure dovuti convincere a seguirlo per lavorare tutta la notte al percorso scelto in alternativa, quello di Tualis, dove c’erano diverse buche da coprire e una strettoia pericolosa da mettere in sicurezza con le protezioni.

L’accorciamento
Enzo Cainero non è un dirigente qualsiasi: fra Udinese calcio, Pallacanestro Udine e tappe dello Zoncolan, si è dimostrato nel tempo un uomo credibile, così credibile da poter mobilitare alpini, protezione civile e altri volontari per organizzare eventi della portata di un arrivo montano del Giro. Ieri, quando è esplosa la rabbia della gente carnica per quello che passerà alla storia come «il tradimento del Crostis» , è stato Cainero a metterci la faccia per chiedere un comportamento responsabile: okay a proteste e striscioni anche pesanti - ne abbiamo visti molti - ma che nessuno pensasse a sabotare la corsa. Un blocco era già stato preparato in località Noiaretto. Dopo l’intervento di Cainero la situazione sembrava normalizzata, ma l’ulteriore protesta di una quarantina di arrabbiati, con minaccia di invadere la sede stradale, ha tagliato la testa al toro: gli organizzatori hanno accorciato la tappa puntando direttamente sullo Zoncolan.

La rabbia
«All’arrivo ho pianto — dice adesso Cainero, in coda a una giornata che una brutale grandinata finisce di rendere terribile— perché mi sono sentito in faccia lo schiaffo morale inferto ai duemila volontari che dal 27 aprile s’erano fatti un mazzo così per mettere il Crostis in sicurezza. Non parliamo di soldi, non ci abbiamo rimesso quasi niente perché reti e materassi portati lì erano quelli delle piste dello Zoncolan. Non parliamo di soldi perché queste tappe non costano niente, fa tutto la passione dei volontari; dovessimo pagarli non ci arriveremmo mai, non ci sarebbero le corse. Ringrazio chi è venuto a vedere il frutto del nostro lavoro: il direttore di corsa Vegni, i delegati dell’associazione corridori Salvato e Vanzella, il diesse della Lampre Damiani. Nibali all'arrivo mi ha abbracciato dicendo che lui avrebbe voluto fare la discesa, e gli credo. Gli altri, quelli che hanno deciso per il no senza nemmeno degnarsi di venire a vedere il Crostis, hanno tutto il nostro disprezzo» .

Il dirigente friulano aveva mobilitato duemila uomini per mettere in sicurezza la discesa la sua Saxo Bank come anima nera della rinuncia, è trasparente: «Chi vuole diventare un grande del ciclismo non può esserlo soltanto sul suo terreno» . E la rivelazione finale è dolorosa: «Me l’aspettavo che finisse così, erano giorni che avvertivo manovre sotterranee. Alla fine del Giro farò nomi e cognomi di chi ci ha boicottato; qualcuno s’era spinto a minacciare uno sciopero bianco dei corridori sullo Zoncolan. In quel caso avrei invaso io la strada per bloccare la tappa, e la vergogna» .

da «La Gazzetta dello Sport» del 22 maggio 2011 a firma Paolo Condò
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