
Dopo l'impresa compiuta a Parigi nell'ultima tappa del Tour de France, Wout van Aert è rientrato a Herentals, la sua città, per una festa con tutti i tifosi ed è stato accolto come una rock star o un attore di fama mondiale. Van Aert in Belgio e soprattutto nella zona delle Fiandre è un’autentica celebrità, ma il fatto di aver vinto l’ultima tappa del Tour a Parigi ha sicuramente aumentato la sua fama.
«La tappa finale a Parigi certe volte può essere sottovalutata – ha detto il fiammingo ieri a Herentals – ma quando la vinci è come se avessi conquistato un premio speciale che va ben oltre la tappa in sé».
Van Aert aveva già vinto a Parigi nel 2021, ma non ebbe modo di comprendere l’importanza di quella vittoria, perché subito dopo l’arrivo, si diresse in aeroporto dove lo aspettava un volo per il Giappone, perché doveva partecipare alle Olimpiadi di Tokyo rimandate di un anno a causa del covid.
«Per la nostra squadra la vittoria a Parigi è stata molto importante, perché sappiamo quanto possa valere quell’ultimo traguardo. E’ l’ultimo giorno del Tour e sarai l’ultimo corridore ad essere fotografato prima che tutto finisca».
C’è la festa per chi ha vinto la classifica generale e le maglie che guidano le varie classifiche, ma prima di tutto questo i riflettori sono puntati su quel corridore che per primo taglierà il traguardo sui Campi Elisi.
«Ogni ciclista sogna di vincere una tappa al Tour de France, ma se gli viene chiesto quale vorrebbe vincere, sicuramente risponderà con Parigi. Dopo la premiazione ho passato più tempo a firmare autografi che ad andare in bici».
Van Aert è arrivato a casa dopo qualche giorno di vacanza e la sua gente lo stava aspettando per una festa che è andata avanti fino a notte. «La sera a Parigi c’è stata una festa con la squadra ma era molto tardi e dopo un brindisi con tutti, ho preferito ritirarmi perché ero molto stanco. Ho lasciato che si divertissero tutti i miei compagni».
Il belga ha avuto due anni difficili, segnati da cadute importanti e lunga riabilitazione. Tornare a correre ad alti livelli è sempre difficile, in particolare, quando sei un ciclista che ha vinto tanto come lui. La vittoria nella tappa finale del Tour ha dato a Van Aert una notorietà che non si aspettava ed è rimasto sorpreso per tutta la vicinanza che il pubblico gli ha dimostrato.
Solo ora Van Aert si rende conto di quanto abbia impressionato quella vittoria. «Quando ho vinto nel 2021 non mi rendevo conto di quanto fosse speciale questa vittoria. Ne sottovalutavo il valore. Mentre adesso ne ho compreso appieno il significato e nei giorni successivi ho letto molti messaggi e ho visto le immagini di quello che accadeva lungo il percorso ed è stato pazzesco».
Parigi è la città dove il Tour de France è sempre arrivato, solo lo scorso anno, a causa delle Olimpiadi, l’arrivo è stato a Nizza. Le varie città francesi, ogni anno presentano candidature ad Aso per essere città di partenza o arrivo di tappa, ma nessuna ha mai provato a candidarsi per il traguardo finale. «Il Tour è sempre finito a Parigi e deve finire a Parigi, perché questa città è il simbolo di un intero Paese – ha spiegato Anne Hidalgo sindaco di Parigi – Nessun francese pensa che l’arrivo debba essere in un’altra città».
Il Tour de France, insieme alla modernità porta con se’ la tradizione e il senso di appartenenza ad una nazione. Per questo il 14 luglio, giorno della presa della presa della Bastiglia e festa nazionale in Francia, il Tour offre sempre una tappa speciale.
Quel giorno alla corsa gialla, o nei giorni a seguire, arriva il primo ministro o il presidente della repubblica e non importa se il traguardo è in cima alle Alpi o Pirenei, per i francesi, è importante che anche le massime cariche istituzionali rendano omaggio alla corsa con la loro presenza.
Quest’anno a Parigi, con il passaggio a Montmartre, il pubblico del ciclismo si è esaltato, perché veniva ripreso il percorso delle Olimpiadi del 2024. Le strade erano talmente affollate che l’ingresso contingentato è iniziato alla mezzanotte della sera prima e alle 12 tutti i posti disponibili erano occupati.
La vittoria a Parigi ha dato una nuova carica a Van Aert e forse, questo successo, potrebbe convincerlo a partecipare ai Mondiali di Kigali in Ruanda. Il campione belga negli scorsi mesi aveva detto che non avrebbe partecipato alla corsa iridata in Africa, ma quando ad Herentals la stampa belga ha riproposto la domanda, lui invece che confermare l’assenza, ha semplicemente detto: «Il mondiale avrà un percorso molto duro e non c’è bisogno che lo dica io». Che ci stia ripensando?