Il frigorifero

| 27/03/2011 | 08:54
Una cosa ormai mi è chiara, dopo tutti questi anni di ciclismo: per correre servono la bicicletta, l’abbigliamento adeguato, un certo fisico, ma prima ancora di tutto questo serve un buon frigorifero.

Se rileggiamo la storia recente, questo elettrodomestico è al centro di tantissime vicende a tutti i livelli. Là dove una famiglia normale tiene spinaci e uova, spumante e latte, carne e formaggio grana, le famiglie dei ciclisti tengono sacche di sangue, fiale magiche, beveroni miracolosi. Ogni volta che un agente entra in casa e procede alla perquisizione, dal frigorifero salta fuori il corredino del­la speranza. La moglie, la convivente, la sorella, la mam­ma, in altre parole la re­gina di casa, regolarmente fi­nisce per rivelarsi la fedele sa­cerdotessa messa a custodia dei segreti e delle pozioni. Non a caso, si dice che un grande campione deve sempre avere vicino una grande don­na. E ti credo. Non è uno scherzo gestire certi frigoriferi.

Ovviamente, il copione di tutte queste storie prevede sempre lo stesso epilogo: quando l’agente, tra avanzi di bresaola e filetti di sogliola, rinviene l’ar­ma­mentario chimico, l’atleta pronuncia sempre la stessa frase, “ho fatto tutto io, lei non sapeva niente”. E come no. Via, è logico e plausibile: s’è mai vista una donna di ca­sa che apra il frigorifero?

La centralità del frigorifero nel ciclismo è confermata poi con tutta una serie di pratiche varianti. Pen­so a quanto fatturato, a quante fortune, a quanta gratitudine debba a questo ambiente la “Giò Style”, storica produttrice di frigoriferini portatili. Quante volte, in perquisizioni e retate fuoriporta, lungo i percorsi delle gare, il simpatico prodottino da campeggio è finito al centro della scena. Sta nei bagagliai delle ammiraglie, nei gavoni dei camper, negli armadi degli alberghi. Sì, c’è sempre un frigorifero a decidere la storia del ciclismo. Il frigorifero conta più della bicicletta.

Inutile dire che il pensiero va inevitabilmente all’ultimo caso, ormai famosissimo: il frigorifero di casa Ric­cò. A me piacerebbe intervistarlo: non il corridore, dico proprio il frigorifero. Quante deve averne viste, povero diavolo. Mettiamoci nei suoi pan­ni: non è facile conservare sacche di sangue per 25 giorni. Poi addirittura finisce che il padrone di casa quasi ci lascia la pelle e magari la col­pa è del frigorifero, che ha la­vorato male. Sono responsabilità.

Per fortuna, anche stavolta c’è un lieto fine. Magari non lietissimo, comunque il migliore possibile: l’incosciente ha salvato la vita. E tutto il resto non con­ta. Lodevolmente, seguendo la sua linea editoriale, che si ostina a osservare e possibilmente a capire, tuttoBICI propone in questo numero le idee e i commenti di tanti va­lorosi colleghi. Io, arrivando per ultimo, non posso trovare parole molto originali. Mi li­mito a dire questo: spero che Riccò non avvicini mai più una corsa ciclistica. Per il be­ne del ciclismo, ma forse più per il suo. Anche se tutti continuano misteriosamente a di­pingerlo come un ragazzino un po’ naif, in piena età dello sviluppo, io lo vedo per quello che è: uomo di 27 anni, padre di famiglia. E se un uomo di 27 anni, padre di famiglia, an­cora riesce a combinare si­mili disastri, significa che dav­vero ha bisogno d’altro. Io gli auguro di trovare un buon impiego in agricoltura, settore che aiuta molto a chiarire pa­recchie cose. Ma soprattutto gli auguro di trovare un buon prete, un bravo psichiatra, un amico saggio, cioè qualcuno che lo convinca davvero di un fatto semplicissimo: nella vita non è necessario essere primi. E comunque è ben triste essere primi in un certo modo. Mol­to meglio accettare dignitosamente di essere bravi ultimi.

Naturalmente non ho al­cuna certezza che il sog­getto prenderà proprio questa strada precisa, di ri­scatto e riqualificazione. Se dovessi scommettere un cent, lo punterei su un altro sviluppo. Più o meno questo: tra non molto sarà di nuovo in pi­sta a esigere scuse, a stilare libri neri, a regolare conti. E giurerei che prima o poi qualcuno lo arruolerà come “guest star”, adeguatamente retribuita, nel bel mondo delle gran fondo. E la lezione del blocco renale, della terapia intensiva, della vita ripresa per i ca­pelli? Finirà mestamente an­ch’essa dove Riccò conserva tutti i segreti migliori dell’esistenza: in frigorifero, e dove se no.

di Cristiano Gatti
da tuttoBICI di Marzo 2011
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COMMENTI
ma ...........
27 marzo 2011 10:11 vivola
si vede proprio k nn ne capisci niente di ciclismo...

Bello!!!!!
27 marzo 2011 10:24 lunasole
complimenti per questo articolo signor Gatti, molto carino , e.....peccato veramente che il frigorifero non parli, non solo per Riccò ma per tanti altri....

