
Quello di Kigali è stato definito il Campionato del Mondo più duro di sempre e a confermare la difficoltà della corsa sono i numeri: dei 165 partenti, solo trenta sono riusciti a tagliare il traguardo. Si parla quindi, di solo il 18% dei corridori.
Tadej Pogacar è stato il primo a passare sul traguardo di Kigali, mentre l’ultimo sopravvissuto è stato l’eritreo Amanuel Ghebreigzabhier. Solo due sloveni sono arrivati in fondo ovvero il vincitore Pogacar con Primoz Roglic undicesimo. Il Belgio anche ha visto arrivare solo due dei suoi, Evenepoel per l’argento e poi Uijtdebroeks ventiseiesimo. L’Italia è stata con la Francia, il paese con più corridori all’arrivo, grazie a Giulio Ciccone sesto, poi Andrea Bagioli diciassettesimo e Gianmarco Garofoli ventiduesimo. Per i transalpini, sul traguardo sono arrivati Seixas, che ha il record del corridore più giovane, Sivakov e Paret-Peintre. Poi i due svizzeri Hirshi e Christen, i due danesi Honorè e Skjelmose, Storer e Hindley per l’Australia e Canal e Ayuso per la Spagna. Gli altri invece che hanno resistito sono tutti unici rappresentanti del loro paese, compreso il russo Artem Nych arrivato ventiquattresimo, che ha corso sotto la bandiera neutrale.
La gara è stata dura per diversi motivi, come il caldo e l’umidità uniti a un percorso che aveva le difficili salite del Monte Kigali (5,9 km al 6,9%), ma anche il breve Mur di Kigali (0,4 km all'11%).
La selezione è stata brutale e giro dopo giro il Mondiale si è trasformato in una gara a eliminazione, dove 135 corridori hanno abbandonato. Molti corridori hanno sofferto per il clima e l’altitudine, mentre altri, come Alaphilippe, hanno accusato problemi intestinali.
Il prossimo mondiale si correrà a Montreal in Canada e ancora una volta, i corridori dovranno aspettarsi un tracciato veramente difficile.