Il caso Colò e il clenbuterolo a diverse velocità

| 22/01/2011 | 14:08
Dopo nove mesi dalla positività di Alessandro Colò, continua un inquietante stillicidio di notizie riguardo alle positività al clenbuterolo con un altrettanto inquietante comportamento dell'Unione Ciclistica Internazionale, vera artefice di quello che si può definire un "Harakiri" del ciclismo...

Rimettiamo insieme i fatti
1) il 21 maggio 2010 UCI comunica che nell'ultima tappa della Vuelta del Messico - 25 aprile viene riscontrata positività per la presenza di clenbuterolo;
2) le risibili quantità riscontrate, le indagini medico/scientifiche, le indagini zootecniche degli usi in Messico, comprovano la possibilità di intossicazione alimentare;
3) in data 6 ottobre 2010, viene avanzata richiesta al TNA di posticipare il giudizio a fronte della risultanza che esisteva un altro caso di positività nella medesima tappa (dato rilevato dai tabulati del laboratorio di Los Angeles) chiedendo peraltro notizia di questo assunto a UCI - FCI - CONI;
4) mentre non si aveva alcun riscontro alla richiesta di informazioni da UCI - FCI - CONI (pur avendo documentato l'indizio di altra positività - evento che avrebbe potuto costiuire elemento di discussione) il TNA decide di giudicare e CONDANNA "PER COLPA NON SIGNIFICATIVA" Alessandro Colò, vittima innocente del sistema "giustizialismo sportivo", accertando che la sua colpa era quella di aver mangiato carne messicana anzichè assumere integratori alimentari (!)
5) Contador a parte, ecco che emerge solo ieri (18 gennaio, ben nove mesi dopo...) che un altro partecipante alla Vuelta del Messico, Philip Nielsen è risultato positivo al clenbuterolo: stessa tappa, stesso albergo, stessa alimentazione di Colò.
6) Molte le cose che non quadrano: in primis ci si chiede il perché di questa differenza nella comunicazione delle positivtà: perchè Colò subito, Contador due mesi dopo e Nielsen addirittura nove?
Se il Tna avesse prestato attenzione all'evolversi della vicenda ed ai dati scientifici rilevati (ovvero, che in Messico il clembuterolo è usato comunemente nell'alimentazione animale, che c'era un altro caso analogo, che forse un atleta ciclista è stato mandato a correre dai propri datori di lavoro in una condizione, secondo la sentenza, dove c'era il rischio conclamato di contaminazioni alimentari...) come si sarebbero evoluti i fatti?
Se un caso, per altro con enormi dubbi, può risolversi in una squalifica, ciò non può accadere quando le circostanze si ripetono per due atleti in condizioni ambientali analoghe. Se consideriamo Contador, i casi sono tre e sempre di clenbuterolo e di contaminazione alimentare si tratta: tre atleti positivi alla stessa sostanza devono far riflettere, tanto più se la sostanza in questione, nelle quantità rilevate, non altera la prestazione.
A tutti i giovani che oggi si apprestano ad avvicinare il ciclismo e alle loro famiglie non resta  che augurare tanto bene e che nel frattempo cambino le cose, anche (purtroppo) a scapito di chi ha pagato ingiustamente in precedenza sulla propria pelle.
Lotta al doping si, caccia alle streghe no.

Davide Podestà

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