27 marzo 2011 11:44 matteoromano
Cristiano Gatti ha sempre una marcia in più e per questo da alcuni non viene capito. Il problema non è in lui, che è bravissimo, ma in chi non riesce a vedere al di là del proprio naso. Come sempre: grande Cristiano !!!

Cristiano Gatti
27 marzo 2011 13:01 Veleno
A parte il commento di "vivola" che riassume l'ignoranza e l'ottusità di un certa frangia per fortuna oramai in via di estinzione, di praticanti ciclisti o presunti tali, bisogna fare i complimenti a Cristiano Gatti, come sempre sagace, puntuale e competente.

IRONIA
27 marzo 2011 13:51 stargate
Ironia graffiante, tutt'altro che fredda... Peccato che il primo commentatore non l'abbia compresa...

lascia perdere
27 marzo 2011 14:09 camionista58
cambia mestiere ,non fare il giudice spiritoso e lascia in pace le persone,certi articoli tienili x tè e una vergogna x tuttobici

Cosa ci resta?
27 marzo 2011 16:38 memeo68
E meno male che qualcuno dice le cose con sarcasmo, ci è rimasto ormai solo questo,pechè se dovessimo dirle con serietà bisognerebbe parlare di igiene mentale e/o galera per alcuni corridori, loro famigliari, preparatori,medici, direttori sportivi ecc. Probabilmente chi contesta l'articolo dell'ottimo Gatti pensa che l'eventuale squalifica di 2 anni andrebbe data alle aziende Rex, Ignis, Ariston, Smeg, Zoppas..... per aver messo in commercio prodotti che non hanno "conservato" adeguatamente bene!!!!!

GATTI
27 marzo 2011 16:55 ale63
NULLA DI SCANDALOSO, SOLO LA VERITA' IN QUESTO ARTICOLO! ALE

no, no, no,
27 marzo 2011 17:05 limatore
questi articoli il sig gatti dovrebbe andare a leggerli e commentarli davanti ad una platea di operatori del settore, magari con il Pres. Di Rocco, in sala , per vedere cosa gli dicono. Poi posso sopportare tutto, ma sentire che alcuni su questo blog lo reputano preparato sul cilcismo mi fà veramente piangere. "Goss, un signor nessuno beffa tutti i grandi nella Sanremo più bella" questo signori lo ha scritto lui... è come quando Bulbarelli a fine Sanremo vinta da Tchmil iniziò l'intervista con "questa è la corsa più importante che hai vinto.... dopo che aveva già vinto Roubaix ecc ecc....

27 marzo 2011 23:51 tito
il solito inutile articolo di gatti...e i soliti moralizzatori pronti ad applaudirlo

Deciso.
28 marzo 2011 09:49 piuomeno
Beh, se questo è ciò che pensa del ciclismo, dei ciclisti e di quanti vi ruotano attorno, non mi rimane che prenderne le distanze, rinunciando all'abbonamento da tempo sottoscritto.
Maurizio

GENERALMENTE
28 marzo 2011 13:56 jaguar
Generalmente sono sempre d’accordo con il Dott. Gatti che stimo ma questa volta no……non per l’ironia che ben venga in questo mondo di arrabbiati ma per il fatto che si riferisce solo a Riccò che secondo lui ed il mondo del ciclismo è il male assoluto mentre tutti gli altri Basso in testa sono delle perle di atleti.Se così fosse avremmo risolto il problema del doping e nessuno dice che Riccò rispetto a tanti altri (Contador compreso) è solo il piu “fesso”. Gatti , per buona pace dei giustizialisti a due velocità, avrebbe dovuto riferirsi a tutti e quindi anche a Basso, Scarponi, Contador, Sella, Pellizzotti, Valverde, Schumacker, Sinkevitz, Di Luca, Vinokourov e mi fermo qui perchè la lista, altrimenti, diventerebbe troppo lunga.Poi resto sorpreso che Gatti già abbia fatto, come tutti, il processo, l’arringa ed abbia condannato Riccò, io che sono garantista aspetterei almeno la sentenza definitiva .Inoltre faccio notare che fino ad ora hanno parlato tutti: l’ineffabile Di Rocco, tantissimi corridori ( che pena e che ipocrisia), L’UCI,gli organizzatori ed il famoso medico che oltre alla legge sulla privacy non doveva rispettare anche il segreto professionale?L’unico che non ha ancora parlato è proprio Riccò che guarda caso da moribondo era tanto loquace ( secondo il famoso medico) e da “vivo e vegeto” ha perso la parola.E questo tanto per la precisione come diceva quel tizio in TV e non per difendere quello”sciagurato” di Riccò.

Un pezzo di giornalismo di gran classe !
28 marzo 2011 15:59 renzobarde
...e di intelligente professionalità. E quindi, caro Gatti, da questa massa di anonimi trinariciuti ed incolti, ecco spuntare fuori tutto il peggio del ciclismo nostrano. Non se la prenda, caro Gatti : anzi ne tragga SOLO motivi di sostegno e di elogio. ll ciclismo italiano è insozzato da personaggi siffatti. Proprio il giornalismo che commenta con sagacia come fa lei potrà darci la possibilità di sviluppare, un giorno, dibattiti seri tra persone intelligenti. Renzo Bardelli www.renzobardelli.it

ONDIVAGO
28 marzo 2011 19:30 ewiwa
X renzobarde....non ho capito da quale parte sta ....dice tutto ed il contrario di tutto

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