E’ forte, in sella e vivo, il ciclismo sulla Riviera di Ulisse. E’ forte su quegli Aurunca Litora, a cavallo del Garigliano che resta a buona memoria l’unico fiume che unisca e non divida le sue sponde, fra Lazio e Campania e viceversa. Lì dove svernarono, in ritiro, a Minturno e Terracina anche Cunego e Pantani, al ‘Postiglione’ e al ‘Fiordaliso’…
Ed è bello davvero, ce lo raccontano gli appassionati inossidabili di Scauri e Gaeta, che il Giro d’ Italia 2026 ritrovi le nostre strade, di stazione e non di passaggio.
Formia di nuovo, e via Vitruvio, la Torre di Mola e ‘Il Gatto e la Volpe’, e il cono nocciola e cioccolata alla ‘Triestina’, stavolta di partenza verso l’Abruzzo ed il Block Haus, e non di traguardo come nel Giro del 1974, acquista il gusto sempre troppo breve, come la Bella Stagione, di un gelato al limone. Ma è il sapore perpetuamente giovanile, oggi al tempo di Vingegaard e Pogacar, Evenepoel e Van Aert, di una favola incredibile che Formia seppe regalare, a buona e fedele memoria. Ed è il sogno fuggitivo di un ciclista minore, minore nel plotone e pure del cognome, Wilfried Reybrouck, il fratello secondo della dinastia fiamminga Reybrouck - ben più celebre il maggiore Guido - che a Formia appunto il 16 maggio del ‘74, frazione inaugurale di quella edizione, si impose allo sprint. Il ragazzo esordiente Wilfried, la casacca modesta della Filcas, il dorsale ‘54’, bruciava o folgorava, forse un contropiede prima della Villa, le eccellenze deputate dello sprint: De Vlaeminck, Basso, Paolini…
Wilfried Reybrouck, a Formia stabiliva un record singolare, in quellla Roma - Formia che alla partenza sarebbe stata benedetta addirittura in Vaticano dal Papa… All’esordio al Giro, vittoria e maglia rosa, in un sola volata, in un solo colpo al cuore. Il giovane Reybrouck, non un campione invero, sarebbe durato in rosa solo due giorni. Ritirato al terzo giorno, a Sorrento, dove sorvolava Fuente, Reybrouck resta il sovrano gentile di una vie en rose inaudita. Come quel Giro a Formia, finito nel 1974, e che un domani, nel 2026, da qui riparte per una fantasia di avventura, sempre senza confronto, una fiaba e vai, mai in lingua straniera. Dove gli ultimi diventano primi, e viceversa, no regret.
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