Siamo a un mese dal Natale, e come per una sorta di rituale oscuro le auto sembrano moltiplicarsi sulle strade. Aumentano la fretta, il nervosismo, l’impazienza. Il freddo comincia a mordere e diventa il pretesto perfetto per rifugiarsi nel presunto comfort dell’abitacolo, mentre per chi continua a credere ostinatamente nella mobilità dolce iniziano i giorni più difficili dell’anno: giorni in cui diventiamo ancora più invisibili, ancora più vulnerabili, irrimediabilmente minoranza.
In questa tragedia non riesco a vedere cause diverse dalla più amara e semplice verità: una giovane donna di 23 anni, proprio nella giornata mondiale contro la violenza sulle donne, è stata travolta mentre faceva una scelta che dovrebbe essere tutelata e rispettata. Era una ciclista. Una ragazza che aveva deciso di muoversi nel modo più pulito, più gentile, più coerente con il mondo che vorremmo lasciare a chi verrà dopo di noi. Aveva scelto la bici per respirare la città, per vivere la libertà delle due ruote, non certo per incontrare la morte.
E invece questa scelta è diventata una condanna inflitta dalla mano di chi si è messo al volante senza responsabilità, senza attenzione, senza alcun rispetto per la vita degli altri. Oggi il mio cuore, il mio dolore e la mia rabbia vanno a Viola - 23 anni, lo ripeto - che pedalava su una pista ciclabile di una città che stava provando a migliorarsi, a diventare un esempio, e che invece si trova a pagare con il sangue la condotta criminale di un singolo. Un singolo responsabile. Un singolo omicida.
Perché non guardare la strada, non prestare attenzione, non guidare con la prudenza che la legge e il buonsenso impongono equivale a sparare nel mucchio. Significa premere un grilletto lasciando al caso la scelta della vittima. Significa dimostrare un’indifferenza totale verso la vita altrui. Ed è questo che non possiamo più accettare. È questo che, come comunità, come esseri umani, dobbiamo finalmente chiamare con il suo vero nome.
Federico Balconi, www.zerosbatti.it
foto tratta dal profilo Linkedin di Viola Mazzotti
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