
Un concerto per pianoforte: ma le musiche sono quelle dello sport. Una tragedia di Shakespeare: ma con atleti del tennistavolo. Una lettura scenica: ma con cronache di gesti atletici e rimbalzi, o con cronache di gesti olimpici. E film: ma sul basket e sul calcio.
Un festival battezzato “Ginnasio”, non come i primi due anni del liceo classico, ma come la palestra dove gli studenti, nell’antica Grecia, si allenavano nudi. E qui la nudità sta nella semplicità, nella essenzialità, nel teatro-palestra dove lo sport è raccontato a parole, note, gesti, fotogrammi.
“Ginnasio” si tiene nel Dom, la Cupola del Pilastro, in via Panzini 1/1, a Bologna. E’ la terza edizione della manifestazione ideata e organizzata da Laminarie sull’arte performativa dello sport: e martedì 30 settembre è previsto l’ultimo appuntamento della rassegna, alle 20.30 la lettura scenica di Laminarie, “Cronache di gesti olimpici” con Cristiana Raggi, Donatella Allegro e Mirella Mastronardi in collaborazione con Serena Viola alle 20.30, e la proiezione del film “Copa 71” di James Erskine sul calcio femminile alle 21. L’ingresso è libero. La rassegna gode di contributi (Comune di Bologna e Regione Emilia Romagna) e collaborazioni (Fondazione Cineteca di Bologna e Istituto Comprensivo Scolastico 11), ma certo non la promozione che hanno altri festival più pubblicizzati, più reclamizzati, più ricchi.
I suoi spettatori, “Ginnasio” deve conquistarseli. A uno a uno. E ciascuno vale una medaglia d’oro olimpica, per restare nel tema del programma. Il Pilastro si trova nella periferia nord-est di Bologna, nel quartiere San Donato e San Vitale, concepito alla fine degli anni Cinquanta come dormitorio per immigrati. E’ quello dell’antico pilastro su un’antica strada romana, quello del gigantesco edificio chiamato Virgolone, quello del valoroso Comitato Inquilini, quello della strage del Pilastro a opera della Uno bianca, ma anche quello di film (a cominciare da Marco Ferreri) e video (Jovanotti, per esempio), biblioteche e – sì – sport, dal baseball alla boxe. Ed è anche quello di Laminarie, la compagnia teatrale fondata nel 1994 da Febo Del Zozzo e Bruna Gambarelli. Un centro di cultura, dunque un punto di resistenza umana, una trincea dove ogni giorno, ogni spettacolo, ogni rassegna si lotta per la vita. E lo sport è lotta. A cominciare dal rugby, che Febo praticava da terza linea, specialità placcatore. E sarà anche per questo che, alla fine della serata, artisti e spettatori si ritrovano nel foyer del teatro, tarallucci e vino, una sorta di terzo tempo.
L’altra sera, al Dom, si raccontava anche di ciclismo: salite e discese, fughe e inseguimenti, cotte e intuizioni, preghiere e spinte, Dino Zandegù da Rubano e Nunzio Pellicciari da Baiso. La vita, appunto.
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