Paraciclismo, parla il campione italiano Pietro Minneci Sberna

| 11/08/2009 | 10:11
Pietro Minneci Sberna è il nuovo campione italiano paralimpico su strada 2009. Conosciamolo meglio.

Pietro sei il nuovo Campione Italiano della cat. CP4 su strada: eri al debutto nello sport paralimpico, raccontaci  qualche cosa di te.
«Sono nato a Grotte, piccolo paese dell’Agrigento, nel 1968 e sono idrocefalo congenito, dall’età di 6 mesi vivo con una derivazione che mi ha permesso e mi permette, nonostante la patologia, di condurre una vita normale o quasi».
La gioventu’ come è trascorsa?
«Una gioventu’ normale, le tappe che percorre un normale adolescente: scuola, gioco e sport e tra questi, dopo averne provato un bel po’, ecco, come un colpo di fulmine in un cielo terso, arriva la bicicletta. Nel giro di pochi giorni ho chiesto alla mamma 280 mila lire e mi sono comperato la mia prima bici, una Bianchi azzurra. Ho iniziato per gioco, ma la passione, nonostante le paure dei miei genitori, cresceva dentro di me in modo irrefrenabile. Mi sono tesserato in una squadra di Agrigento la “Vulcano dei Lampadari” del compianto ignor Fasone e da li è iniziata la mia carriera agonistica che non ho mai abbandonato, se non per un riposo forzato (è il motivo per cui oggi sono un ciclista paralimpico)».
Da li’ al ciclismo vero se ci consenti il passo è lungo…
«Nell’ultimo anno di Liceo durante una gara Juniores mi sono trovato a parlare con dei D.S. toscani e in quel momento ho anche sciolto il dubbio su quale ateneo frequentare. La scelta cadde sull’ Università degli Studi di Siena ed in particolare sulla facoltà di Scienze Politiche. Sembra centri poco, ma come accennavo, dal punto di vista ciclistico si tratta del salto di qualità: a mio modo di vedere la Toscana, insieme a Lombardia e Veneto, costituiscono l’ Università del ciclismo italiano a tutti i livelli».
Quindi agonismo in Toscana?
«Certo, in quel periodo la mia vita di corridore si è svolta parallelamente a quella di studente e, anche se come corridore non sono stato un vincente, ho avuto modo, grazie ai consigli di Marcello Mealli e Yuri Barontini, di lavorare bene e sgomitare con gente che poi è diventata “Prof” mi riferisco a Cipollini, Bartoli, Casagrande, Biasci, Tani etc.. Tutta gente che incontravo la domenica alle corse».
Quando hai smesso?
« L’esperienza si interrompe nel 1994 in  prossimità della laurea, per poi riprendere nel 1996, ma come allenatore di un giovanissimo mio compaesano. Nel 1998, poi, mentre mi trovavo a Roma per un Master post-laurea è iniziato il “dramma”, a causa di complicazioni alla derivazione sono stato ricoverato d’urgenza al S. Filippo Neri per la sostituzione della derivazione stessa. Ma non finisce lì perché solo nel 1999 esco dal tunnel anche se col lato sinistro del mio corpo leggermente “spento”. Sono rinato nel momento in cui ho iniziato a lavorare prima come postale poi come impiegato e infine come insegnante, ma, lasciatemelo dire, la rinascita completa l’ho avuta nel momento in cui ho riappoggiato il “sedere” sulla sella della bicicletta».
E l’entrata nel mondo paralimpico?
«Superati i problemi di salute ho scritto una mail a Fabrizio Macchi il quale mi ha messo in contatto con il Professor Sergio Introzzi con le cui tabelle lavoro fin dal 2008 e nella cui squadra, la “Blu di Mare”, milito da quest’anno. Il lavoro svolto ha avuto i suoi frutti, poiché  in occasione del campionato italiano disabili di Olgiate Olona  mi sono laureato campione italiano per la categoria CP4».
E’ cambiato qualche cosa?
«All’inizio non ho subito realizzato quanto è successo, ma la notorietà che ho avuto su internet e sui quotidiani della mia provincia mi hanno fatto comprendere l’importanza del risultato tanto che sono stato premiato anche dal Sindaco della mia cittadina».
Ed ora?
«Attualmente sono in vacanza al mare e le mie giornate sono scandite da allenamenti e giochi al mare con i miei figli Sofia e Salvo, ma la mia mente è già proiettata al prossimo anno agonistico e scolastico, sono un insegnante di Diritto ed Economia e devo abbinare sport e lavoro».
Per il fututo?
«Per l’anno prossimo spero di migliorare le mie prestazioni, se trovassi uno sponsor che mi permettesse di svolgere il calendario nazionale ed internazionale sarebbe il massimo, abitare in Sicilia crea senza alcun dubbio enormi problemi di badget che  la mia società La Blu di Mare, da sola non riesce a coprire, ogni gara costa circa 1.200 euro, per il resto il mio impegno sarà come sempre al massimo».
Ma chi è Pietro?
«Dal punto di vista caratteriale sono un tenace e un pignolo negli allenamenti, purtroppo però sono una buonissima forchetta e ho nel peso il mio più “forte” avversario».
Sei una persona umile dalle forti radici siciliane che ama lo sport ed il ciclismo in particolare quindi.
«Esatto e vi devo confidare che … senza la più importante, per me, invenzione dell’800, oggi non sarei la persona che sono. Il ciclismo per me è, dopo la famiglia, tutto. Grazie dell’intervista e un saluto a tutti da Pietro Minneci Sberna».

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