
Sono passato 10 anni da quando Peter Sagan, che all’epoca aveva 25 anni, ha vinto il suo primo titolo mondiale a Richmond, negli Stati Uniti. In quei momenti così euforici, dove lo slovacco con i capelli lunghi e lo sguardo magnetico era diventato un nuovo idolo, nessuno sapeva che la maglia iridata l’avrebbe indossata anche l’anno dopo a Doha e poi ancora a Bergen. Sagan è l’unico corridore che ha indossato la maglia bianca con l’arcobaleno sopra per tre anni consecutivi, dal 2015 al 2017 e adesso che è sceso dalla bici gira il mondo come ambasciatore di alcuni dei brand più importanti legati al mondo del ciclismo.
«Sono più impegnato oggi che quando correvo – ha detto Sagan in un’intervista con la stampa belga – Mi piace quello che faccio è un modo diverso per stare sempre nel mondo del ciclismo».
Sagan vive nel Principato di Monaco come Tadej Pogacar e ha corso con la Bora-Hansgrohe, dove andrà Remco Evenepoel, tra il 2017 e il 2021. Lo slovacco arrivò negli USA quasi come uno sconosciuto nonostante una maglia verde al Tour de France e diverse vittorie, ma nessuno lo aveva inserito nel gruppo dei favoriti.
«Quel Mondiale fu sicuramente un punto di svolta per la mia carriera. Nessuno mi aveva citato tra i favoriti anche se arrivavo con buoni risultati. Decisi di rimanere nascosto nel gruppo per gran parte della giornata. Non spingevo troppo sui pedali e mi sentivo sempre più forte con il passare dei giri. Ero così felice quando ho tagliato il traguardo, è stato un tale sollievo, che ho pensato che forse avrei potuto farlo di nuovo l'anno successivo».
Sagan non ama parlare degli altri corridori in particolare durante il Mondiale, perché la vittoria nella corsa iridata può essere spesso una sorpresa.
«Non mi è mai piaciuto paragonare epoche o personalità. Ognuno è ciò che è, e va bene così. La cosa bella però, è vedere le personalità di ragazzi come Pogacar, Evenepoel o van der Poel brillare sui media. È un bene per il ciclismo avere personaggi così famosi».
Tadej Pogacar vive nel Principato di Monaco e qualche volta, un incontro con Peter Sagan può capitare.
«Sì, ci vediamo abbastanza spesso in Costa Azzurra. Siamo piuttosto diversi, ma andiamo molto d'accordo».
Il tre volte campione del mondo ha corso sia con Evenepoel che con Pogacar, ma il belga lo aveva subito colpito per quel suo modo audace di correre anche se era appena entrato in gruppo.
«Ricordo Remco al via della sua prima gara da professionista nel 2019, alla Vuelta San Juan in Argentina, a cui partecipavo anch'io. Mi impressionò per il suo talento e il suo modo così deciso».
Evenepoel ha vinto un titolo Mondiale su strada e tre titoli nella prova a cronometro e per Sagan, vuol dire che è un corridore che non ha limiti.
«Penso che Remco sia in grado di vincere una serie impressionante di corse. Ha vinto una Vuelta, ma anche un Campionato del Mondo, le Olimpiadi e molti altri eventi. Forse avrebbe potuto vincere ancora di più se non avesse avuto un avversario come Tadej. Potrebbe vincere anche un Fiandre se volesse. Per quanto riguarda la Red Bull, se ha scelto di cambiare squadra, è perché sentiva che era il momento giusto e posso assicurarvi che sarà supportato al meglio».
Come sempre, quando ci sono occasioni come un Mondiale, a un campione si chiede sempre un pronostico e di fare un nome per un possibile vincitore. Ma Sagan è unico anche in questo e per lui, non bisogna puntare il dito su qualcuno, ma godersi lo spettacolo e vedere chi sarà il migliore.
«Il Campionato del Mondo è una delle corse più imprevedibili dell'anno, bisogna guardarlo e basta».
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