Viviani: "questa vittoria è uno stimolo per andare avanti"

| 17/04/2010 | 20:21

17 aprile - Non poteva chiedere un debutto migliore Elia Viviani. Alla sua prima esperienza tra i professionisti il veronese, classe ’89, ha conquistato il primo sigillo nella settima tappa del Tour of Turkey, da Finike ad Antalya di 114 chilometri. Il successo ottenuto oggi è frutto innanzitutto della scaltrezza di Viviani nell’evitare la caduta che ha coinvolto il gruppo all’imbocco del rettilineo finale. Poi, nei metri finali, il velocista della Liquigas-Doimo ha gestito le forze e battuto allo sprint Visconti e Grendene. «Prima dell’ultima curva occupavo una buona posizione – spiega Viviani -  che mi ha permesso di vedere la caduta e di tirare i freni in tempo. Ho dato un’accelerata cercando di fare il vuoto ma, visto che alcuni corridori rinvenivano, ho preferito attendere e salvare la gamba per lo sprint finale. Ho lanciato la volata al momento giusto per evitare di essere rimontato, occupando il lato sinistro della strada. Mi spiace che Visconti, un corridore che apprezzo e stimo, si sia visto ostacolato. Come testimoniano le immagini, però, io non ho attuato nessuna manovra per chiuderlo. Ha provato a rimontare dove non c’era spazio: in totale onestà dico che ho pensato solo a spingere sui pedali per non farmi superare». Riguardo all’impatto con il mondo dei professionisti Viviani si dice «felice per essermi dimostrato all’altezza ma conscio che la strada è ancora lunga. Nelle prime tappe ho patito le lunghe distanze e nel finale non avevo una gamba brillante per fare lo sprint, mentre nella quinta tappa, quando sono giunto settimo, ho pagato un po’ di inesperienza. La vittoria di oggi è comunque un grande stimolo per proseguire con ancora più forza il lavoro di crescita».

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COMMENTI
17 aprile 2010 22:02 lele
complimenti al giovane! Consiglio al "Vecchio". Un vero campione si vede da come sa perdere!

per tutti i giovani ........
18 aprile 2010 01:21 fabio perego
Ecco un esempio, al pari di Montagutti, Ermeti, Cimolai, Guarnieri, Cucinotta e tanti altri di quello che vuole dire aver praticato e continuare a praticare l'attività su pista, e se questo non bastasse, mi farebbe un gran piacere sapere che tutti coloro i quali sono ancora convinti dai loro pseudo "direttori sportivi" sulla non compatibilità dell'attività su pista rispetto a quella su strada si fermassero un attimo a riflettere, magari interpellando squadre e tecnici che mettono al primo posto la crescita dell'atleta e non il loro misero palmares da direttore sportivo!!
Complimenti ragazzi e grazie a tutti voi per lo splendido lavoro che state facendo.

Fabio Perego

X Fabio Perego
18 aprile 2010 10:51 velo
Sono d'accordo, la vera esperienza di un giovane viene maturata proprio in pista fin da esordienti.Sai come destrarti nelle volate, sai che non puoi tirare i freni, sai che non puoi smettere di pedalare. Mi meraviglia di questi nuovi direttori che scendano dalla bicicletta e non invogliano a praticare un pò di pista.

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