
Anche l'alba e il tramonto sono monotoni: sempre uguali, qualche sfumatura in più o in meno, ma sempre uguali. Eppure ogni volta sembra la prima volta e lo spettacolo non stanca mai. Sono monotoni gli affreschi di Giotto, da sette secoli sempre lì fermi e immutabili, eppure ogni volta stordiscono come fosse sempre la prima volta. Sono sempre uguali le canzoni di Battisti, ma ancora oggi si riascoltano e sembrano ogni volta uscite l'altro ieri.
C'è monotonia e monotonia. C'è la monotonia grigia e mediocre di bassa lega, ma c'è poi l'indescrivibile monotonia dello straordinario. Però bisogna capire, quando ci si trova davanti all'eccezionale. Magari è persino possibile non apprezzarlo tanto, ognuno ha i suoi rispettabili gusti, per mille motivi: ma capirlo bisogna. Non si può restare indifferenti, è colpevole non notare nemmeno le differenze.
Certo c'è un'innegabile monotonia anche in cinque Lombardia vinti, cinque di fila, cinque su cinque Lombardia disputati. C'è un'evidente monotonia nei modi, tutto il mondo sa che Pogacar scatterà sul Ganda, difatti tutto il mondo del pubblico che capisce si fa trovare là, puntuale all'appuntamento, e difatti Pogacar rispetta lo spartito, ricamando in solitudine la memorabile cinquina.
Ma diciamola tutta: è terribilmente monotono tutto questo 2025, l'annata perfetta di Teddy, aperta con le Strade Bianche, proseguita con i Monumenti, passata da Tour e Mondiale, Europeo compreso, per finire qui a Bergamo, nella corsa più bella, più completa, più sincera del mondo. Non è per niente un caso che proprio qui Teddy esprima il record dei record: cinque vittorie di fila su cinque partecipazioni. Perchè qui il teatro è perfetto per il corridore perfetto, imbattibile su tutti i terreni, in tutte le stagioni dell'anno. Ha perso la Sanremo sbagliando una volata, ha perso la Roubaix sbagliando una curva, certo non si può dire se poi avrebbe vinto pure quelle, ma importa davvero poco: anche questi errori, queste stecche, fanno perfezione. Aggiungono quel frammento di vulnerabilità che completa il mosaico dell'anno perfetto, in cui perdere è comunque arrivare diritti sul podio.
Anche il 2025 però ha un inizio e una fine. L'anno della monotonia perfetta si chiude preparando già per la prossima stagione le attese di controprove e di sconfitte. Al momento però bisogna farsene una ragione e tocca tenere questo film: siamo dentro fino al collo nell'epopea di Pogacar. Siamo davanti al fuoriclasse totale, quando c'è lui si corre per il secondo posto (citofonare Evenepoel, pure lui monotono sparring partner). Come mi appaiono lontani i tempi in cui osavo paragonare Pogacar a Merckx, non per i numeri ma per i modi, finendo lapidato dagli insulti, come uno che bestemmi in chiesa. Il tempo è galantuomo, ci dicevamo tutti allora, soprattutto quelli del piano con certi paragoni, ne parliamo più avanti, ce ne vuole per scomodare certi nomi...
Parliamo più avanti, ma mi sa tanto che il più avanti è adesso: Teddy ha 27 anni, vince tutto quello che c'è da vincere, mai una volta da furbino che giochi sui millimetri e sulle scie, sempre andandosene via solo al modo del tiranno, concedendo alla platea quanto si aspetta, senza misere contabilità. Un modo, uno stile, un'impronta che fanno decisamente monotonia. La monotonia del capolavoro.
Poi c'è chi trova questa monotonia terribilmente noiosa. C'è sempre il coro di sottofondo, nei trionfi solitari di Pogacar. Pareri, opinioni, gusti. A questo partito che sogna e rimpiange il ciclismo dell'equilibrio, magari pure in basso, non rimane che aspettare. Panta rei, tutto passa, un giorno arriverà anche il declino di Teddy, il giorno in cui proverà come sempre a scattare senza riuscire a staccare. Certo che arriverà. Lo sa lui per primo. E' per questo che fa benissimo a non lasciarsi indietro niente. A prendersi tutto finchè può. E' la regola della vita: ogni lasciata è persa. E quando arriva il momento nero, nessuno si ferma ad aspettarti.