
Tadej POGACAR. 10 e lode. Cinque partecipazioni, cinque vittorie. Potrei chiudere qui. C’è poco da dire, perché c’è troppo da raccontare. Di fronte a cotanta bellezza non si può che rimanere rapiti e conquistati. Vince anche il Lombardia, dopo aver vinto Strade Bianche, Fiandre, Freccia, Liegi, Delfinato, Tour, Mondiale, Europeo e Tre Valli. Venti perle, per una collana che ne conta in totale 107. Venti vittorie in 50 giorni di corsa: quasi una vittoria ogni due. Vince alla sua maniera, con una fuga di questi tempi, perché Taddeo ci ha abituato a questo tipo di cose. E ha abituato i tifosi, i tanti bimbi che oggi hanno gremito le strade da Como a Bergamo. Altro che allontanare la gente dal ciclismo, questo prodigio della natura li ha avvicinati come non accadeva da tempo e chi scrive il contrario è perché forse non è sulle strade del grande ciclismo. Pogacar raggiunge Coppi e lo supera, facendo di meglio, di più, con le sue cinque vittorie consecutive come nessuno mai. Vince e diverte. Lascia le briciole agli avversari, ma Merckx non era tipo che faceva regali, anzi, nemmeno lasciava i circuiti. Nel 1971 il Cannibale vinse 34 volte, l’anno dopo 32, nel 73 altre 30… Siamo di fronte ad un fenomeno di prima grandezza, ad uno dei più grandi sportivi di tutti i tempi, al pari di Pelé e Maradona, Phelps e Valentino Rossi, Tomba e Federer, Carl Lewis o Michael Schumacher. Godiamoci lo spettacolo, se ce la facciamo.
Remco EVENEPOEL. 9,5. Se non ci fosse Taddeo, avrebbe fatto man bassa. Avrebbe fatto quello che ha fatto quando Taddeo non c’era, perché è il più forte di tutti. Sperava che su un tracciato meno duro (si fa per dire) le sue quotazioni fossero più alte. Invece, lì dove tutti pensavano che lo sloveno chiudesse la corsa, il campione del mondo la chiude. Il belga accetta il verdetto, ne prende atto e fa la sua gara, che è di gran lunga superiore a quella di tutti gli altri. Si porta a casa l’ennesimo piazzamento d’onore, che gli fa onore, non prima d’aver ringraziato via radio Davide Bramati e tutto lo staff Soudal per quello che in questi anni è stato fatto. Arriva sorridente, con un sorriso sulle labbra. Alla fine, anche lui, deve ammettere la forza dell’avversario, anche se Remco sa alla perfezione che domani è un altro giorno e la ruota gira.
Michael STORER. 8,5. Lotta come un leone, fino alla fine, raschiando anche il fondo del barile. Ma la sua dote è proprio quella di avere fondo e di non finire mai laggiù. Resta a galla con i grandi, con i più grandi. Un anno fa Ciccone: quest’anno lui.
Quinn SIMMONS. 9. Entra nella fuga di giornata e fa una corsa che sembra più una corsa a cronometro che una gara in linea. Un quarto posto pazzesco, dimostrando di avere gambe super. Passa per primo sul Ghisallo, anche se oggi non rappresenta più ciò che ha rappresentato ai tempi di Coppi. Ma il Ghisallo è simbolo del ciclismo, con la sua chiesetta dei ciclisti, con il Museo della bicicletta voluto da Fiorenzo Magni e diretto egregiamente da Carola Gentilini e dal presidente Antonio Molteni. Il Ghisallo è anche traguardo del Premio Pier Luigi Todisco, che ricorda la figura del collega della Gazzetta dello Sport scomparso tragicamente il 7 ottobre del 2011 quando stava raggiungendo il posto di lavoro in sella alla sua amata bicicletta. Oggi per primo è passato il campione d’America della Lidl Trek, al quale è andato questo riconoscimento, che aiuta a ricordare un amico e tante, troppe vittime della strada.
Isaac DEL TORO. 7,5. Il bimbo conferma di essere un talento, anche se dopo i 200 chilometri e dopo una stagione lunga e logorante, anche a lui si accende la spia della riserva. Lui sarebbe il piano B, ma il piano A funziona a meraviglia.
Thomas PIDCOCK. 6,5. Tanta fatica, tantissima, ma il Lombardia è questo e lui lo interpreta bene.
Paul SEXAIS. 7,5. Il ragazzo ha solo 19 anni e il suo 7° posto finale è la conferma di un talento che si vede ad occhio nudo.
Christian SCARONI. 6. Arriva al Lombardia con le polveri bagnate, dopo una lotta serrata all’Europeo. Fa quello che può e alla fine è il primo degli italiani.
Davide PIGANZOLI. 6,5. Tolto Storer che fa una corsa pazzesca, il ragazzo della Polti è il più bravo, visto che anche lui fa parte un team di seconda divisione.
Ben HEALY. 4. L’irlandese vive una giornata stortissima. Il percorso sembra fatto per lui, ma oggi non è lui.
Mattias SKJELMOSE. 8. Scatto bruciante a 170 chilometri dal traguardo in favore di telecamere non per attaccare, ma per mandare a quel paese le telecamere, gli operatori tivù che erano troppo vicini al gruppo inseguitore e facevano da punto d’appoggio ai corridori Uae. Uno scatto bruciante con sbracciate evidenti di vaffa in eurovisione. Aveva ragione? Sì.
Filippo GANNA. 8. Entra nella fuga di giornata con i compagni di squadra Lucas Hamilton, Victor Langellotti, oltre a Gal Glivar (Alpecin-Deceuninck), Thibault Guernalec (Arkéa-B&B Hotels), Pello Bilbao (Bahrain Victorious), Quinn Simmons (Lidl Trek), Walter Calzoni (Q36.5), Louis Vervaeke (Soudal-QuickStep), Asbjørn Hellemose, Michael Matthews (Jayco AlUla), Bjorn Koerdt (Picnic PostNL), Mattia Bais (Polti VisitMalta) e Bart Lemmen (Visma | Lease a Bike). Un’azione, questa, che è lo spartito di tre quarti della corsa, prima dell’assolo.
Salvatore PUCCIO. 10. Impegno, serietà, rigore, per questo fantastico uomo squadra, che oggi ha chiuso la sua più che onesta carriera. Con lui, all’ultimo giro di giostra, Simone Petilli, Rafal Majka, Louis Meintjes e Pieter Serry. Tutti ragazzi che hanno contribuito allo spettacolo e ai quali è doveroso il nostro ringraziamento.